L’orologiaio di Brest – Maurizio de Giovanni
Maurizio de Giovanni torna in libreria con un noir intenso, emozionante e coinvolgente: “L’orologiaio di Brest”.
Nel romanzo conosciamo il professor Andrea Malchiodi che, per una serie di circostanze avverse, ha visto la sua vita regolare e tranquilla tracimare e sbandare. Accanto a lui una giornalista, Vera Coen, che invece la sua vita l’ha vissuta solo per scoprire la verità sulla morte del padre. Diversi, eppure legati in modi che nemmeno loro possono immaginare. Quando Andrea e Vera s’incontrano, all’inizio è scontro, poi il loro coinvolgimento li porta ad unirsi sulle tracce di un uomo, un padre, un terrorista. Le verità che scopriranno saranno parziali, mentre per il lettore inizierà un viaggio appassionante tra passato e presente.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 31 marzo 1968), ripropone in questo nuovo scritto una formula già usata nell’opera precedente: “L’antico amore”. Anche “Nell’orologiaio di Brest” troviamo personaggi che non vengono presentati direttamente, dei quali non si sa bene quale sia il ruolo all’interno della trama. Anche il tempo delle varie fotografie letterarie che si dispiegano nei capitoli non è certo, ma tutto diviene comprensibile man mano che si avanza in una lettura che è fonte di curiosità nella struttura e ancora di più nella storia. Nomi, ruoli, tempi si comprendono via via, come un panorama sfocato che si fa sempre più nitido all’aggiustarsi delle lenti, portando dapprima a porsi domande, poi a entrare in empatia con queste misteriose figure, infine a tremare per la loro sorte ormai coinvolti e soggiogati alla malia del libro.
De Giovanni è scrittore intimista, racconta con maestria il sentire dei suoi protagonisti, cosa pensano, cosa li muove. Al contempo riesce a dare dinamismo e azione di modo che i suoi scritti siano una miscela accattivante, in grado di parlare il linguaggio più affine a molteplici lettori. Ogni tanto si riscontrano frasi espresse con un ricercato lirismo, più vicine alla poesia che alla prosa. Parole sulle quali è bello fermarsi prima di proseguire alla ricerca di risposte o nuovi incanti.
“L’orologiaio di Brest”, nella sua contemporaneità, permette di fare un tuffo nel passato di quarant’anni, ai tempi dei brigatisti, di quel terrore che dilagava e si portava via poliziotti, magistrati, politici. L’opera parla di poteri forti, di scelte per un “bene superiore” indefinito, dove i piccoli, i poco importanti, le donne che sono ostacolo, spariscono e periscono. L’autore immerge nel lato umano, emozionale, del quotidiano, raccontando di legami che tutti conoscono: amore, giustizia, vendetta, verità, famiglia, ma soprattutto di padri e di figli.
Questo noir è incalzante, tanto che quando si arriva alla fine ci si stupisce di come questa sia arrivata presto, così presto che non ci sono dubbi sul fatto che ci sarà un seguito, perché lo si vuole, perché già manca e si vuole sapere, vedere.
De Giovanni con l’abilità dello sceneggiatore, del drammaturgo, che lo contraddistingue, incatena i lettori al suo orologiaio, un libro che si fa in fretta ad amare e a vivere.
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