
Dopo averci parlato di una coppia che si disgrega in “E’ quello che ti meriti“, Einaudi 2020, Barbara Frandino torna ora in libreria con il giallo familiare “Tremi chi è innocente” per proporre un tema che le è chiaramente congeniale – e cioè la relazioni familiari che si dissolvono.
Nelle pagine di “Tremi chi è innocente” il disfacimento della famiglia è raccontato da un adolescente sedicenne, Nicola Astori – per tutti Nico – mentre nel precedente romanzo a raccontare il matrimonio ferito erano i protagonisti, Antonio e Claudia: un tempo si amavano, poi hanno iniziato ad odiarsi e nel romanzo si interrogavano vicendevolmente su cosa fare: restare insieme, tra dispetti e rancore, o lasciarsi?
Con il consueto stile diretto e scarno a cui l’autrice ci ha abituati, in “Tremi chi è innocente” ad analizzare la drammatica situazione familiare è colui che si trova al centro della famiglia, e che in quella posizione scomoda è bersaglio non voluto degli sguardi rancorosi e delle fracciatine mordaci che papà e mamma si rivolgono.
Nico è sempre esilarante e caustico quando parla dei propri genitori: da un lato c’è il suo “povero disarmato e suscettibile padre”, altrove definito “un padre suonato” e poi “razionale ed incolore”; dall’altro lato la madre soprannominata “Miss Mistancoperniente” che di se stessa dice: “Passo il tempo a comprare, pulire, cucinare e poi di nuovo a pulire, sono sempre stanca”.
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In una lucida analisi dei propri sentimenti per loro, Nico confessa “li amavo e detestavo con la stessa intensità, da quando avevo visto con i miei occhi di che cosa fossero capaci”; e poche pagine oltre, Nico esprime un irrealizzabile e triste sogno: “se avessi avuto un libretto di istruzioni avrei saputo come spegnerci, riaccenderci e riconfigurarci”.
Nico (“Mister Nonridomai”) conosce benissimo l’indole dei suoi genitori, sa cosa ciascuno di loro desidera per sé e che i loro obiettivi ora sono differenti: ha anche precisamente individuato la causa dello sgretolamento familiare (un amante) ed odia a tal punto quella persona da volerla vedere morta.
Ed ecco che, dopo essere stato a mollo due giorni nel fiume, viene rinvenuto il cadavere del Prof. Costa – l’oggetto dell’odio e delle maledizioni di Nico, che pensa di avere “superpoteri letali”.
“Cos’ho fatto io per meritarmi la sfortuna di far accadere quello che desidero”.
La vena ironica dell’autrice ha immediatamente la meglio: può un ragazzino secchione, ipocondriaco (Nico così elenca i propri problemi: “stati allucinatori, accompagnati da emicranie e psicosi, panico, fragilità emotive, insonnia, rifiuto della vita sociale”), con un QI molto superiore alla media, innamorato e forse non corrisposto, avere ucciso con la sola forza del pensiero il proprio Professore?
Nico è convinto di avere freddato il Prof. Costa nell’intento di annullare l’elemento di distrazione fra i propri genitori e così ricomporre la famiglia che si sta sgretolando.
“Tremi chi è innocente” è un giallo familiare che con l’arma del sarcasmo punta il dito sulle famiglie cosiddette “normali” – che dal di fuori appaiono se non luminose, per lo meno pacifiche ed ordinate.
In realtà tale normalità non esiste, e al di sotto di una superficie di serenità si celano conflitti irrisolti e dolori profondi.
La ricerca della verità, alla quale Nico si dedica con il supporto dell’oggetto dei suoi desideri – la coetanea Emma –, è un’analisi condotta con lo sguardo disincantato di un adolescente sul mondo degli adulti: i genitori di Nico hanno rinunciato a realizzare i propri desideri professionali e la loro relazione è ora costituita quasi esclusivamente dagli attacchi pungenti che si rivolgono l’un l’altra e da frasi rabbiose pronunciate con nervosismo.
I dialoghi tra i genitori, così come le riflessioni sagaci di Nico, inducono il lettore a riflettere su colpe e segreti familiari; con uno stile piacevole e diretto e situazioni a volte surreali – sempre divertenti, anche se venate da profonda tristezza – mentre Nico conduce la propria indagine sul delitto, Barbara Frandino costruisce un giallo familiare di cui uno degli elementi chiave è il ritmo: i frequenti dialoghi testimoniano uno stile narrativo sicuro e determinato.
Altro punto di forza di questo giallo sono le battute del protagonista – spesso autoironiche (“forse dovrei considerare di predispormi al weekend con un atteggiamento diverso, tipo scavarmi una buca e ficcarmici dentro”) – che rendono le pagine vivide e molto reali, ed i personaggi creati dalla penna di Frandino tangibili e concreti.
“Tremi chi è innocente” si conclude con un finale inaspettato che lascia il lettore a bocca aperta, intento a riflettere sul senso della famiglia negli anni 2020, sulle falle che la contraddistinguono e sulla possibilità di riparare quelle lesioni.
“La vita è maledettamente crudele con chi resta”.
Ricordo che oltre al già citato romanzo “E’ quello che ti meriti”, Barbara Frandino lavora come giornalista ed autrice per TV e radio.
Recensione di Federica Cervini.
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