Recensiamo oggi Mare di fiele, romanzo di Artemisia Loro Piana, vincitore della seconda edizione del Premio ThrillerMagazine.

Virginia Gronda, agente di polizia, si trova coinvolta nell’omicidio di un cantante rock a cui ha sparato per “legittima difesa”: il ricordo dell’accaduto è stato però da lei rimosso e le provoca molti sensi di colpa, oltre a ritorsioni da parte di suoi colleghi.
Mentre cerca di riprendere le redini della sua vita, accade un delitto ai danni di una donna dell’est, che la catapulta, volente o nolente, a svolgere un’indagine che sembra portare al mondo della prostituzione. La speranza dell’agente è di potersi riaccreditare agli occhi di tutti e, soprattutto, dare un significato al suo difficile lavoro.
Ecco che si fa strada, tra gli innumerevoli autori americani o svedesi di questi ultimi tempi, una scrittrice italiana, Artemisia Loro Piana, con un romanzo che, una volta tanto, non si svolge né a Los Angeles e neanche a Stoccolma. Semplicemente a Biella.
Per questa ragione, Virginia Gronda potrebbe essere benissimo la nostra vicina di casa o una conoscente.
Il suo difficile rapporto con i suoi colleghi mi ha ricordato l’ispettore Petra Delicato della Bartlett, per le sfaccettature sulla sua vita privata, sempre molto complicata per chi svolge un lavoro del genere. Essere donna in certi ambienti, è sempre fonte di maggiore impegno per dimostrare la propria bravura e Virginia cerca di mettercela tutta. Riesce con grande sforzo ad essere partecipe alla delicata indagine sull’omicidio, dopo che era stata messa in discussione la sua salute mentale dopo aver ucciso il cantante. Perché, diciamolo, uccidere una persona, anche se per legittima difesa, non è un fardello facile da portare.
Ma lei si tira su le maniche, fiera del suo lavoro e delle sue capacità.
La scrittrice ha saputo rendere bene l’aspetto intimista dei personaggi e in sole 230 pagine riesce a condurci verso un caso difficile da risolvere, anche grazie alla scorrevolezza del testo e alla semplicità dei concetti.
Peccato per i refusi presenti nel libro, perché la potenzialità ne viene in qualche modo offuscata. Meritatissimo in ogni caso il Premio Thriller Magazine!

Articolo protocollato da Cecilia Lavopa



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