Articolo sponsorizzato; qui la nostra policy.

Cari avventori del Thriller Café, oggi vi segnaliamo “Le indagini di una sensitiva“, romanzo di Francesco Pilieci edito da Apollo Edizioni, piccola casa editrice gestita da Antonietta Meringola, in passato nostra collaboratrice e profonda conoscitrice del giallo e noir.

Il libro racconta la storia di Valentina Capirossi: una tenente dei carabinieri dotata di capacità sensitive quasi sconcertanti, emerse dopo un attentato a cui è scampata per miracolo nonostante la pallottola ricevuta alla testa. Questo nuovo talento rende Capirossi in grado di arrivare velocemente alla soluzione di omicidi complessi, alle volte superando il limite della realtà a cui siamo abituati. Esemplificativo in questo senso è il rapimento della nipote in Messico, risolto con l’aiuto di Juan Diego, lo stesso indio a cui apparve la Madonna di Guadalupe nel 1531.

Siamo quindi nel giallo investigativo contaminato da elementi sovrannaturali, ma sarebbe riduttivo applicare un’etichetta al romanzo di Pilieci, che poggia anche su una componente emozionale importante. Oltre alle investigazioni, infatti, protagonisti sono i sentimenti: l’amicizia verso la capitana Gaia Pacifici, ma soprattutto l’amore. Prima per Daniele Tarantini, marito di Valentina che muore in un nuovo attentato mentre era in sua compagnia. Poi per il generale Lo Giudice, conosciuto ai tempi in cui era il Comandante dell’Accademia militare frequentata da Capirossi, e poi rincontrato lavorando all’omicidio del Gran maestro della loggia massonica Fidelitas.

Da menzionare infine come il libro offra riflessioni inattese su tematiche sociali legate al ruolo della donna e alla festa dell’8 Marzo. Se l’educazione scolastica fosse rinnovata per dare più spazio all’amore cortese dei trovatori provenzali, o alla poetica del Dolce stil novo, cambierebbe qualcosa in questa società?

Ai lettori lasciamo il compito di ragionarci; intanto se volete un assaggio del romanzo, vi lasciamo un estratto.

Estratto

Le cose cominciarono a complicarsi veramente, perché i successivi esami autoptici e tecnico scientifici rilevarono che le impronte digitali della vittima coincidevano con quelli rinvenuti sul pacchetto di Marlboro. Inoltre, venne assodato che le pallottole ritrovate nel corpo semi carbonizzato, esattamente tre, partirono inequivocabilmente dalla stessa arma che uccise le due prostitute. La complicazione maggiore, però, si ebbe qualche giorno dopo, allorquando Vittorio contattò la stazione carabinieri di un comune pugliese, la stessa dove era stata presentata la querela di quell’uomo contro la moglie, accusata di avere commissionato la sua morte con il ricorso a un rito vudù. Gli sviluppi di quel caso erano stati clamorosi: il querelante era stato davvero ucciso con un machete, esattamente come la fattucchiera alla quale si era rivolto per chiedere un contro rito di protezione. Pare, infatti, che l’autore del rito vudù, si fosse accorto che c’era in atto un tentativo di neutralizzare la sua magia e, nel contempo, di trovare le prove da esibire ai carabinieri per smascherare stregone e mandante. Ciò spiegava la presenza dell’alone, necessario per impedire alla fattucchiera di riconoscere, durante le sue visioni, i volti delle persone coinvolte.

Pertanto, venuto a conoscenza di quei fatti, sebbene scettico sulla loro veridicità, temendo che Valentina potesse essere in pericolo, Vittorio si precipitò a casa sua per informarla di quanto scoperto e per invitarla a tenere gli occhi sempre aperti, soprattutto perché non deteneva un’arma da usare in caso di necessità. Meno male che ebbe quella premura, perché quando arrivò trovò un uomo con il viso coperto mentre, con un piede di porco in mano, si accingeva a forzare il portoncino d’ingresso. Il tenente cercò di bloccarlo, ma quell’uomo, dopo una breve colluttazione, riuscì a svincolarsi e si mise a fuggire con una velocità impressionante, che rese inutile il tentativo di inseguimento.

Ma no, sarà stato un ladro! Non posso credere che il fatto sia legato alla magia nera, anche se ciò darebbe un senso agli aloni che m’impediscono di vedere i visi. Davvero pensi che mi volessero fare del male?”, gli disse Valentina appena Vittorio le raccontò i due ultimi avvenimenti.

E il tenente: “Anch’io sono incredulo, ma non ci possiamo permettere di sottovalutare quanto poc’anzi avvenuto. Se ti dovesse succedere qualcosa di brutto non me lo perdonerei mai. Fino a quando non risolveremo il caso e assicureremo il killer e i suoi complici alla giustizia, ti devo mettere sotto protezione. Non posso fare altrimenti, te ne rendi conto? Ti farò assegnare una scorta con effetto immediato, anzi, meglio ancora, sarebbe opportuno che tu lasciassi questa casa. Perché non ti trasferisci al Comando? Abbiamo destinato un’ala del restaurato convento ad alloggi, molto confortevoli, e sono sicuro che lì ti troveresti a tuo agio. Se ho visto bene, mi sembra che ti sia piaciuto l’immobile e tanto. Potresti passare buona parte del tempo nel chiostro, magari a leggere, oltre che ad ammirare più dettagliatamente le tante bellezze ivi presenti, non solamente artistiche e architettoniche! Che ne dici? Si può fare, non è vero?

La tua proposta di vivere per un po’ di tempo, spero il meno possibile, in quello che fu un convento, mi alletta in un certo senso. In questo particolare momento della mia vita, lo sai che non mi farebbe tanto male seguire la regola benedettina del ora et labora? Dedicherò del tempo senz’altro alla preghiera, ma non potrò lavorare alla maniera degli Umiliati, perché non si producono panni di lana, né dedicarmi ai lavori agricoli come i Cistercensi, considerato che non c’è nulla da coltivare, nemmeno nel bellissimo giardino del chiostro. Leggerò molto e verrò spesso nel tuo ufficio a importunarti, costringendoti a fare tante pause caffè. Sì, andrò a vivere al Comando!

Caricati sulla macchina la valigia e un borsone pieno di libri, i due si diressero al Comando. Strada facendo, Vittorio ricevette una telefonata, ancora una brutta telefonata: il ritrovamento di un’altra prostituta di colore, sgozzata e mutilata nella parte più intima del corpo.

Che significa mutilata nella parte più intima del corpo? Le hanno asportato il pube?”, chiese Vittorio, ricevendo un assenso con la testa da Valentina.

Allora, invertì il senso di marcia e si diresse verso il luogo indicato, dall’altra parte della città rispetto al delitto precedente. Questa volta, però, non c’erano reperti nella zona, ancora una scarpata, e nemmeno tracce di pneumatici, niente di niente. Vittorio l’autorizzò a toccare il corpo della vittima, ma, diversamente dal solito, Valentina non ebbe alcuna visione. Per la verità, avvertì il solito forte brivido premonitore a cui ogni volta seguiva la visione, ma ora nulla, zero assoluto. Al forte brivido, invece di accompagnarsi l’usuale apertura di uno squarcio di luce che la catapultava in un’altra dimensione, seguì soltanto l’immagine sbiadita di una porta chiusa e il rumore di una chiave che, inserita nella toppa, chiudeva la serratura con tutte le mandate.

Mi dispiace, nessuna visione questa volta. Mi sa che ho perso le facoltà sensitive e non so se ciò sia un bene o un male. Eppure, ho la sensazione di essere stata bloccata. Se così fosse, potrebbero trovare conferma i tuoi sospetti. Opera di uno sciamano o di una qualche figura del genere?”, gli disse Valentina, dispiaciuta di non poter essere più utile eventualmente nel prosieguo delle indagini, che così continuò, dopo avergli riferito il particolare della porta chiusa a più mandate:

Che ne pensi? Credi pure tu che sia ancora l’opera della stessa mente criminale? A mio modesto avviso, cambia solamente il boia, che ha ucciso con il coltello, anziché con la pistola, ma che il mandante sia sempre lo stesso, uno o più feticisti. Se il mio ragionamento dovesse essere giusto, ne conseguirebbe, quindi, che l’omone semi carbonizzato potrebbe essere il killer delle altre due prostitute. Oppure no? Vedremo nei prossimi giorni, sperando che non ci siano altri morti nel frattempo, anche se ho molti dubbi a riguardo. Ma, lasciamo perdere per ora! Suppongo che tu debba rimanere ancora qua. Che facciamo? Chiamo un taxi e mi faccio portare al Comando?

No, no! Ne avrò per una decina di minuti al massimo. Preferisco accompagnarti io.

Giunti al Comando, Vittorio le fece assegnare l’alloggio più confortevole e la portò nell’ufficio del colonnello Viviani per presentargliela e per informarlo sulle motivazioni della decisione di farla alloggiare nell’ex convento. Appena entrarono, Valentina istintivamente si mise sugli attenti, fece il saluto militare e, mentre si stava accingendo a dire “Comandi”, il colonnello l’anticipò: “Comoda, comoda, vedo che non si è ancora disabituata alle regole della gerarchia e dei gradi. Ciò vuol dire che è stata un’ottima ufficiale, ma lei è una borghese ora, purtroppo. Finalmente ho il piacere di conoscerla! Il tenente Cortese mi ha parlato molto bene di lei e del meritorio aiuto che ci sta dando.

Francesco Pilieci

Francesco è nato a Filadelfia (VV) e ivi residente. Laureato in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma, lavora in un Ente pubblico con mansioni dirigenziali.

Ha pubblicato, con Apollo Edizioni, Oltre il suono delle rime sparse (2018), Lettere dalla rete (2019), Il dipinto di Aristide (2019), Il diario della sacerdotessa di Ashtart (2020), Castelmonardo 1783, Macerie e Prodigi (2020), Il profumo dei glicini (2021), Gli araldi di Salomone (2021) e La vallata delle tre fontane (2023).

Link all’acquisto

Il libro è disponibile sulle maggiori piattaforme online e sul sito di Apollo Edizioni.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Articolo protocollato da Redazione

All'account redazione sono assegnati gli articoli scritti da collaboratori occasionali del sito: poche apparizioni, ma stessa qualità degli altri.

Redazione ha scritto 668 articoli: