Roma criminale - Giuseppe Scarpa

Sandro Marinelli è un uomo di quarant’anni che non dimostra la sua età, sembra più giovane. Ha un fisico slanciato fatto di nervi e muscoli sempre tirati al massimo, il suo viso è squadrato e ha lo sguardo intelligente. L’atteggiamento è guardingo, sospettoso, sempre all’erta. Ogni domenica va allo stadio, Sandro, perché la magica Roma è al pari di un credo religioso e andare all’Olimpico la domenica vale come andare alla Santa Messa.

Lo stadio è la perfetta sintesi di Roma, una lotta perenne tra praticità e grandioso splendore in cui prevalere, infine, è sempre una disordinata bellezza.”

Ma Sandro Marinelli non è un semplice tifoso. È il più esclusivo dei re ed è proprio a cavalcioni sulle cancellate della Curva che gestisce Avanguardia, l’insieme di ultras più temuto d’Europa, una tifoseria dalla chiara matrice fascista, “un gruppo di cani randagi che dopo aver trovato un capo si è trasformato in un branco di belve assassine”. Non è soltanto il re dell’Olimpico, ma è il leader che tutti temono, la guida, la persona che detta le regole e che tutti ascoltano in religioso silenzio. Lui è il Boia.

Giuseppe Scarpa, famoso giornalista di cronaca giudiziaria della “Repubblica”, nel suo romanzo “Roma criminale” ci narra la storia di come un uomo che proviene da una famiglia né ricca né povera, trovi la sua strada, non diventando avvocato come volevano i suoi genitori, ma ottiene il successo attraverso la criminalità. E nel momento in cui difendere la Curva non gli basta più, inizia a pensare in grande e riesce ad avvicinarsi a quello che sarà poi il suo maestro, Tano Licata.

Tano, un omino dall’aspetto innocuo e mite e che, invece, non è altro che il re del crimine capitolino, il boss di Cosa Nostra e che, “rinchiuso a buiosa” a Regina Coeli, gestisce i suoi traffici e comunica attraverso dei microscopici pizzini scritti sulla carta igienica. Niente e nessuno gli impedisce di tirare i fili della trama di questo racconto, come un perfetto burattinaio.

È come un ragno velenoso che fa capolino dalla tana, un buco profondo da cui spuntano gli occhi vispi e lucenti, le fauci affilate pronte ad azzannare, i peli neri irti su tutto il corpo e le otto zampe che impercettibilmente si muovono pronte a generare lo scatto assassino. Morso, veleno e morte.”

Assisteremo quindi alla scalata sociale del Boia che, insieme ai suoi lupi fedeli dai nomi improbabili – Topolino, Spezzapollici, il Conte Nero, per citarne alcuni – fa il suo ingresso in Cosa Nostra che lo accoglie dicendo: “Benvenuto nel più grande franchising criminale, signor Marinelli, dove la forma è anche sostanza”. Ma non si fermerà, il Boia. Fagociterà senza scrupolo chiunque si interponga sul suo cammino, anche chi l’ha accolto a braccia aperte.

L’intero romanzo è scritto con uno stile narrativo molto scorrevole e ricco di dettagli, tant’è che non si fa la minima fatica ad immaginare le caratteristiche di questo o quel luogo o personaggio. L’autore riesce come si deve nell’intento di far immergere il lettore in un contesto individuabile sin dalle prime righe, in quanto la criminalità di questo genere non è di certo sconosciuta.

Roma criminale” è sì una storia di fantasia, ma è imbastita su delle basi che sono assolutamente autentiche, offrendo uno spaccato senza dubbio realistico sulla malavita della Capitale. Le parti del dialogo diretto scritte in romanesco conferiscono al romanzo quella nota di colore in più che si addice perfettamente alle vicissitudini narrate e anche l’ironia è ben dosata.

Aveva iniziato a mangiare e ad avere ancora più fame, a incutere timore e a compiacersene. Qualche estorsioncina, qualche focherello, qualche puntura con il coltello, qualche sfregiatina e infine un paio di ammazzatine.”

Il ritmo di esposizione degli avvenimenti e delle modalità con cui i personaggi si sono interfacciati nel tempo è molto tenace e coinvolge chi legge anche durante i salti temporali, necessari e utili per avere il quadro completo dello scenario e, soprattutto, per apprendere la storia dei protagonisti.

Conoscerete, tra gli altri, Filippo Aliprandi Alemagna von Reichenbach, benestante di famiglia, ribattezzato il Conte Nero dai militi della Curva, rispettato dai fascisti di Avanguardia “perché l’uomo sarà pure nato nella bambagia, ma negli scontri non si tira mai indietro, agli appuntamenti arriva puntuale, la sua parola l’ha sempre onorata.” Oltre al Conte farete la conoscenza di un altro componente della banda, Luca De Santis, chiamato Topolino a causa delle sue orecchie grandi. Suo padre era morto quando lui aveva tre anni per una guerra di droga, la madre si prostituiva e spacciava per mantenere la famiglia. Anche lui “da prima ancora che imparasse a calciare un pallone, sapeva confezionare le dosi di hashish.”

La regina del palcoscenico di questo romanzo è ovviamente Roma, città che Scarpa non risparmia di descrizioni. Il lettore verrà del tutto trasportato tra le vie di questa amata e odiata città, ricca di di etnie e cultura, di contrasti sociali, una esplosione di vita e malavita, sporca e pulita nei punti giusti, un connubio di colori, profumi, odori, sapori e dissapori.

Quale altra città al mondo sa frullare insieme la storia dell’umanità? Roma è mistica come Gerusalemme, bella come Parigi, potente come New York. Forse solo Babilonia avrebbe potuto rivaleggiare, ma è stata distrutta per sortilegio divino e non ne è rimasto nulla.”

Si consiglia “Roma criminale” agli appassionati di storie autentiche scritte per non dimenticare che l’Italia è un Paese meraviglioso, ma è anche un luogo pieno di serpenti che strisciano silenziosi e indisturbati e di ragni che tessono le loro tele senza fermarsi mai.

Recensione di Erika Giliberto.

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Roma criminale. Il romanzo
  • Scarpa, Giuseppe(Autore)

Articolo protocollato da Erika Giliberto

Erika Giliberto (Bergamo, classe ‘74) è cresciuta sfogliando le pagine dei libri che le regalava quel sant’uomo di suo padre. Il primo libro letto a 10 anni, con la torcia accesa sotto le coperte, fu IT e, da quel momento, la bambina si consacrò a Stephen King. Ha sempre coltivato anche la passione per la scrittura e quindi, per prendere dimestichezza, ha partecipato a quattro livelli del laboratorio pratico di scrittura creativa online con Gianluca Morozzi, organizzato da Canto 31 - Associazione Culturale, di Bologna. Il corso le ha permesso di veder pubblicato il suo racconto “Sassi” nell’antologia “Il giorno dopo” (Clown Bianco Edizioni). Al momento libera da impegni lavorativi, aspira a lavorare nell’ambito editoriale. Il sogno più grande è scrivere un romanzo tutto suo, prima o poi.

Erika Giliberto ha scritto 6 articoli: