Al Thriller Café oggi ripeschiamo un libro del compianto Donald Westlake uscito qui in Italia oltre quindici anni fa: Meglio non chiedere, ottavo episodio della serie del ladro Dortmunder (Don’t ask, il titolo originale). Un romanzo caratterizzato da quel mix di humour e crime fiction che ha reso grande lo scrittore americano.

Titolo: Meglio non chiedere
Autore: Donald Westlake
Editore: Marco Tropea
Anno: 1996

La trama
John Dortmunder, artista del crimine e ladro di onorevole carriera, ne ha viste tante e tante ne ha fatte. Ma questa volta l’incarico che ha accettato è davvero strano: si tratta di recuperare un femore. Non uno qualunque, si capisce, ma quello che ottocento anni fa sosteneva la nobile figura di una casta giovanetta, cui toccò l’orribile sorte di essere uccisa e mangiata dai suoi familiari, e il raro privilegio di essere poi beatificata. E adesso due minuscoli paesi dell’Europa orientale si disputano quel che resta delle sacre spoglie mortali di Santa Ferghana. Il problema è che all’ONU c’è solo un posto libero e a decidere quale tra le due nazioni l’occuperà è un potente prelato cattolico. Inutile dire che il paese capace di assicurarsi la santa reliquia si troverebbe in posizione decisamente avvantaggiata. Sulle prime Dortmunder è un po’ scettico di fronte alle proposte dell’ambasciatore di uno dei due paesi, ma poi non riesce a resistere: un piccolo ritocco alla paga, ed eccolo chiamare a raccolta la sua banda di sbandati per gettarsi in questa nuova impresa che lo trascinerà nel bel mezzo di un incidente internazionale di dimensioni epiche.

Recensione
La scrittura di Westlake è semplice, diretta e scorrevole. La trama è ottimamente congegnata, con logica, sapiente e geniale. L’umorismo che verga ogni pagina non è mai invasivo ed è sempre appropriato. Tutti i personaggi sono descritti in modo singolare. Hanno un tratteggio psicologico completo, perfetto e realistico. Dortmunder (il protagonista) e la sua gang di ladri, pagina dopo pagina, ti entrano nel sangue con la loro sfortuna e con i loro elaborati piani criminali, ma più d’ogni altra cosa affascina la filosofia commerciale del furto, propria di questa banda di newyorchesi originali. Il furto che è inteso come attività imprenditoriale, gode sempre di un’organizzazione minuziosa, ma purtroppo, e qui sta il bello, la banda di Dortmunder non riesce mai ad evitare la malasorte, unica variabile costante in questa, come nelle loro altre imprese.
A Westlake va riconosciuto il merito di avere introdotto l’umorismo nel genere noir. Lui stesso nel 1965 soleva dire di non essere più capace di scrivere con la serietà propria del genere, addirittura affermava di divertirsi con le sue trovate esilaranti, e proprio questa ironia presente nel continuo pericolo che sovrasta i comportamenti della banda di ladri, rende più credibile e reali le azioni delittuose del gruppo.
Nel romanzo Meglio non chiedere tutto è ben fatto. Nessuna azione è lasciata al caso e ogni cosa ha una logica nella penna dello scrittore americano. Tutto quadra perfettamente come in un meccanismo d’alta precisione e ciò fa cogliere appieno la gran capacità narrativa di Westlake, che lo proclama di diritto fra gli scrittori più talentuosi del continente americano.
Leggere per credere.

Curiosità
Il ladro Dortmunder, personaggio carismatico dei romanzi degli “ineffabili cinque” è stato interpretato in una pellicola dall’attore americano Robert Redford (The hot rock) e lo stesso Westlake fu sorpreso nell’apprendere questa notizia. In effetti, anche se non ho visto il film mi riesce difficile vedere questo premio Oscar nei panni di un delinquente avvilito, rassegnato, dall’aspetto piuttosto comune e al contempo dotato di trovate geniali. Al suo posto avrei meglio immaginato il nostro Gigi Proietti e meglio ancora il vecchio Vittorio Gassman, prototipo scassato del capobanda de I soliti ignoti. Chissà se Peppe “er Pantera” (Vittorio Gassman), Mario (Renato Salvatori), Michele “Ferribotte” (Tiberio Murgia), Tiberio (Marcello Mastroianni) e Capannelle (Carlo Pisacane), i nostri cinque del film diretto da Monicelli, chissà se non hanno ispirato le gesta degli ineffabili cinque di Westlake. Ma una cosa è sicura: per quanto la fantasia dello scrittore americano sia stata brillante ed infinita, e per quanto bravi sono stati gli attori del cinema americano, nessuno è mai riuscito a inventare un personaggio, incredibile e geniale come il nostro Dante Cruciani (Totò) mentre spiega come scassinare una cassaforte a quella scalcagnata banda del miglior cinema italiano che abbiamo avuto.

Un personaggio del romanzo
Trascrivo un tipico passo della scrittura di Westlake,  mentre presenta un personaggio; in questo caso si tratta di Tiny Bulcher uno dei protagonisti del romanzo Meglio non chiedere.

Entrando nella stanza, Dortmunder fece un cenno con il capo all’oratore e chiuse la porta dietro di sé con il sedere. L’oratore che sembrava una collina portata in vita da una animazione elettronica, era un mostro umano – o un uomo mostruoso – chiamato Tiny (come dire microbo) Bulcher da qualcuno dotato di un umorismo macabro, o di buone gambe, oppure di entrambe le cose. In compagnia di esseri umani di misura e stazza normali, Tiny Bulcher sembrava…diverso. Ricordava alla maggioranza delle persone quella cosa che credevano vivesse di notte nel ripostiglio della loro cameretta, quando erano piccoli piccoli, e si svegliavano, ed era proprio assolutamente buio in tutta la casa, e restavano a letto sapendo di quanto fossero piccoli e la porta del ripostiglio era l’unica cosa nell’intero vasto universo che potevano vedere, e sapevano, che proprio dentro a quel ripostiglio, in quel momento, ad allungare la mano verso la maniglia, c’era… Tiny Bulcher.
“Ciao, Tiny” lo salutò Dortmunder che, attraversata la stanza per andare a sedersi al tavolo accanto a un Andy Kelp distaccato, piazzò la bottiglia di Burbon tra di loro.
“Ciao Dortmundet” rispose Tiny, con la voce simile al motore di un idrovolante con problemi alla guarnizione di tenuta. Ridacchiò un suono simile a un crocchiare di ossicini, commentando: “Mi dicono che sei andato a pesca. Solo che il pesce puzzava”.

Meglio non chiedere, di Donald Westlake

Articolo protocollato da Ivo Tiberio Ginevra

Scrittore giallo noir - Ornitologo - Giudice esperto FOI (Federazione Ornicoltori Italiana) specializzazione Ibridi, Esotici, Indigeni. Fondatore della casa editrice “I Buoni Cugini editori“.

Ivo Tiberio Ginevra ha scritto 73 articoli: