Tommaso Scotti è un giovane matematico che ha scelto di vivere in Giappone per la sua passione per le arti marziali e il suo primo romanzo, “L’ombrello dell’imperatore”, è appena uscito da Longanesi. Atto di amore per la cultura giapponese, si tratta di un lavoro decisamente apprezzabile. Soprattutto se si considera che stiamo parlando di un romanzo d’esordio.

Il protagonista della vicenda, oltre all’ombrello, è l’ispettore Takeshi James Nishida, che, come tradisce il suo secondo nome, è un mezzo gaijin (che possiamo sommariamente tradurre con straniero), di madre americana. Un ispettore sicuramente modellato sui suoi omologhi europei, con i quali condivide una certa predilezione per l’indisciplina, una sorta di disincanto ai confini del nichilismo e una passione per le avventure amorose. Anche Nishida ha un fiuto investigativo al di sopra della media, ma è ingiustamente soverchiato da vertici burocratici, ottusi e autoritari.

Si diceva che anche l’ombrello è protagonista della vicenda, perché è stranamente l’arma del delitto che apre il romanzo e sarà proprio dalle prime indagini effettuate sull’ombrello che Nishida riuscirà a far luce su cosa è avvenuto realmente sulla scena del crimine. E, come fa notare il titolo, anche sua maestà l’imperatore diventerà in una certa qual misura protagonista di questa vicenda.

Scotti sceglie di raccontare la sua storia intrecciando sequenze narrative non necessariamente in ordine cronologico, scompaginando un po’ la successione lineare degli eventi, quasi come fosse un montatore di una pellicola cinematografica. Questo aspetto rende la narrazione molto accattivante e permette di “decostruire” la situazione, mostrando lati della storia che altrimenti non sarebbero emersi. Un lavoro decisamente raffinato per un esordiente! E se qualcuno dovesse pensare che un simile artificio possa confondere il lettore, Scotti lo tranquillizza dando quasi una personalità all’ombrello, che è l’oggetto attraverso il quale possiamo sempre ritrovare il bandolo della matassa. Con un’idea di fondo che non svelerò qui, che è in fondo l’intuizione geniale della storia e che quando viene scoperta dal lettore non può che essere sicuramente apprezzata.

Il terzo protagonista della storia sono le strade, i quartieri e le abitazioni di Tokio, che Nishida percorre in lungo e in largo a piedi, in auto e in metropolitana. Strade che disvelano con grazia e delicatezza orientale i personaggi e i costumi attraverso i quali Scotti ci racconta il Giappone di oggi, sospeso tra oriente e occidente, tra storia millenaria e iper-modernità. La galleria di personaggi è ricca e varia, attraversa tutti gli strati sociali, ci racconta le mille facce di un popolo orgoglioso delle proprie tradizioni, ma anche inevitabilmente attanagliato dagli stessi problemi che abbiamo da noi oggi in occidente: un consumismo sfrenato e distruttivo, un universo giovanile disorientato e spesso privo di riferimenti valoriali, una pervasività delle tecnologie che arriva a condizionare in modo anche molto pesante la nostra vita quotidiana. Il tutto filtrato dagli occhi dell’ispettore Nishida, che dalla madre americana ha preso più di qualche inclinazione verso la cultura occidentale (questo particolare consente a Scotti di essere più libero nel costruire il suo personaggio) e che quando è soverchiato dal peso delle usanze giapponesi, si rilassa ascoltando “Jungleland” di Springsteen o le “Variazioni Goldberg” di Bach suonate da Gould (ottime scelte entrambe).

Alla fine della lettura ci rimane un forte fascino per il Giappone e la sua cultura, e ci congediamo dal romanzo con l’ultimo personaggio della galleria, Hisao Mishima (cognome che ci autorizza a pensare a un omaggio), maestro di giardinaggio “wa” e custode della tradizione, che, nella spiegazione che fa della vita a suo nipote, condensa in modo tenue e meraviglioso il distillato della cultura giapponese, spiegandogli che il nostro cammino è come lo svuotamento di un palloncino. Quando siamo pieni di nozioni e di informazioni non possiamo avvicinarci alla nostra vera essenza e dobbiamo alleggerirci nel corso della nostra esistenza da questo peso. Fino a scoprire, al termine del cammino, il valore vero della vita e quello che siamo realmente. Non resta quindi che sperare di poter ancora vedere all’opera l’ispettore Takeshi James Nishida.

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L'ombrello dell'imperatore
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L'ombrello dell'imperatore
  • Scotti, Tommaso (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 124 articoli:

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