Giovanni Cocco porta al pubblico “Il mistero della cascata”, la prima indagine del maresciallo Mantegazza.

Nel romanzo, che si svolge nell’alta Brianza, tra le provincie di Como e Lecco, il maresciallo viene inviato sulle rive del lago Segrino, dove il corpo di un giovane galleggia senza vita a qualche metro dalla riva. Un caso triste, che appare come un suicidio, un’indagine semplice.

Ben presto le cose si complicano, perché il morto è il rampollo di una nota famiglia di imprenditori della zona, e poi appare sempre più chiaro che si tratti di omicidio. C’è già tanta carne sul fuoco, ma come recita il detto “i guai non vengono mai soli”, a regalare complicazioni non volute ci si mette una santona, relazioni adulterine e le infiltrazioni della malavita.

Mantegazza e la sua squadra avranno il loro bel daffare per domare l’indagine e scoprire la verità.

Nell’opera troviamo ben presente il territorio, cifra stilistica della scrittura di Cocco. I luoghi, le loro caratteristiche, vengono proposti in modo puntuale e preciso. Una vera gioia leggere questi riferimenti per chi è della zona, un modo nuovo di mostrare un posto altamente turistico e molto frequentato, per chi è di via.

Non solo il teatro degli eventi è narrato con attenzione, molta cura e precisione le si riscontra anche nella costruzione dei personaggi: la loro fisicità, ma anche la vita interiore soprattutto quella del protagonista Mantegazza, vengono offerte in modo profondo ed esaustivo. Il maresciallo è un uomo turbato, che non ha ancora superato il lutto per la moglie, un personaggio resiliente sul lavoro, che si trascura nel privato, quasi non sentisse di meritare la vita a fronte di chi, tanto amato, l’ha persa. Il suo essere protagonista ci porta a seguire il caso e a inoltrarci nel suo intimo, per un aspetto umano che conquista.

Accanto a lui due collaboratori diversi tra loro, ma leali, caparbi e capaci, ai quali può affidare compiti e indagini, sicuro che tutto verrà portato a termine a dovere. La realtà del maresciallo è quella di una piccola stazione locale dei carabinieri, ma questo non significa raffazzonata o inefficiente, tutt’altro.

Molto realistico è come l’autore ha ricostruito l’indole degli abitanti della zona, quei *laghée, *chiusi, diffidenti verso i foresti, ma attenti a tutto e a tutti. Allo stesso modo viene offerta tra le pagine la riservatezza degli imprenditori della zona, coi patrimoni consistenti, ereditati, da portare avanti col lavoro e un occhio per i dipendenti. Famiglie di lustro, che sembrano avere tutto, ma che all’interno nascondono dissidi e dissonanze.

Cocco si prende il suo tempo per creare l’atmosfera, disporre le tessere dell’indagine passo per passo, tenendo comunque il lettore avvinto e incuriosito. L’intreccio è sia umano che mistico, con la parte importante della santona Laide, che può essere una delle tante truffatrici, come entrare nella risicata schiera dei veggenti genuini. Non solo. Qui è lì, sparsi nella trama ci sono cenni soprannaturali, quasi gotici, che fanno fare un bel viaggio al lettore nell’insondabile. Si può chiamare suggestione, verità o caso, ma lo stesso ci stanno benissimo.

Da non sottovalutare è l’infiltrazione mafiosa nei territori del nord. Qualcosa che non si vuole considerare, ma esiste, un fenomeno in espansione, radicato e spesso ignorato, volutamente oppure no. Cocco apre gli occhi, romanza una verità scomoda e porta a riflettere che nessun paradiso è tale se si trova in terra.

L’indagine è investigativa, ben bilanciata tra prove, evidenze, testimonianze e ricerca sul campo. Non tutti gli elementi sono a disposizione del lettore, che segue comunque la storia con piacere.

A volte certi comportamenti tra i personaggi inquirenti, stridono un po’. Uscite che sembrano un po’ sopra le righe, o determinate azioni avventate, quasi si volesse rispettare un cliché che si può benissimo modificare o non inserire. Scelte stilistiche che appartengono a chi scrive e che sono poi ininfluenti sulla buona riuscita di un testo.

I dialoghi sono tanti e ben bilanciati, ritmati, con ridotti al minimo indispensabile gli spiegoni che possono risultare ridondanti.

Realistico è leggere di come la soluzione cambi e si modifichi a seconda dei passi avanti nell’indagine. Piste che si aprono o si chiudono, strade senza uscita e finalmente l’unica verità. La chiusura del libro è sia soddisfacente che mistica, in totale armonia con la storia narrata.

Giovanni Cocco, che è insegnante di lettere della scuola secondaria, ha scritto sul Corriere di Como, su Il Giornale e altre riviste. Ha contribuito a portare alla pubblicazione alcuni autori e ha all’attivo numerosi romanzi, da solo o con Amneris Magella.

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Il mistero della cascata
  • Cocco, Giovanni(Autore)

Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 54 articoli: