Le regole dell’editoria a volte sono bislacche e può capitare che la pubblicazione dei romanzi di uno scrittore non segua affatto l’ordine cronologico della stesura. Ѐ proprio questo il caso di “La mia più oscura preghiera” (Rizzoli) dello scrittore americano S. A. Cosby, primo dei suoi romanzi, ma preceduto nella pubblicazione da “Deserto d’asfalto”, “Legittima vendetta” e “Il sangue dei peccatori”. Poco male, perché Cosby non è uno scrittore “seriale” ma un narratore puro che, appena trova una storia intrigante ci costruisce intorno un romanzo mirabile. Buona la prima!

Venivano da me e mi ringraziavano per il mio servizio nelle forze armate. […] A volte l’unica cosa che avrei voluto dire era: “Mi occupo dei corpi. I corpi con le gambe staccate, o con le mani a brandelli. I corpi crivellati di pallettoni e chiodi e qualsiasi altra cosa trovino i ragazzini per costruire i loro ordigni improvvisati. Carico i corpi e li riporto alla base, poi esco di nuovo di pattuglia e prego un Dio che dà l’impressione di ascoltarmi solo a metà, lo prego che almeno per oggi nessuno debba occuparsi del mio, di corpo”. Ma non credo che questo avrebbe fatto una buona impressione. Oggi mi occupo dei corpi presso le pompe funebri Walter T. Backmon, a Queen County, Virginia.

Da quando ha dovuto abbandonare la polizia locale perché aveva buttato fuori da una finestra il collega Viktor, reo di aver perduto le prove dell’omicidio stradale ai danni dei suoi genitori, Nathan Waymaker cammina sul filo del rasoio, colmo di rabbia che, se sprigionata, lo porta a vedere tutto grigio intorno e a sferrare una gragnuola di colpi micidiali al malcapitato di turno
Sindrome da stress post traumatico per il servizio prestato nei Marines? Sicuramente, ma anche un senso della giustizia spiccatissimo che non aveva trovato di certo l’appoggio di nessuno dell’ufficio dello sceriffo di Queen County.
La morte dei genitori in circostanze così tragiche, poi, lo aveva destabilizzato del tutto, tanto che il cugino Walt decide di dargli una chance impiegandolo nella sua agenzia di pompe funebri.

Ѐ proprio lì in ufficio che una mattina arrivano due signore che gli chiedono di investigare sulla morte del reverendo Esau Watkins, in virtù dei suoi trascorsi da poliziotto. Nathan all’inizio è molto restio perché non vuole incrociare nuovamente la propria strada con quella degli ex colleghi, ma le signore insistono perché, a detta loro, non è possibile che il buon Esau si sia ucciso.

L’unico motivo che mi impediva di liquidare su due piedi quelle donne era che io sapevo qualcosa che loro ignoravano. Il dipartimento di polizia di Queen County si poteva comprare. Si poteva intimidire. Era spesso incompetente. A volte tutte e tre le cose insieme.

Ma quell’occhiata in giro che aveva promesso di dare, giusto per togliersi dal collo le asfissianti parrocchiane, diventerà un caso spinoso che metterà in luce ciò che era celato agli occhi dei più: episodi di corruzione, ricatti e perversioni sessuali, perpetrati nel più clima più omertoso possibile dai vari rappresentanti delle realtà civili e religiose della Contea.

Credo che se ci fosse un Dio, non sarebbe granché, come essere onnipotente, se non rispondesse a ciascuna di quelle suppliche. Sta tutta qui, alla fine, la grande tragedia di questa cosa che chiamiamo vita, no? O nessuna delle nostre preghiere trova ascolto, oppure trovano ascolto tutte. Persino quelle più oscure.

La più oscura di tutte, alla quale Nathan si riferisce, è quella di Lisa, la figlia del reverendo Watkins che non nasconde d’aver pregato il buon Dio affinché suo padre morisse già anni prima quando, poco più di una bambina, aveva assistito impotente al suicidio di sua madre. E il motivo di quel suicidio sarà il terribile filo conduttore di tutta l’indagine di Nathan.

La verità è che non si può proteggere nessuno fino in fondo. La sicurezza è un’illusione. Non esiste sicurezza. Ci sono solo i tempi morti tra una tragedia e l’altra.

L’amara conclusione a cui giunge il protagonista è frutto dell’occhio attento dell’Autore alla complessa realtà sociale dell’America più profonda, esplicitata con luoghi e rimandi alla sua Virginia, terra di origine di Cosby che è nato, per l’appunto, nella Contea di Mathews il 4 agosto del 1973.

Tra me e Cosby è stato amore a prima vista, da quanto cioè recensiiDeserto d’asfalto” nel 2021.
L’attenzione che riserva alle questioni sociali della sua terra lo pone, a mio avviso, ad un livello ben più alto della narrativa noir contemporanea sia per la forza espressiva della prosa che per lo sguardo acuto da vero drammaturgo.

Cosby è solito far spesso rimandi, nei suoi libri, ai grandi classici del passato – alla cui fonte si è abbeverato fin da ragazzo – ma lo fa spesso in maniera divertente e divertita. Sentite questa: “Restava fedele a quel suo taglio alla Michael Jackson con una tenacia che avrebbe colpito persino Javert dei Miserabili.”

Ma rende omaggio anche a scrittori suoi contemporanei, come per James Patterson in questa battuta: “Bella, zio, sembrano storie da libro di Alex Cross, cazzo!

Pur essendo così abile come narratore (ha vinto già due Premi Macavity, due Premi Anthony e un premio Barry), non mi meraviglio affatto che le mayor americane non abbiano ancora dato vita alla trasposizione di almeno uno dei suoi romanzi: lo stigma del “Nero del Sud” che parla a ruota libera della questione razziale, è ancora vivo e vegeto.

Cominciò con qualche battuta sul mio peso e i miei jeans malridotti. Jeans che peraltro erano molto meno lisi di quelli che indossava lui. Non credo di poter trovare un esempio migliore, per spiegare il declino della psiche americana, dell’immagine di un ragazzino bianco povero che insulta un ragazzino nero povero per il fatto di essere povero.

Mi è molto piaciuta, inoltre, questa definizione che ci regala dell’uso delle droghe pesanti e sulla difficoltà di uscire dal circolo vizioso della dipendenza:

Dicevano tutti la stessa cosa quando si parlava di droghe pesanti. La prima botta non si scorda mai. Ѐ come se si aprisse una porta nella tua mente, dopodiché passi il resto della tua vita a cercare la chiave per chiuderla. Ma la triste verità è che non esiste, quella chiave. L’hai distrutta la prima volta che hai provato. E dopo ti tocca passare la vita a cercare di tenere chiusa quella porta a mani nude.

Considerando che “La mia più oscura preghiera” fu il primo tentativo dell’Autore di travalicare il limite delle poche migliaia di battute dei suoi celeberrimi racconti, direi senz’altro che già nella sua primissima versione, S. A. Cosby si era rivelato essere il fuoriclasse che sarebbe diventato.

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Articolo protocollato da Monica Bartolini

Monica Bartolini (Roma 1964) si afferma nel mondo della scrittura gialla con i romanzi della serie del Maresciallo Nunzio Piscopo (Interno 8 e Le geometrie dell'animo omicida, quest'ultimo finalista al Premio Tedeschi nel 2011). Nel 2010 vince il Gran Giallo Città di Cattolica per il miglior racconto italiano in ambito mystery con il racconto Cumino assassino, compreso nell'antologia 10 Piccole indagini (Delos Digital, 2020). Autrice eclettica, per I Buoni Cugini Editori pubblica nel 2016 Persistenti tracce di antichi dolori, una raffinata raccolta di racconti gialli storici che ha per filo conduttore le vicende legate al ritrovamento di alcuni reperti storici, che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle teche dei musei di tutto il mondo, e nel 2019 la terza investigazione del suo Maresciallo dal titolo Per interposta persona. Collabora con i siti www.thrillercafe.it e www.wlibri.com per le recensioni ed è membro dell'Associazione Piccoli Maestri - Una scuola di lettura per ragazzi e ragazze che si occupa di leggere i classici nelle scuole italiane. Bibliografia completa in www.monicabartolini.it Contatti: [email protected]

Monica Bartolini ha scritto 106 articoli: