L’enigma Kaminski – Paolo Roversi

L’enigma Kaminski – Paolo Roversi

Elisa Contessotto
Protocollato il 24 Luglio 2025 da Elisa Contessotto con
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Con “L’enigma Kaminski“, Paolo Roversi firma il terzo capitolo della serie I casi alla vecchia maniera del commissario Botero, inaugurata con “Alla vecchia maniera” (2023) e proseguita con “Una morte onorevole” (2024). Il nuovo capitolo, uscito a maggio 2025 per Mondadori, segna l’atteso faccia‑a‑faccia tra Botero e il suo arcinemico Kaminski, riallacciando tutti i fili lasciati in sospeso e alzando decisamente la posta in gioco.

Roversi costruisce un doppio binario narrativo in cui l’indagine sull’omicidio Ferri procede in parallelo al duello psicologico fra commissario e terrorista. Il risultato è un thriller che alterna le classiche deduzioni con prove a tempo, rebus cifrati e corse contro l’orologio.

Il ritmo resta teso per tutta la seconda metà, quando la vicenda si spinge oltre i confini cittadini – Bologna, Marina di Pietrasanta, Macugnaga – e mette in campo la collaudata Squadra Alfa nella loro “Cortina di Ferro”, una ex‑caserma che fa da quartier generale analogico.

Fra i protagonisti spicca naturalmente Luca Botero, che in questo nuovo romanzo appare meno granitico di quanto lo ricordassimo: la sua prodigiosa memoria e la ferrea avversione per la tecnologia restano intatte, ma Roversi gli regala squarci di umanità che lo avvicinano al lettore senza snaturarne il fascino “alla vecchia maniera”.

A fargli da perfetto contraltare c’è Jacek Kaminski, un antagonista dal magnetismo oscuro, capace di colpire tanto sul piano fisico quanto su quello mentale con enigmi costruiti per minare l’ego del commissario. Intorno a loro si muove una serie variopinta di personaggi tra cui spiccano la tenace Camilla Farina, l’affidabile Domenico e il cane Duca che, romanzo dopo romanzo, acquistano spessore e regalano la necessaria nota emotiva all’ossessione investigativa di Botero.

Fra le pieghe della trama si intravedono dei temi che si intrecciano. Il primo è lo scontro fra tecnofobia e iper‑connettività: nella Milano post‑Expo, vetrina di un futurismo urbano sfavillante, Botero continua a muoversi con il solo aiuto di taccuino, memoria prodigiosa e logica ferrea, quasi a voler dimostrare che il ragionamento “analogico” ha ancora molto da dire in un mondo dominato dagli algoritmi.

A questo si intreccia il tema dell’odio che chiede soltanto conferme ai propri pregiudizi: la frase «Chi odia non cerca la verità, ma solo una conferma alle proprie emozioni» diventa la cartina di tornasole non solo per l’assassino di turno, ma anche per le paure più intime del commissario, costretto a interrogarsi sui limiti della propria visione del mondo. Infine, Roversi indaga memoria e identità: Kaminski, colpendo prima la mente che il corpo, obbliga Botero a fronteggiare amnesie e traumi irrisolti, trasformando la caccia all’uomo in un percorso di (ri)formazione che, sotto la superficie adrenalinica del thriller, racconta la faticosa riconquista di sé.

Roversi mescola linguaggio asciutto – dialoghi serrati, descrizioni rapide – con dettagli di costume che rimandano agli anni Settanta (scarpe Church’s, vinili in sottofondo). L’ironia non manca: le frecciate di Botero contro smartphone & co. strappano più di un sorriso senza rallentare la tensione.

Va detto, però, che chi si avvicina a “L’enigma Kaminski” senza aver letto i primi due capitoli potrebbe avvertire un leggero senso di spaesamento: le corde più sottili che legano Botero al suo eterno rivale restano talvolta nascoste fra le pieghe di ricordi condivisi. Inoltre, i due filoni narrativi secondari si chiudono con un passo un po’ più svelto rispetto alla cura certosina riservata agli enigmi principali, almeno per il mio gusto. Nulla che incrini il piacere della lettura, ma un soffio in più di respiro avrebbe permesso anche a queste storie laterali di brillare con la stessa dolce intensità del resto del romanzo.

L’enigma Kaminski” è un thriller solido, teso e sorprendentemente emotivo che conferma l’abilità di Paolo Roversi nel fondere investigazione classica e sensibilità contemporanea. Il romanzo chiude (o rilancia?) il ciclo aperto con “Alla vecchia maniera“, regalando ai fan un Botero più vulnerabile ma ancora capace di “vedere ciò che gli altri non vedono”. Per chi ama i gialli deduttivi dal sapore retrò, con l’ambientazione di una Milano mai così noir, la lettura è obbligatoria.

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