La donna della palude – Liza Marklund
“La donna della palude” è un mistero anche nel genere.
Quando ci accostiamo alle pagine scritte da Liza Marklund siamo convinti di avere tra le mani un giallo, è la trama stessa a farcelo pensare. Trent’anni prima la moglie del capo della polizia Wiking è scomparsa nella palude, lasciandosi dietro un giaccone, un cestino di more artiche e la figlia di pochi mesi che è riuscita a sopravvivere al freddo e all’assalto degli insetti. Si sono fatte ricerche, il cadavere di Helena non è mai stato ritrovato, ma si sa, chi finisce nell’abbraccio della palude non ne esce più e non ci sono dubbi sulla sua morte. Poi un giorno Markus, il figlio maggiore di Helena e Wiking riceve una lettera, tra la supplica e l’intimidazione, firmata con lo stesso simbolo che Helena usava nei suoi bigliettini. Wiking inizia a indagare, deciso a scoprire cosa sta succedendo oggi e soprattutto la verità sui fatti di trent’anni prima. È pronto a tutto, perché ormai non ha più nulla da perdere.
Un giallo, come dicevo. E invece no. Quella che leggerete è una spy story vista e vissuta dai protagonisti. Si legge di intrighi, certo, ma il focus è sulle emozioni umane, dando la possibilità di riflettere su quanto sia davvero possibile conoscere le persone che abbiamo accanto, sulle bugie, gli inganni e sulla redenzione e la possibilità di essere perdonati e capiti.
Lo sviluppo dei personaggi principali è perfetto per renderli comprensibili al lettore e toccare in lui corde di empatia e tranfert.
Avvolgente sul piano delle sensazioni e delle emozioni, avvincente per la volontà di capire cosa è successo allora e cosa sta succedendo oggi, il romanzo si legge con piacere anche se non contiene una particolare tensione da brividi. È un libro dinamico, con un buon ritmo e un’azione presente, un’opera che appassiona.
Molto interessante è come l’autrice ha scelto di gestire la trama. Abbiamo una parte iniziale dove siamo al fianco di Wiking, mescolando passato e presente, veniamo messi a conoscenza di quello che sa lui e di come si sta muovendo. La narrazione parla delle indagini attuali, non solo quelle che riguardano le minacce al figlio e la ricerca della verità su Helena, ma anche di come lui e la moglie si sono incontrati, conosciuti e innamorati. Sono pagine a tratti struggenti, malinconiche, per quello che si aveva e si è perduto, per ciò che poteva essere e non è stato. Wiking non ha mai del tutto superato la perdita. Non ha trovato una nuova compagna e continua a recarsi alla palude per parlare col fantasma della moglie e ascoltare le sue risposte nei suoni della natura. È un uomo segnato, tormentato, che ha trovato nel biglietto scritto a Markus una possibilità e una missione.
Poi c’è una seconda parte, dove è un diverso personaggio quello che conosciamo e seguiamo. È intrigante e suggestivo vedere come sono state sviluppate le stesse scene e la stessa storia, che appaiono però nuove perché il punto di vista è cambiato e la verità emerge. C’è una trama più complessa, che riempie i vuoti e ci trasporta da un piccolo paese nell’estremo nord della Svezia a una visione globale, di politica, guerra fredda e poteri occulti. È in questa parte che entriamo nella vita delle spie, di coloro che sono precettati senza scelta e senza scampo, con famigliari tenuti in ostaggio perché si resti fedeli al regime e alla patria.
Pagine intense, dove si esplora ancora la perdita, che è peggio di un lutto, perché l’oggetto dei desideri è a portata, eppure non potrebbe essere più inaccessibile.
“La donna della palude” è un’opera profonda, non scontata, che racconta di vite all’ombra, di guerre fatte non con le armi, ma con le persone e le informazioni.
Liza Marklund (Palmark, 1962) è una scrittrice e giornalista svedese. Il piccolo villaggio dove è nata è vicino al Circolo Polare Artico, sapendo questo non sorprende di come abbia raccontato la vita e soprattutto la luce nella cittadina protagonista delle vicende di questo suo ultimo libro: luoghi difficili, selvaggi, estremi, ma toccanti e suggestivi. L’autrice ha ottenuto un successo internazionale grazie alla serie poliziesca di Annika Bengtzon.Nel 1999 la Marklund insieme all’autore Guillou e l’editore Skarp ha fondato la terza casa editrice più grande di Svezia, la Piratforlaget e dal 2004 è ambasciatrice UNICEF.
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