L'Odore del Suono - Rob Carrey

Un'arma sonica, l'oggetto del contendere. Un'arma micidiale, distruttiva, mortale... in grado di liquefare i cervelli. Qualcuno ne è già in possesso. Ma chi? Nessuna traccia, nessun indizio. Tranne due cadaveri ritrovati in un vicolo col cervello fuso. La corsa per impossessarsene è frenetica.
Avgust Livrosky è disposto a tutto pur d'impadronirsene. Si tratta di uno psicopatico, un pazzo criminale, in grado di condizionare la mente di Osama bin Laden e fargli compiere l'attentato dell'Undici Settembre. Ma la cosa più pericolosa è che rappresenta la Russia. A contrastarlo c'è la CryPtA, organizzazione segreta che si cela dietro la CIA, l'FBI e l'NSA.
Il professor Mike Greenfield si trova in una stanza all'interno della stazione di polizia di Boston. L'ispettore Lionel Morgan lo sta interrogando perché è accusato dell'omicidio della madre. Sopraggiungono gli agenti della CIA che prelevano il professore. Lionel Morgan sfrutterà le sue capacità per comprendere cosa sta accadendo: è in grado di ascoltare tutte le verità celate tra le onde sonore. Oscuri misteri, segreti, complotti... Questo è ciò che ascolterà. Si innescherà un circolo vizioso senza più ritorno...
I segreti e i misteri fluttuano tra le onde sonore. La verità sta per essere ascoltata...


Estratti

Capitolo VI
(…) Lionel Morgan adesso era solo. Era il momento propizio, non poteva aspettare.
Prese una sedia e si mise al centro della stanza, nella quale qualche ora prima stavano discutendo il capo e gli uomini dei servizi. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. L’acufene, un rumore di fondo continuo simile a una ventola, percepito al livello del padiglione auricolare, incominciava a dargli fastidio: stava entrando in trance.
Gli odori del suono, così li chiamava, incominciavano a sopraggiungere via via sempre più forti.
Le onde sonore attraversarono il canale uditivo fino a mettere in vibrazione la membrana timpanica, la quale, a sua volta, azionò come un ingranaggio la catena ossiculare. I tre ossicini: incudine, martello e staffa inviarono le oscillazioni all’orecchio interno; i liquidi della coclea vennero sollecitati facendo muovere le minuscole cellule ciliate che ammiccando trasformarono le vibrazioni in segnali chimici da trasferire al nervo acustico. Gli impulsi elettrici vennero incanalati fino a giungere al cervello di Lionel.
Come se avesse preso una scossa elettrica, Liolen si drizzò, inarcò la schiena, strinse i pugni… per poi rilassarsi.
Ogni frequenza corrispondeva a un odore: gli acuti agli odori speziati, i gravi gli ricordavano gli agrumi. Ogni singola frequenza aveva una propria caratteristica olfattiva.
Lionel aveva una capacità sensoriale incomprensibile anche per un premio Nobel: un sesto senso.
Come ogni odore rimane dopo una cena; il profumo di una donna dopo un incontro; l’essenza di un sapone dopo un bagno, anche il suono lascia il suo odore e Lionel lo percepiva.
I rumori arrivavano intensi ma sovrapposti. Non riusciva a discriminare le voci. L’intelligibilità era scarsa e c’era una continua distorsione, come una cassa acustica danneggiata.
Ora si trattava di eliminare le frequenze non utili.
Eliminò quelle legate alla voce femminile (gli agenti dei servizi erano solo uomini), i rumori di fondo e tutte le voci con un’intensità inferiore.
Lo sforzo era tremendo. Sudava e incominciava a tremare dal freddo: l’effetto della trance.
Arrivarono i primi segnali…

Capitolo VII
(…) Il generale riprese in mano la cartellina rimasta sul tavolo. «Lei, professore, ora verrà messo a conoscenza di notizie delicatissime. Informazioni riservate a cui hanno accesso pochissimi. Anche il presidente non ha tutti i dettagli di quello che le dirò. Dall’Undici Settembre sono cambiate molte cose: la percezione del pericolo, del diverso, dell’ignoto hanno fatto sì che le persone rinunciassero alla propria privacy a favore di una maggior sicurezza. Questo ci ha consentito di mettere in atto una serie di azioni al fine di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, dei media e degli altri Stati verso organizzazioni e strutture già esistenti.» Il generale fissò Mike attonito. «Come lei ben sa, sull’isola di Cuba, più precisamente a Guantanamo, esiste un campo di prigionia di massima sicurezza. La struttura detiene prigionieri legati o riconducibili ad attività terroristiche. Questa è stata la prima azione svolta dalla nuova agenzia.»
«Di quale agenzia sta parlando?»
«CryPtA.»
«Mi scusi generale, ma si sta prendendo gioco di me. Come posso credere a una cosa così assurda? E se anche fosse, che utilità avrebbe questa nuova agenzia?»
«CryPtA è un acronimo, sta per Cartesius Project Agency. Il suo significato, in latino, è l’essenza dell’agenzia: nascosto, celato, segreto e, cosa più importante, rappresenta il nostro headquarter…»
«Non è possibile!» Mike, quasi in maniera istintiva alzò la voce, bloccando il discorso del generale.
«Cosa non è possibile, professore?»
«Cartesio è un riferimento ricorrente. Proprio nell’ultima lezione l’avevo citato. Queste coincidenze mi fanno venire i brividi.» Alzò la mano in segno di perdono. «Mi scusi generale, riprenda pure da dove era rimasto.»
Cercò di ricordare dove fosse arrivato prima e poi riprese: «Una parte dei consiglieri dell’amministrazione Bush facevano parte dell’agenzia, erano per così dire infiltrati. Nel 2002, convinsero il presidente ad aprire all’interno della base di Guantanamo, come le ho detto prima, un campo di prigionia. Furono inseriti all’interno del campo dei militari, con l’obiettivo di creare disagi e adottare metodi non convenzionali. Alcune organizzazioni, come l’ONU e Amnesty International, protestarono contro le condizioni dei carcerati, evidenziando i vari soprusi. L’attenzione e le proteste dei media, dell’opinione pubblica e dei vari Stati, quindi, si catalizzarono contro la presidenza americana e, in particolar modo, nei confronti dei servizi segreti, accusati di occultare gli abusi e i maltrattamenti all’interno del campo di prigionia». Era un argomento delicatissimo. Qualunque frase, parola o sillaba dovevano essere ponderate. «Contestualmente a quest’operazione di distrazione, l’agenzia diventa operativa a tutti gli effetti. Nel corso degli anni sono state messe in atto altre azioni volte a scatenare, la rabbia, il dissenso, la disapprovazione di tutti gli schieramenti politici: l’agenzia lavora in piena e totale autonomia e non è legata a nessun partito.» Aveva un po’ la bocca impastata, per cui versò dell’acqua in un bicchiere e bevve tutto d’un fiato. «Professor Greenfield, sto dicendo tutto questo per farle capire che la CIA, l’NSA e l’FBI non contano più nulla, ma devono esistere come entità perché la CryPtA non esiste.»
«Mi scusi generale, ma cosa vuol farmi capire con questo gioco di parole?»
«La CryPtA è un’entità astratta e nel contempo reale: tutti i componenti dell’agenzia risultano nel libro paga delle varie organizzazioni (CIA, NSA e FBI) e operano, agiscono, sistematicamente, per conto delle stesse. Io rappresento un’entità e un progetto inesistenti.»
«Per cui, per quanto ho capito, lei è stato direttore di una delle più importante reti investigative del mondo, ex direttore della CIA e nello stesso tempo dirige, con gli stessi uomini, un’agenzia virtuale.»
«Esatto.»
«No, scusi… non credo di aver capito al 100 per cento.»
«Invece ha capito benissimo. E comunque c’è solo un’eccezione, come lei avrà modo di verificare, della sede della CryPtA, che è invece una struttura esistente.» Guardò l’orologio, per verificare quanto tempo avesse ancora a disposizione. Le cose stavano cambiando repentinamente, per cui bisognava accelerare le operazioni di trasferimento del professore...

Capitolo XIX
(…) Il professor Youara guardò Mike, in attesa di un cenno di consenso, poi tirò indietro il lenzuolo del primo cadavere e subito dopo del secondo. Due visi gialli, scavati, sembravano appena usciti dall’oltretomba. Sembravano delle brutte imitazioni di cera in procinto di sciogliersi. Apparivano quasi gemelli, eppure da vivi erano del tutto diversi, come mostravano le foto nella cartella aperta da Laura.
Laura iniziò a leggere il profilo dei due aggressori, cercando di ponderare le parole. «Sono stati reclutati due americani con diversi precedenti penali: rapina a mano armata, violenza, traffico di stupefacenti. Purtroppo, nulla che possa farci risalire ai russi. Molto probabilmente se non li avesse uccisi mister x, li avrebbero fatti fuori loro. Non avrebbero mai lasciato vivi dei potenziali testimoni.»
Mike non riusciva a provare né odio né pena per quei due uomini. Forse perché non sembravano più umani.
«Venga, professore. Le voglio far vedere una cosa.»
Mike si avvicinò a Youara, che si era posto vicino alla testa di uno dei due cadaveri. Una cicatrice partiva da un orecchio e finiva all’altro.
«Vede professore. Come di prassi, dovevamo rimuovere il cervello per immergerlo nella formaldeide. L’avremmo analizzato dopo. Purtroppo, come accaduto la prima volta, abbiamo trovato solo un cervello liquefatto. Pinball effect, così lo abbiamo nominato, quando ci sono stati i primi casi.»
«In che senso liquefatto? Vuole dire che quell’arma riesce a fondere il cervello?»
Il professor Mancini prese la parola. «Pensiamo, anzi ne siamo quasi certi che l’arma utilizzata possa inviare un segnale a una determinata frequenza e a un’elevata intensità da liquefare il cervello. Provi a immaginare cosa succederebbe se lanciassi dentro un flipper una pallina e la stessa non avesse via d’uscita: continuerebbe a rimbalzare tra una sponda e l’altra senza interruzioni, finché il flipper non va in tilt. Questo è ciò che noi chiamiamo pinball effect. Purtroppo, conosciamo solo gli effetti. Sappiamo che un pazzo criminale si diverte a fondere i cervelli, ma non comprendiamo come è stata creata quest’arma. Non abbiamo nemmeno una base da cui iniziare. A distanza di parecchi anni, per fortuna, sia il modus operandi che gli effetti sono gli stessi. Questo ci fa pensare che l’ideatore non riesca ad andare oltre. Abbiamo creato un modello che ci permette di capire gli effetti su vasta scala di quest’arma: raddoppiando le sue potenzialità riuscirebbe a distruggere una città di centomila abitanti in pochi minuti; quadruplicando la potenza distruggerebbe un intero Stato di milioni di persone. La fortuna fino a questo momento ci ha aiutato, ma fino a quando? Confermiamo quello che le ha detto il direttore: quel pazzo ha bisogno di lei per portare avanti il suo progetto, questo significa che siete partiti dallo stesso punto, ma avete preso strade diverse. Il progetto del professor Sundek è la chiave...

Capitolo XXIV
(…) Avgust vide seduto davanti a sé, con le gambe incrociate, un uomo tutto vestito di bianco. Portava un turbante, anch’esso bianco, invece della Kefia, il copricapo tradizionale saudita. Dire che quella stanza era spartana è un eufemismo. Neanche una sedia, un mobiletto su cui appoggiare qualcosa, nulla che facesse pensare a un’abitazione.
«Prego si metta comodo, anche se per voi il termine comodità assume delle connotazioni diverse.» Quell’uomo, sulla trentina, aveva un fare gentile ed elegante.
«Va benissimo così. Trovo molto piacevole il contatto col terreno. Grazie, anzitutto, di aver accettato la mia richiesta d’incontrarla.»
«Non è mia abitudine far entrare un nemico in casa mia. Diciamo che Lord Andrew Harris è stato molto persuasivo a proposito della sua visita. Sentiamo, cos’ha da dire?»
«Devo contraddirla a tal proposito. Per quanto ne so io, i nemici li ha fatti entrare più volte, anzi, se vogliamo essere più precisi tuttora sta convivendo con loro.»
Sheikh Mujahid, come era chiamato dai guerriglieri, si strofinò la barba. Ebbe l’impressione che quell’incontro potesse portare a qualcosa d’importante. Quel ragazzo sapeva molto e, forse, avrebbe potuto far molto.
«Mi renda partecipe del suo pensiero…»
«Mi risulta che la vostra organizzazione, che dovrebbe combattere contro gli “infedeli”, nello stesso tempo riceva finanziamenti, anche se in forma indiretta, dagli Stati Uniti. Non solo, esiste anche un canale, attraverso il quale i suoi mujaheddin ricevono approvvigionamenti continui di armi. Tutto ciò non va in contrasto con le sue ideologie?»
Muhammad aprì il Corano e lesse a voce alta una parte di esso, mentre Avgust lo osservava cercando d’intuire il significato di quelle parole: chiedeva perdono ad Allah per aver accettato un compromesso con i nemici dell’Islam. Avgust sapeva benissimo che Sheikh Mujahid non era mai stato d’accordo ad accogliere aiuti da un nemico peggiore di quello che si stava combattendo.
«Non c’è bisogno che lei mi ricordi qual è il mio destino. So per certo che lo Jahannam è il luogo in cui sono predestinato. È l’inferno islamico. Quanto tempo starò in quel luogo, solo Allah saprà giudicare.»
«Potrebbe ancora rimediare per i suoi peccati. So che lei non è in contraddizione. Il conflitto spirituale interiore può essere superato, dipende da lei. Io posso aiutarla, insieme possiamo aiutarci.»
«Venga al dunque, ma non si permetta di intercedere con la volontà dell’unico. Sarebbe un peccato mortale, e le posso assicurare che non è solo un modo di dire.»
«Si tratta di Abd Allah al-Azzam. Insieme a lui, attivista palestinese, a cui lei si è sempre ispirato, avete fondato il MAK, Maktab al-Khidamat, organizzazione che aveva il compito di formare i mujaheddin. Il problema sorge quando i capitali messi da lei a disposizione per il MAK iniziano a scarseggiare. Attraverso l’ISI, i servizi segreti pakistani, iniziano ad arrivare finanziamenti americani. So che lei non fu d’accordo sin dall’inizio, ma suo malgrado, non ebbe alternativa e dovette accettare tale scelta.»
Sheikh Mujahid batté le mani, più per sarcasmo che per approvazione di quanto detto.
«Benissimo. Lei ha smosso la sabbia del deserto. Basta un colpo di vento e tutto ritorna come prima. Ha fatto tutti questi chilometri per dirmi come sono andate le cose?»
«Muhammad, la mia voleva essere solo una premessa. Si rende conto che non vincerà mai la guerra contro l’Unione Sovietica?»
«Forse le manca un passaggio. Morire per Allah è un privilegio. Non è la guerra di certo che ci fa paura, anzi è un’opportunità di guadagnarsi il Janna, il paradiso come voi lo chiamate. A voi la prima linea incute terrore, per noi equivale a un giardino in cui l’erba cattiva va estirpata, affinché i fiori possano crescere rigogliosi e colorare il nostro cammino. Per cui, una lunga guerra non potrà fare altro che attirare sempre più jihadisti, pronti a morire per l’Islam. Rispetto agli americani e ai sovietici abbiamo un’arma di gran lunga più potente: la fede. Lei cosa mi offre in più?»
«Le posso dare l’opportunità di convertire il mondo. Senza il mio aiuto verrà schiacciato, prima o poi. Non so dove andrà a finire, se all’inferno o in paradiso, ma coloro che succederanno a lei verranno “cristianizzati” e non di certo con metodi civili. Muhammad, provi a immaginare di vedere sventolare nelle principali città: New York, Roma, Parigi, Londra… bandiere con la mezzaluna islamica.»
«Molto velleitario da parte sua. A volte anch’io, quando prego, invoco Allah che mi dia la forza e la volontà per combattere gli infedeli, sognando un mondo nuovo. E mi dica, cosa farebbe di tanto importante?»
«Muhammad, avrò però bisogno della sua massima disponibilità e collaborazione. Questi devono essere, senza condizione alcuna, i presupposti indispensabili, affinché io mi attivi. So che lei è una persona di cui ci si può fidare, per cui mi basta un suo sì.»
Sheikh Mujahid si soffermò per un attimo a pensare a quello che quel giovane aveva detto. Non riusciva proprio a realizzare come una persona, anche se influente, potesse modificare il corso degli eventi. La guerra andava avanti da nove lunghi anni senza che si vedesse la luce di una possibile risoluzione. Ora, quella sagoma longilinea davanti ai suoi occhi auspicava la conquista del mondo. Muhammad accettò più per la curiosità di sentire cosa mai potesse dire, che per la seria convinzione.
«L’umiltà e il rispetto sono insegnamenti coranici, che ho sempre seguito. Per cui mi ridurrò all’ubbidienza, se ciò che dirà, porterà e innalzerà la parola di Allah, unico Dio riconosciuto.»
Avgust era euforico, ma cercò di trattenere l’entusiasmo.
«Anzitutto, deve lasciare l’organizzazione Maktab al-Khidamat e allontanarsi da Abd Allah al-Azzam. Una volta fatto questo, dovrà costituire un nuovo movimento.»
Muhammad rimase attonito. Qual era lo scopo di tutto questo? Perché doveva rinnegare colui che l’aveva sempre ispirato: equivaleva a un tradimento.
«Mi sta chiedendo molto. Dovrei tradire prima ancora di un amico, un maestro. Inoltre, dovrei lasciare Maktab al-Khidamat a cui ho dedicato tutto me stesso. La posta in cambio deve avere un certo peso, signor Livrosky.»
«Le sto dicendo d’interrompere con il suo passato per qualcosa di più grande: il Jihad islamico su vasta scala. Il mondo intero parlerà arabo. Bisogna ripartire su nuove fondamenta. Per far questo il mondo deve riconoscere un unico leader carismatico, capace di aizzare le folle, attirare i fedeli, destare i dormienti che vivono nei paesi nemici dell’Islam. La nuova organizzazione deve disconoscere i “crociati” americani, invitandoli a lasciare la terra santa. Il suo compito non dovrà più essere operativo, porterà con sé armi, come capo dei mujaheddin, ma senza combattere. La sua funzione sarà divulgare la parola di Allah. Nuove fonti di comunicazione arriveranno, ogni angolo del mondo sarà raggiungibile, senza che nessuno possa farci nulla. Per cui dovrà farsi trovare pronto.»
Sheikh Mujahid si rese conto che Avgust non aveva detto ancora nulla di quello che era in grado di compiere, finché non ci fosse la reale convinzione da parte sua di fare delle scelte radicali. Più ascoltava quel ragazzo, maggiore era la speranza che quel giorno potesse essere memorabile.
«Sono pronto!» disse Muhammad senza esitazioni.
«Benissimo. Una volta creata questa nuova entità, farò in modo che l’Unione Sovietica dovrà arrendersi e ritirarsi dal conflitto, a causa dei violenti combattimenti da parte dei mujaheddin. Lei diventerà un eroe e salvatore per tutto il mondo musulmano. Verrà glorificato da tutti e allora…»
Osama bin Laden, come sarà chiamato e ricordato negli annali, abbracciò Avgust, senza mai chiedere quale invece fosse il suo fine.
Il mese successivo, agosto, si tenne un incontro in un luogo segreto fra i principali comandanti jihadisti. Qui si decise la scissione dal Maktab al-Khidamat e la nascita, come aveva disposto Avgust, di una nuova organizzazione. Nella stessa adunanza Osama bin laden si divise da Azzam, col quale aveva fondato il MAK. Il nuovo movimento prese il nome di al-Qaida, che significa “la base”. Osama, per questa denominazione, pensò alle parole dette da Avgust e ancora impresse nella sua mente: “Bisogna ripartire su nuove fondamenta”...


Informazioni sul volume

Titolo: L'Odore del Suono
Autore: Rob Carrey
Anno: 2013
Pagine: 459 (basato su formato cartaceo)
Prezzo: Offerta € 0,99 invece di € 2,99
ISBN: 9788868559434
Formato disponibile: Epub – Mobi

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Sito web: www.robcarrey.me

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