
Oggi il Thriller Café fa un salto a Kinlough, una cittadina turistica sulla costa occidentale dell’Irlanda. Colin Walsh ha deciso di esordire con “Kala”, ambientando il suo primo romanzo nei luoghi a lui cari, essendo originario di Galway.
È l’estate del 2003 e sei quindicenni contemplano le verdi colline dove trascorrono parte delle loro giornate, sono ragazzi colmi di energia, accarezzano con i loro sguardi lucidi il flusso del tortuoso fiume Purr, è uno dei momenti più felici della loro giovane esistenza e ne sono consapevoli. Una prima immagine, questa, che rievoca molto i lavori del Maestro, Stephen King.
“Ce ne stiamo appollaiati sulle bici in cima alla collina. Sopra di noi si sta sciogliendo il cielo. Di sotto, la città scintilla. Abbiamo quindici anni ed è l’estate più bella della nostra vita.”
La caratteristica principale di “Kala” è senz’altro la maniera in cui l’autore ci presenta i suoi protagonisti. Le ragazze, Kala, Helen, Aoife e i ragazzi, Joe, Aiden, Mush, sono uniti da un’amicizia che tutti noi abbiamo vissuto da adolescenti. Si tratta di quei legami così sinceri e forti che non si dimenticano mai, sono quei rapporti che ci hanno formato il carattere ed aiutato a crescere. È un sodalizio che permane nel tempo, nonostante il mondo ci metta davanti alle avversità della vita. Anche se le strade si separano per qualsiasi motivo, basta uno sguardo ed ecco che di colpo torna quella disposizione d’animo preziosa che si è sempre custodita nel cuore, nonostante tutto.
Leggere “Kala” è come sfogliare un album di vecchie fotografie che riescono a far riemergere ricordi sopiti dallo scorrere del tempo. Attraverso una esplorazione della psicologia dei protagonisti, Walsh ci trasporta in un passato spensierato e, allo stesso tempo, carico di emotività, ma anche colmo di frasi non dette, ferite, spregiudicatezza, segreti, invidie.
Ogni protagonista di questo romanzo contiene un universo a sé, ognuno ha la sua storia, il suo look, il suo modo di parlare, i suoi atteggiamenti, le sue peculiarità e l’autore ha la capacità di definire il profilo di ciascuno in maniera esemplare, attraverso un modo di scrivere piuttosto poetico e, quindi, estremamente piacevole. Sembra di averli davanti, questi ragazzi, tanto da volersi immedesimare in loro.
È quindi in questo clima di profonda amicizia che il 3 novembre 2003 Kala Lanann scompare di punto in bianco, senza lasciare alcuna traccia, e questo sarà l’episodio che segnerà per sempre le vite degli altri ragazzi, perché ognuno di loro aveva il suo particolare legame con lei. Come ad esempio Helen che, trasferitasi a Kinlough da poco, la osservava per strada e la ammirava per la sua estetica e i suoi modi di fare, bramando la sua amicizia e riuscendo ad ottenerla poco a poco.
“Sapevo che era successo qualcosa di vero, mentre ce ne stavamo lì sedute lungo il canale. Qualcosa si era smosso dentro di lei, dentro di me, come se una specie di nodo si fosse sciolto aprendomi uno spazio nel petto, e anche se ci precipitavo dentro, quello spazio si riempiva di una luce sempre più luminosa e capivo che la luce che avevo dentro non era mia, ma di Kala, della mia amica, e che finalmente eravamo davvero amiche, e che lei mi stava dando la sua luce, perché diventasse anche mia.”
Ma perché le attenzioni sono tutte rivolte verso Kala? Perché è la ragazza nel gruppo che si contraddistingue grazie alla sua avvenenza, ai suoi atteggiamenti che incantano e che spesso vengono fraintesi, un mix di fascino e follia che non va a genio proprio a tutti…
Il romanzo è scritto miscelando gli avvenimenti accaduti nel 2003 con ciò che accade nel 2018, quando, quindici anni dopo, Joe, Helen e Mush devono fare i conti col passato. Il pensiero della tragedia che li ha colpiti da giovani torna in modo prepotente nel momento in cui vengono ritrovati dei resti umani nel bosco di Caille, dove la ragazza viveva con sua nonna. Com’è possibile che non siano stati reperiti prima? I tre amici, ormai adulti, dovranno affrontare una storia che, seppellita dal tempo, torna brutalmente a galla e pretende verità.
“Kala” è un romanzo che non risparmia le emozioni, la trama giunge con calma al dunque, lasciando ampio spazio alla narrazione dei rapporti di amicizia e familiari. La parte thriller e i colpi di scena non mancano, soprattutto nell’ultimo centinaio di pagine, ma non è messa in primo piano. Colin Walsh preferisce uno stile narrativo colorito con descrizioni dettagliate di ambientazioni e protagonisti. Il linguaggio utilizzato è molto espressivo, ricco di particolarità e, durante la lettura, si viene positivamente colpiti dal suo stile poetico e a volte sfacciato.
“La vita, tipo, è indifferente. E contiene abbastanza gioia e merda per rispecchiare tutto quello che ti passa in testa, giorno dopo giorno.”
L’intreccio degli avvenimenti è ben organizzato e si sbroglia poco a poco, ma non per questo il romanzo risulta noioso. È strutturato attraverso l’alternarsi dei capitoli narrati dal punto di vista di Joe, Helen e Mush, tra presente e passato, rendendo chiaro a piccoli passi ciò che accadde e ciò che accadrà. Una scelta curiosa da parte dell’autore: i capitoli narrati da Joe sono scritti in seconda persona, una piccola “difficoltà” per il lettore che, in ogni caso, si abituerà abbastanza in fretta a questa caratteristica.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.