
Romano De Marco (Francavilla al Mare, 6 ottobre 1965) torna al pubblico con “Dimenticare Milano” un noir con scene quasi cinematografiche da action thriller, genere in cui è senza dubbio il maestro italiano.
Marco Tanzi, impegnato come mercenario in Africa, nella sicurezza delle navi mercantili, viene richiamato a Milano da un brutto fatto personale: il nipote Lorenzo è in ospedale, tra la vita e a morte, a causa di un pestaggio selvaggio. Tanzi si è lasciato tutto alle spalle da due anni, nella certezza di non essere fatto per l’amore e di fare un favore ai suoi cari sparendo, ma per verità e giustizia non esita a tornare. Con l’amico di sempre Luca Betti, commissario di polizia al momento sospeso dal servizio per un’azione non approvata dai superiori, Marco inizia un’indagine che lo porterà nel sottobosco di Milano, a dare la caccia a un’organizzazione che si occupa di prostituzione, armi e droga. Una caccia all’uomo senza esclusione di colpi, dal ritmo adrenalinico.
“Dimenticare Milano” è trascinante, coinvolgente, già nella prima azione introduttiva. La scrittura di De Marco è sapiente, non conosce tempi morti e tutto è mostrato al lettore così bene, che la trama si assorbe in presa diretta, con voglia, passione e tante emozioni. Se cercate un esempio del detto inglese “show don’t tell”, “mostra non dire”, in De Marco ne trovate uno dei massimi esponenti.
Le scene si susseguono a un ritmo cinematografico e le azioni, anche le più concitate e tese, sono chiare, facili da immaginare, immersive. A descrizioni essenziali si accompagnano dialoghi brillanti, vivaci, che danno ancora più ritmo a una trama dove il dinamismo non fa mai difetto.
L’opera è un vero noir hard boiled, con la sua narrazione cruda, realistica e dove non manca la violenza, a questo si accompagna però un linguaggio appropriato, dove non c’è ridondanza di termini scurrili, rendendo il contenuto piacevole da assorbire.
Nelle pagine c’è tanta sensazione, ma non è scevra da profondità e temi contemporanei sui quali riflettere.
I personaggi sono creati a tutto tondo, mai banali: hanno pregi e difetti, preoccupazioni e slanci che vengono offerti man mano, in un continuo approfondire che non stanca. Sono profondi, tormentati senza risultare stucchevoli. Marco Tanzi è un uomo d’azione, duro, risoluto, spietato. Programma tutto con cura e ha una concezione di giustizia senza scale di grigi: se degli uomini sono marci, malvagi e senza speranza di recupero, non esita a ucciderli. Combatte il male con le sue stesse armi, e le sue scelte sono condivisibili, soprattutto se considerate all’interno del contesto narrativo. Potrebbe sembrare un uomo privo di sentimenti, invece possiede una sua dolcezza, un senso di protezione spiccato. Dell’amore conosce la rinuncia per altri, convinto di non meritare la felicità che può regalare, perché in fondo anche lui è un predatore, conosce la sua natura e sa che non può evitarla.
Accanto ha Luca Betti, altro personaggio ben riuscito, meno estremo di Tanzi, ma capace di grande lealtà e, anche lui, con un senso di giustizia profondo, che lo porta a prendere decisioni fuori dai regolamenti per salvare vittime innocenti e per aiutare l’amico.
Con due mastini così anche gli antagonisti devono essere all’altezza: spietati, crudeli, violenti, senza morale, privi di coscienza. Sono il peggio della società, ricercano il potere, il profitto e non si fermano davanti a nulla e nessuno.
Il teatro degli eventi è Milano, la nostra Milano, una città che l’autore ci propone con le sue vie, i quartieri, gli edifici tipici. C’è la Milano che tutti conosciamo, quella della produttività che non si ferma mai, che corre così veloce da essere sempre meno un luogo dove vivere sereni, con le sue contraddizioni e i suoi limiti. Piena di contrasti, con un passato che troppo spesso viene nascosto sotto colate di cemento, ha anche un’altra identità, nera, oscura, per pochi coraggiosi e soprattutto esperti viaggiatori: una vera giungla dove si muovono le varie mafie, nel caso del libro è di mafia russa che si parla, con tutti i suoi intrallazzi e le collusioni.
E poi ci sono loro, gli sfruttati, che soffrono non visti e spesso, da invisibili vivi diventato invisibili cadaveri; i collaboratori infiltrati nella polizia, oppure avvocati compiacenti per frodare il fisco, pulire il denaro, tirarsi fuori dai guai.
Onesti e disonesti che vivono insieme, spesso ignorandosi, sotto il cielo di una Milano che Tanzi cavalca come un’onda, capendola, assecondandola e, quando serve, domandola.
“Dimenticare Milano” è un libro che non si dimentica, proprio come gli altri, numerosissimi, romanzi di De Marco. L’autore si può leggere da questo libro senza timore di non comprendere tutto, la storia vive di vita propria, se poi scatterà la De Marco mania, ottimo: c’è molto altro da leggere.
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Articolo protocollato da Tatiana Vanini
Libri della serie "Marco Tanzi"

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