Una donna viene investita per strada, nella periferia milanese: un fatto che potrebbe presto essere archiviato come un incidente dove l’investitore si è dato alla fuga, niente di più. Ma questo non convince l’Ispettore Miranda: non è l’istinto del poliziotto, è che conosceva la vittima e quell’incidente proprio non lo convince. E presto il suo istinto gli dice che altri due casi archiviati sono in realtà legati a quanto successo alla sua amica Gloria, una donna che ha amato moltissimo anche se l’esistenza li ha portati ad allontanarsi. Gloria,originaria dell’Ecuador,  gestiva da anni  la Casa dei cento bambini, un asilo abusivo per i figli di immigrati clandestini. Ed è proprio da lì che l’ispettore inizia la sua indagine non autorizzata che lo porterà a scavare nelle zone più oscure della società.

Con la prima indagine dell’ispettore Miranda, Daniele Bresciani mette a fuoco un personaggio capace di attirare l’attenzione: non più giovanissimo, con una personale concezione di cosa è giusto e sbagliato ma sopratutto una personale interpretazione della legge, Miranda è un funzionario che da tempo ha abbandonato velleità di carriera ma che cerca di fare il proprio lavoro nel modo migliore possibile. Miranda rompe il cliché del poliziotto borderline a favore di un uomo normale, piuttosto taciturno e apparentemente piuttosto rude ma dall’animo gentile e con un un sincero amore per gli animali, che raccoglie e cura: salutiamo quindi con piacere un ispettore che non è in preda alle depressioni alcooliche, non ha una vita disastrata e si sente in sintonia con la natura, che cerca sinceramente di fare del suo meglio per difendere i suoi valori , anche se questo talvolta lo porta a superare i confini della legge. Le sue innegabili capacità investigative gli permetteranno di portare avanti una difficile indagine sul traffico di bambini, muovendosi tra immigrati clandestini, borghesia e dark web, raccontando una storia probabilmente non originalissima ma perfettamente plausibile che mette in luce la banalità del male portata al suo limite più squallido.

L’autore ha un ottimo senso della trama: la storia è ben costruita – anche se con alcune forzature che comunque non sono di particolare rilevanza – costruisce attraverso del 400 pagine del romanzo un thriller godibile, con qualche sfumatura romance che alleggerisce la storia, ma ci sono alcuni scricchiolii stilistici che forse non sono permettono ad Anime trasparenti di svilupparsi nella piena potenzialità.

I personaggi secondari non sono ancora a fuoco come Miranda, anche se lasciano presupporre uno sviluppo interessante per i capitoli successivi, a partire dal collega di stanza Rizzo, forse un po’ troppo stretto nelle maglie del ruolo di spalla, o dai gemelli Losi – medico e informatico – che avranno una parte importante nello sviluppo dell’indagine: se con Miranda Bresciani riesce a scostarsi dai cliché e presentare un ritratto molto umano, veritiero, queste figure sono ancora troppo personaggi e non ancore persone, troppo vicini a quello che ci aspetteremmo dal poliziotto meridionale con conoscenze da Milano a Siracusa, o dallo smanettone geniale. L’autore spiega tanto – troppo –  entra in particolari e dettagli che non aggiungono spesso niente alla trama: è come se in questo modo ci volesse accompagnare esattamente nel suo territorio, volesse farci andare al di là dell’indagine per farci vedere anche un mondo con anime belle, quasi temesse di essere frainteso. Non sempre però è necessario spiegare tutto: se il giovane medico ha passato la giornata in oncologia sappiamo che sarà stata drammatica, non è necessario che ci venga raccontata la storia della giovane madre in fin di vita e del figlio morente di genitori anziani, perché il lettore ha bisogno di scrivere spazio per creare il “proprio” romanzo,  di immaginare le proprie immagini. E in questo eccesso di precisione, il racconto perde talvolta di forza narrativa.

Sono comunque limiti che, con qualche levigatura, e con un personaggio come l’Ispettore Miranda, fanno ben sperare per il prossimo capitolo.

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

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