Non temerò alcun maleEra il 1998 quando The Sweet Forever di George Pelecanos veniva pubblicato in America; quindici anni dopo, Piemme finalmente ce lo ripropone col titolo di Non temerò alcun male e traduzione di Stefano Tettamanti e Giuliana Traverso. E noi del Thriller Café siamo chiaramente contenti di darvene notizia.
Terzo volume del cosidetto D.C. Quartet (dove D.C. sta per District of Columbia) cominciato con The big blowdown e King Suckerman, Non temerò alcun male era già uscito in Italia nel 2000 nella collana del Giallo Mondadori come Una dolce eternità, con il successivo Shame the Devil edito come Vendetta tra i pocket di Piemme. All’epoca era stata la prima pubblicazione nel nostro paese per Pelecanos, che già aveva all’attivo sette romanzi (i quattro di questo quartetto e i tre della serie collegata di Nick Stefanos, mai tradotta in Italia) e che in America già era guardato come a uno degli autori di hardboiled più importanti, tanto che il rapper Puff Daddy aveva per lungo tempo opzionato i diritti di King Suckerman (ristampato qui da noi da Shake nel 2010) per una riduzione cinematografica poi mai realizzata.
Una riedizione cui non possiamo che applaudire, quindi, vista la rilevanza di Pelecanos sulla scena di genere internazionale e vista la bontà del libro che all’epoca Luca Conti giudicò la più importante uscita gialla dell’anno.
Siamo nel 1986 e Marcus Clay gestisce il Real Right’s Record, un negozio di dischi che cerca di restare aperto in uno dei quartieri più degradati di Washington. Spaccio e i furti sono all’ordine del giorno, delicato è l’equilibrio tra trafficanti, poliziotti corrotti e gente perbene. Una sera un’auto si schiantafinisce contro un palo della luce proprio davanti al suo negozio. Un piccolo spacciatore muore nello schianto, e Marcus vede un giovane bianco rubare una federa piena di dollari dall’auto in fiamme. Un mucchio di soldi, che non può sparire senza conseguenze.

Dal sito dell’editore potete scaricare l’intero primo capitolo in PDF; qui ve ne riportiamo un breve estratto dell’incipit:

La prima volta che Richard Tutt si fece la ragazza di un sospettato si rese conto che non c’era niente, assolutamente niente, che un uomo nella sua posizione non potesse fare. Ne aveva avuto una prova anche quella mattina – una giovane creatura con un bel culo sodo di nome Rowanda – ed era arrivato fino a quel pomeriggio terso e pungente senza che la sensazione lo avesse abbandonato.
Svoltò a sinistra su U Street e abbracciò il quartiere con lo sguardo, come se ne fosse il padrone.
Potere. Roba da poliziotti, ma non da poliziotti qualsiasi. Quelli che stanno dietro la scrivania non ne hanno. Quei cazzoni della Omicidi sono troppo contorti. Forse qualcuno della Buoncostume, ma solo una volta ogni tanto. Chi il potere ce l’ha sempre sono gli agenti di pattuglia, gli unici in grado di saperlo davvero gestire.
Tutt adorava la sensazione di caduta libera che si accompagna al Potere. Non vedeva l’ora di gustarsi gli sguardi che riceveva quando smontava dalla macchina: sguardi che esprimevano paura, ostilità, persino rispetto. Era in polizia da cinque anni, sempre in divisa e sempre per strada. Se li tenessero i loro gradi e i loro distintivi dorati. A lui piaceva sentirsi l’uniforme addosso. Sapeva di non poter indossare altro.
Si voltò verso il partner, Kevin Murphy, che teneva lo sguardo fisso oltre il parabrezza lisciandosi i baffi scuri con il pollice. Murphy aveva un fastidioso mal di testa e sperava in una giornata tranquilla. La sera prima si era addormentato sul divano con una birra tra le mani nel tentativo di decifrare le immagini indistinte sullo schermo del televisore nuovo. Era da un po’ che le sue serate finivano così.
«Murphy, vorrei chiederti una cosa.»
L’altro sospirò. «Dimmi.»
«L’argomento sono le donne.»

Vi lascio una vecchia interpretazione di In the sweet forever dello Statesmen Quartet, se volete il disco fate un salto al negozio di Marcus Clay…

Non temerò alcun male, di George Pelecanos: acquistalo su Amazon!

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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