Controbuio – Orso Tosco
Io credo, cari avventori del Thriller Café, che Orso Tosco avesse nostalgia della sua Liguria di Ponente. Il suo ultimo lavoro, “Controbuio” (sottotitolo “Vivere e morire al Casinò di Sanremo”), edito dalla piccola e meritoria casa editrice milanese Ubagu Press, è infatti ambientato a Sanremo e non a caso, perché è del sottobosco composto dalla varia umanità (un po’ ammaccata, direbbe lui) che frequenta il tavolo da gioco e i suoi addentellati, che Tosco ci parla.
Lo fa con un romanzo breve, che si svolge interamente o quasi all’interno di un ristorante e per la durata di una sola notte, una vicenda dal sapore teatrale, che se fosse uno spettacolo di teatro sarebbe una di quelle commedie grottesche che poi, ripensandoci, sanno più di tragedia. Perché, tutto sommato, c’è veramente poco da ridere ed è assolutamente seria la questione.
Tonino è un poussettista, cioè uno che scommette a tempo scaduto, ovviamente sul numero vincente, grazie ai complici e a quella che l’autore ci tiene a definire un’arte. E artisti, nel senso di giocatori di casinò che si dilettano nell’arte di sopravvivere, sono anche tutti coloro che vengono convocati al Chez Antoine, ristorante notturno della Pigna, la parte vecchia di Sanremo. Compreso l’autore, Orso Tosco, che in questo caso è protagonista, convocato in quanto figlio di uno dei mai dimenticati croupier del Casinò, purtroppo prematuramente scomparso.
I nostri eroi devono risolvere un vecchio omicidio (un cold case diremmo noi oggi) del 1979. Quello di Francesco Russello, noto poco di buono della zona, che la leggenda vuole che avesse nascosto da qualche parte un tesoro. Composto niente meno che da lingotti d’oro, che oggi Tonino e gli altri devono cercare di ritrovare, udite udite, grazie all’aiuto di una maga. Non male come inizio, ma sappiate che il prosieguo è ancora più scoppiettante.
Difficile condensare in poche righe una recensione per questo romanzo breve. Perché “Controbuio” ha un ritmo frenetico, quello delle canzoni rock (che come vorrebbe Ian Dury non sono mai disgiunte da sex and drugs), e ha quindi dialoghi incalzanti, continui colpi di scena, personaggi che vivono la loro vita fino al limite e spesso anche oltre. Molte chiavi di lettura, molti stimoli, uno straordinario capitolo finale, che vuole essere un po’ la chiosa dell’autore.
Tre secondo me sono i protagonisti di “Controbuio”, elencati non necessariamente in ordine di importanza, con alcune suggestioni rilevanti sullo sfondo. Innanzitutto, Sanremo, che chiunque in Italia, tranne forse i liguri di ponente più autentici, associano pavlovianamente al Festival. Non a caso la notte di questo romanzo avviene nella settimana della rassegna canora. Una città che avrebbe vere bellezze, nella parte vecchia della Pigna, che sono state però distrutte da uno sviluppo abnorme e immotivato, fatto di costruzioni inguardabili e di coltivazioni di fiori inquinanti.
Il secondo protagonista è il mondo di quell’umanità dolente che ruota attorno al gioco. Personaggi di straordinaria autenticità che vivono nei bar e nel Casinò e che, pur avendo consacrato la propria esistenza al tavolo verde, sanno mostrare valori veri. E che hanno scelto, come ci ricorda Flaubert nell’esergo (si proprio Flaubert, non è un errore), di vivere la vita nella sua pienezza, pur sapendo che la vivranno forse meno a lungo di chi ha scelto la “normalità” e la tranquillità.
Il terzo è il padre di Orso Tosco, personaggio e autore. Perché è da lui che ha imparato a guardare questi personaggi non con la diffidenza e la supponenza con cui li guardano i benpensanti, ma con la tenerezza e l’affetto che ha chi vive, come dice Tonino in un passaggio, “alla sinistra del buio”.
Alla fine di questa lettura, rimane più che la storia in quanto tale, che in questo caso è solo un pretesto per scrivere il libro, la bellezza di un’ambientazione, di un affresco, come in quei quadri forse poco figurativi, un po’ astratti, che non sai neanche tu perché, ma ti piacciono molto. E poi lo stile, ironico, tagliente, beffardo, che a tratti mi ha ricordato un grandissimo che ci ha lasciato di recente. Ci ha lasciati qui, soli, “comici spaventati guerrieri”, a farci carico di un’umanità dolente di cui ci sentiamo, in fondo, di fare parte.
Altri articoli che potrebbero piacerti
Dimenticare Milano – Romano De Marco
Romano De Marco (Francavilla al Mare, 6 ottobre 1965) torna al pubblico con “Dimenticare Milano” un noir con scene quasi cinematografiche da action thriller, genere in cui è senza dubbio il maestro [...]
LeggiLa controra del barolo – Orso Tosco
Dopo il successo de "L'ultimo pinguino delle langhe" la saracinesca di Thriller Café quest'oggi si alza sul romanzo giallo "La controra del barolo", la nuova indagine del Commissario Gualtiero Bova, [...]
LeggiL’ultimo pinguino delle Langhe – Orso Tosco
La recensione odierna, cari appassionati di giallo e frequentatori di Thriller Café, non vi farà valicare i confini nazionali e non vi cullerà verso lidi esotici. Nella più ferrea tradizione del [...]
Leggi