Appena pubblicato da Mondadori, L’ora di punta di Nora Venturini è il romanzo che recensiamo oggi su Thriller Café.

Debora Camilli ha 25 anni ed ha ereditato dal padre il mestiere di tassista; abita a Ostia ma lavora a Roma. Un giorno carica sul suo Siena 23 una signora, Monica Costa, che le chiede di aspettare fuori da un palazzo, dal quale però non esce più, facendo sprecare a Debora tutta una mattinata. Quando la tassinara scopre che la cliente è stata ritrovata uccisa proprio in uno degli appartamenti dove l’aveva portata, si sente coinvolta personalmente e decide di scoprire cosa le è successo. In questo modo, tra l’altro, può realizzare almeno in parte il sogno che a causa della morte del padre (e della conseguente urgente necessità di portare a casa uno stipendio) ha dovuto abbandonare: diventare poliziotta.

Debora ha un carattere suscettibile, è pronta a scaldarsi per le cose cui tiene, e questo delitto la impensierisce in maniera particolare tanto da renderla spavalda di fronte al commissario Raggio, incaricato di risolvere il caso: riuscirà subito a convincerlo a lasciarla collaborare. Avere come protagonista una donna che non appartiene alle forze dell’ordine toglie al romanzo molti dei cliché del giallo e degli stilemi della narrazione di genere. Allo stesso tempo l’autrice riesce a tracciare gli sviluppi dell’indagine, che inevitabilmente quando a muoversi è la tassinara non può seguire i percorsi abituali, in maniera originale e credibile, a patto di accettare la subitanea decisione del commissario di rendere Debora partecipe, una certa propensione dei personaggi a confessare ad una donna che non è poliziotta alcuni dettagli relativi alle persone coinvolte e la buona fortuna della protagonista che riesce sempre ad ottenere ciò che vuole.

Vista la giovane età e la sua inesperienza, Camilli ha un approccio ingenuo alle indagini, ma una determinazione incrollabile. Al suo fianco, poi, c’è l’altrettanto deciso commissario Raggio, col quale intreccia una relazione che va al di là dell’interesse comune nello scoprire il colpevole. Formano una coppia ben assortita: l’impulsività e la naïveté di lei sono stemperati dalla professionalità di lui, più disincantato ma anche più sicuro su come procedere in maniera corretta ed efficace. Entrambi mettono in secondo piano tutto il resto: Debora “usa” un ragazzo interessato a lei solo per scoprire maggiori dettagli sul caso; Raggio, allontanatosi da tempo dalla moglie, si concentra sul delitto per non affrontare la coniuge.

La giusta alternanza tra i momenti di detection e quelli dedicati alla vita privata della protagonista (il tempo passato a svolgere il suo lavoro vero, i litigi e le riappacificazioni con la madre ed il fratello minore, i colloqui con la sua amica Jessica) continuano a mantenere il libro sospeso tra il giallo e il romanzo del suo incontro con Raggio, in un equilibrio piacevole. Anche la scrittura di Venturini si discosta dal canone di genere, guadagnando in freschezza: uno stile leggero, in sintonia con la sua giovane protagonista che regala anche momenti di simpatia, come quelli dedicati alla sua perenna lotta contro le calorie, in una dieta che dovrebbe essere iperproteica ma che visti i turni di lavoro e l’impegno extra da investigatrice vira spesso verso il cibo spazzatura e le abbuffate.

Senza troppi intrighi, le cose si complicheranno quando la figlia della vittima tenterà il suicidio. La donna uccisa era sposata ma sia lei che il marito intrattenevano relazioni extraconiugali; aveva inoltre condiviso con la sorella un amante. Sembra quindi che il possibile movente sia da ricercare nei legami sentimentali, ma non vi sono chiare tracce di colpevolezza per nessuno dei possibili assassini.

Ci saranno prossimi episodi? E Debora farà finalmente il passo decisivo entrando in polizia?

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Articolo protocollato da Nicola Campostori

Laureato in Scienze dello Spettacolo, vive nella Brianza tossica. Attualmente lo puoi trovare in biblioteca, da entrambe le parti del bancone. Collabora con "Circo e dintorni". Ama il teatro, e Batman. Ha recitato, a volte canta, spesso scrive, quasi sempre legge. Nutre i suoi dubbi, ed infatti crescono bene.

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