La crepa del silenzio - Javier Castillo - recensione

Staten Island, 1981. Daniel Miller, un ragazzino vivace e intelligente di sette anni, si sveglia nel suo lettino colpito da un raggio di sole. È felice perché, grazie a quella splendida giornata, potrà finalmente, e per la prima volta, recarsi a scuola in bicicletta. Il nuovo regalo che gli ha fatto il padre Ben è per lui motivo di grande orgoglio e soddisfazione.

Un altro regalo ricevuto dal genitore, e che lui adora perché lo fa sentire un giornalista “in erba”, è un piccolo registratore Sony TCM-600 dove registra il suo diario della giornata.

«Buongiorno, papà e mamma» disse con un tono da cui si capiva che non era la prima volta che lo usava. «Ha smesso di piovere. E sapete cosa significa? Che oggi per la prima volta andrò a scuola in bicicletta.»”

I genitori lo accompagnano riluttanti e si raccomandano che all’uscita attenda, senza muoversi, l’arrivo del padre, ispettore dell’FBI. Giunto in ritardo, Ben si preoccupa immediatamente perché Daniel non c’è, e neanche la bicicletta.

Sono stati interrogati la maestra e i compagni di scuola e setacciate le strade e anche scandagliato il lago. Ma è stata ritrovata solo la bicicletta, e del bambino nessuna traccia. Che fine ha fatto Daniel?
Trent’anni dopo, la famiglia si rivolge, come ultima chance, a Jim Schmoer, giornalista e scrittore, perché il suo romanzo d’inchiesta “Il gioco dell’anima” li ha convinti che il suo fiuto e quello della sua amica e reporter investigativa Miren Triggs saranno in grado di permettere loro di dare degna sepoltura al loro amato piccolo, scomparso nel nulla.

Jim e Miren ritroveranno, all’interno del suo negozio di strumenti musicali, un uomo ucciso al quale hanno sigillato le labbra. Chi era costui e perché non avrebbe più dovuto parlare?
Le indagini porteranno i due anche a sospettare che la recente scomparsa di Carlos Rodríguez, un bambino messicano di otto anni anche lui frequentante la scuola di Clove Valley, possa avere un collegamento con il figlio dei Miller. Sarà così?

Dopo “La ragazza di neve” (che è diventato una splendida produzione Netflix) e “Il gioco dell’anima“, torna la reporter d’assalto Miren Triggs. Miren è un personaggio che lo scrittore approfondisce, scavando nella sua personalità dolente e non è un caso che le parti che la riguardano siano scritte in prima persona, mentre il resto è in terza. È una giornalista che ha subito violenza di gruppo quando era ventenne, un fatto che ne ha congelato l’anima e le emozioni, facendola vivere nel dolore, incapace di amare, ossessionata dagli incubi, spronandola però a diventare una giornalista investigativa ostinata e incrollabile.

Al suo fianco, Jim Schmoer, suo ex professore di giornalismo e ormai più che un amico, e che con lei ha scritto il true crime Il gioco dell’anima.

Anche Ben Miller, ora ex ispettore dell’FBI, è parte integrante delle indagini anche perché coinvolto in prima persona in quanto Daniel, scomparso trent’anni prima, è suo figlio.

Ho apprezzato molto che, in La crepa del silenzio (il significato del titolo si comprende solo a fine lettura), Javier Castillo si sia spinto (con un coraggio che prima non aveva dimostrato) a esprimere una forte critica sociale su argomenti come la stampa, il mondo dell’editoria o la vendita di armi negli Stati Uniti. Si è anche spinto nel criticare il fatto che le indagini sulla ricerca del piccolo Carlos si siano ben presto arenate in quanto figlio di immigrati con attività non legali e quindi non degne dell’attenzione della stampa.
Con una struttura a flashback, la narrazione coniuga abilmente un lessico ricco e brillante con una finezza psicologica che descrive le forti emozioni dei protagonisti. Sembra di essere dentro la storia: si corre, si cerca, si soffre con i personaggi in un crescendo che, dopo l’incipit che prelude al finale, torna indietro nel tempo ed esplode nelle ultime pagine.

Castillo si mostra tanto scettico e disilluso per quanto riguarda le sorti di un’umanità che corre senza meta verso la propria (inconsapevole) autodistruzione, quanto speranzoso e ottimista perché dentro ognuno di noi c’è sempre una scintilla pronta a illuminarci. Saranno proprio questi antieroi fragili a salvarci dal male? Consigliato.

Nato a Mijas, in provincia di Malaga nel 1987, Javier Castillo prima di dedicarsi alla scrittura ha lavorato come consulente finanziario. Ha esordito nella narrativa nel 2014 con “I giorni della follia“, autopubblicato e capace di vendere 40000 copie in pochi giorni. Ha ottenuto un successo internazionale con “La ragazza di neve” (Salani, 2022) seguito, sempre per Salani, da “Il gioco dell’anima” (2023), da “Il cuculo di cristallo” (2024) e ora da “La crepa del silenzio“.

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La crepa del silenzio
  • Castillo, Javier(Autore)

Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 137 articoli:

Libri della serie "Miren Triggs"

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