L'uomo che odiava i martedì

Mi sembravano passati pochi mesi, ma andando a controllare ho visto che era luglio 2010 quando vi annunciavo la pubblicazione de L’uomo con due vite; a poco meno di un anno, quindi, vi riporto oggi notizia dell’uscita del nuovo romanzo di Hakan Nesser, L’uomo che odiava i martedì, quarto capitolo della serie con protagonista l’ispettore Barbarotti.
Qui su ThrillerCafè ve ne propongo le primissime battute:

Prologo, settembre 1958

Fu svegliato da voci che litigavano.
Non erano la mamma e il papà. Loro non litigavano mai. Nella sacra famiglia non si litiga, diceva sempre il papà, e poi rideva in quel modo serio, senza farti capire se scherzasse o dicesse sul serio.
Non era neanche Vivianne che litigava, o qualche altro essere umano. No, erano le voci dentro di lui.
Fallo, diceva la prima. Se lo meritano. Sono ingiusti.
Non farlo, diceva la seconda. Ti picchieranno. Lui se ne accorgerà.
Strano essere svegliati da voci che non esistono davvero, pensò. Guardò l’orologio. Erano appena le sei e mezzo. Venti minuti prima dell’ora in cui si alzava di solito. Anche questo era strano. Non si svegliava mai da solo. Il più delle volte era la mamma a doverlo chiamare.
Ovviamente era solo perché era una mattina speciale.
Ovviamente. E per via di quello che aveva pensato la sera precedente. Prima di addormentarsi aveva pensato quello su cui litigavano le voci. E sicuramente le aveva sognate, doveva essere così, anche se non riusciva a ricordarlo. Rimase sdraiato ancora un momento e cercò di riprendere sonno, ma non ci riuscì.
Si mise seduto sul bordo del letto. Lo faccio, pensò. Forse non succederà nulla, ma sono troppo arrabbiato. Non è giusto, e quando una cosa è ingiusta bisogna porvi rimedio, lo dice sempre anche il papà.

Lascia perdere, gli disse la seconda voce. Se ne accorgerà, e allora come diavolo farai a spiegarglielo?
Non se ne accorgerà, disse la prima voce. Non essere così codardo, cazzo. Ti pentirai e ti vergognerai di esserti comportato da codardo, se non lo fai. In fondo è una stronzata.
Non è vero, disse la seconda voce. Te ne pentirai se lo fai. E non è una stronzata.
Ma la voce che voleva fermarlo ormai era ridotta a un sussurro. Si alzò e andò verso la sedia dove erano appoggiati i suoi abiti. Infilò una mano nella tasca del cardigan azzurro e si mise a cercare.
Bene, la scatoletta delle pastiglie era lì. Facile come bere un bicchier d’acqua, pensò. Sarebbe stato facile come bere un bicchiere d’acqua, e il rischio di essere beccato minimo, più o meno come sentire una scoreggia durante un temporale. Era il papà che usava quell’espressione. Gli altri dicevano una goccia nel mare, ma il papà diceva sempre una scoreggia durante un temporale.
La seconda voce piagnucolò qualcosa, ma era così flebile che non riuscì più a sentirla. Non era più forte di… proprio così, non poté fare a meno di ridacchiare al pensiero… una scoreggia durante un temporale.
Andò in bagno e si accorse di sentire un prurito su tutto il corpo. La decisione gli pulsava nella testa come una palla incandescente.

La trama invece è la seguente:
Trentacinque anni dividono la fine inspiegabile di Germund Grooth e Maria Winckler – legati nella vita come nella morte – in fondo a un burrone nei boschi intorno a Kymlinge. Incidente o suicidio? Alcune strane circostanze, però, inducono gli investigatori a pensare che possa trattarsi di omicidio: che cosa si nasconde dietro l’apparente normalità degli “altri”, il gruppo degli amici di Germund e Maria fin dai tempi dell’università a Uppsala? Come già in passato, anche oggi la polizia di Kymlinge e il suo malinconico antieroe, l’ispettore di origini italiane Gunnar Barbarotti, brancolano letteralmente nel buio. Affiancato come sempre dalla collega Eva Backman, Barbarotti si vede costretto a scavare nei meandri della mente dei sospettati per far affiorare a poco a poco un segreto orribile che ha lasciato un segno indelebile non solo nella vita delle vittime, ma anche in quella di chi è rimasto. Le mappe interiori dei personaggi si sovrappongono senza fine, disegnando paesaggi imprevedibili e vertiginosi: Dio, il destino, la morte, la colpa sono spesso al centro delle riflessioni dell’ispettore, più dei “crudi fatti” su cui basare le indagini.

Che dite? Siete fan di Barbarotti e delle sue storie e non vedevate l’ora che tornasse in libreria, o questa pubblicazione potrebbe essere la vostra prima esperienza con lui?

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1646 articoli:

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