L'inganno della luceTra i romanzi in uscita in questo periodo, oggi vi segnaliamo il nuovo di Louise Penny dal titolo L’inganno della luce. Con traduzione di M.C. Pasetti, ce lo propone Edizioni Piemme.
Settimo libro con protagonista l’ispettore Armand Gamache della Sûreté du Québec pubblicato qui in Italia (su nove totali scritti finora), “L’inganno della luce” (titolo originale A trick of the light) ha raccolto un numero notevole di premi e nomination, andando dalla vittoria all’Anthony Award 2012 alle finali a Macavity Award 2012 e Agatha Award 2011, solo per citare i risultati più prestigiosi cui si sommano le importanti cifre di vendita che l’hanno portato ai primi posti della classifica di vendita del New York Times.

La vicenda narrata in questo giallo si svolge a Three Pines, piccola cittadina del Québec neanche riportata sulle mappe. Un posto che si direbbe tranquillo, ma l’apparenza inganna. E del resto anche Armand Gamache con la sua raffinata cultura e modi garbati pare più un tranquillo professore di storia che l’ispettore capo della omicidi. E così, in una tiepida serata di inizio estate viene consumanto un delitto alla festa di Clara Morrow, pittrice locale di grande talento che insieme ad amici e personaggi del mondo dell’arte brinda al successo della personale tenutasi al museo di Montréal. Tra le peonie del suo giardino il giorno dopo il party viene trovato il corpo esanime di una donna. E quando Gamache inizia a indagare la placida Three Pines si rivela piena di invidie, gelosie e antichi rancori; un mondo inatteso in cui la verità sull’omicidio è offuscata da molte ombre.

Tratto dall’estratto reso disponibile dall’editore, vi riportiamo l’incipit del romanzo.

Oh, no no no, pensò Clara Morrow mentre avanzava verso le porte ancora chiuse.
Vedeva ombre, sagome che, come fantasmi, si muovevano avanti e indietro, avanti e indietro oltre il vetro smerigliato. Apparivano e scomparivano. Deformate, ma ancora umane.
Continuava a lamentarsi il morto.
Quelle parole l’avevano assillata per tutto il giorno, apparendo e scomparendo. Una poesia ricordata a metà, parole che affioravano alla mente e poi sprofondavano. Il cuore della poesia era inafferrabile.
Com’era il resto?
Sembrava vitale.
Oh, no no no.
Le ombre sfocate là in fondo al corridoio parevano fatte d’acqua, o di fumo. Presenti ma prive di sostanza. Fuggevoli, evanescenti.
Come avrebbe voluto essere lei.
Era la fine del viaggio. Non solo il viaggio di quel giorno, che lei e suo marito Peter avevano compiuto in auto dal loro paesino sperduto nel Québec fino al Musée d’Art Contemporain di Montréal. Un luogo che conoscevano bene, intimamente. Quante volte erano venuti al MaC per visitare una nuova mostra? Per sostenere un amico, un collega artista? O semplicemente per sedersi in silenzio nel bel mezzo della galleria tirata a lucido, in un giorno feriale, quando il resto della città era al lavoro?
L’arte era il loro lavoro. Ma era anche di più. Doveva essere di più. Altrimenti perché sopportare tutti quegli anni di solitudine, di insuccessi, di silenzi da parte di critici perplessi e persino sconcertati?
Lei e Peter avevano continuato a lavorare, ogni giorno, nei loro piccoli studi, nel loro piccolo paese, vivendo le loro piccole vite. Felici. Ma desiderando qualcosa di più. Clara fece qualche altro passo in quel lunghissimo corridoio di marmo bianco.
Questo era il “qualcosa di più”. Oltre quelle porte. L’obiettivo per il quale aveva lavorato, verso cui aveva puntato, per tutta la vita. Il suo primo sogno di bambina, l’ultimo sogno di quel mattino, quasi cinquant’anni dopo, si trovava in fondo a quel lungo corridoio bianco.
Entrambi avevano sempre pensato che sarebbe stato Peter il primo a varcare quelle porte. Era lui che aveva più successo, con i suoi deliziosi studi di vita osservati in una prospettiva lenticolare. Così dettagliati e precisi che un frammento del mondo naturale vi appariva distorto e astratto, irriconoscibile. Peter prendeva la natura e la faceva sembrare innaturale.
La gente ne andava matta. Grazie a Dio. Così il cibo arrivava in tavola e i lupi, sempre in agguato attorno alla loro casetta di Three Pines, erano tenuti lontano dalla porta. Grazie a Peter e al suo lavoro.
Clara lo guardò mentre camminava appena più avanti di lei, attraente con il suo bel sorriso. Molti, incontrandoli per la prima volta, non credevano che fosse lei sua moglie. Clara lo sapeva. Si aspettavano che la compagna di Peter fosse qualche snella manager con un calice di vino bianco nella mano elegante. Un esempio di selezione naturale. Di persone simili che si trovano.
Il distinto artista con i capelli brizzolati e i lineamenti nobili non poteva aver scelto la donna che reggeva una birra con quelle mani da pugile. Quel cespuglio di capelli crespi. E lo studio pieno di sculture fatte con pezzi di vecchi trattori e quadri di cavoli con le ali.
Peter Morrow non poteva aver scelto lei. Sarebbe stato innaturale.
E invece l’aveva fatto.
E lei aveva scelto lui.
Clara avrebbe sorriso se non fosse stata sul punto di vomitare.

Sul sito delle Edizioni Piemme potete leggere il primo capitolo per intero. Qui a seguire trovate invece una video intervista a Louise Penny a proposito de L’inganno della luce (in inglese).

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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