Signori, il gioco è fatto di S. S. Van DineMondadori ristampa per l’ennesima volta Signori, il gioco è fatto, ottavo romanzo della serie che S. S. Van Dine ha dedicato al dandy e investigatore dilettante (ma assai capace) Philo Vance.
Uscito in originale nel 1934 con il titolo di The Casino Murder Case, Signori il gioco è fatto apparve in Italia per la prima volta nel 1935 all’interno della collana Giallo Mondadori, con traduzione di Pietro Ferrari.

Da allora questo titolo è stato riproposto più e più volte, sia dalla stessa Mondadori (1961, 1992 e ora 2017) che da altre case editrici quali Rusconi, Barbera o Crescere.
Le perplessità nei confronti di questa continua opera di riproposizione non riguardano soltanto l’alto numero di ristampe già presenti quanto la validità stessa dell’opera, nei confronti della quale molti critici e lettori non hanno mancato di far notare un evidente calo qualitativo nella scrittura di S. S. Van Dine.

Michael E. Grost parla infatti di un tono modesto e discreto per quel che concerne l’ambientazione; una trama senza infamia e senza lode che paga parecchi debiti nei confronti de La fine dei Greene dello stesso autore e, in definitiva, di romanzo troppo blando.

Il critico Julian Symons nota invece che il titolo appartiene al gruppo degli ultimi sei romanzi aventi come protagonista Vance, opere nelle quali il declino di Van Dine era evidente.
Rinfreschiamoci ancora una volta la memoria sui cenni principali della trama di Signori, il gioco è fatto.

Philo Vance, esteta e dandy molto colto e affascinante, nonché investigatore autodidatta e dilettante dalle ottime intuizioni, riceve una strana e preoccupante lettera anonima. La missiva è molto chiara e preannuncia una tragedia imminente per una famiglia newyorkese benestante e nota in società, i Llewellyn. Colui che ha scritto la missiva prega quindi Vance di intervenire per scongiurare il disastro, ma l’assassino riuscirà comunque ad avere successo nella sua prima mossa.

La morte si verifica in una casa da gioco, per avvelenamento, e si tratta solo della prima mossa di una complessa partita contro un tanto geniale quanto malvagio avversario, capace di depistare ad arte le forze dell’ordine portandole su piste infruttuose e vicoli ciechi. Ma, pur nel suo acume, il criminale ha sottovalutato le capacità di Philo Vance e questo suo errore concederà all’investigatore un vantaggio probabilmente decisivo, sul quale Vance punterà ogni sua probabilità di successo.

Da Signori, il gioco è fatto è stato tratto un film nel 1935, sceneggiato da Florence Ryerson ed Edgar Allan Woolf, diretto da Edwin L. Marin e interpretato, fra gli altri, da Paul Lukas (nei panni di Philo Vance) e Alison Skipworth.

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Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

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