La stagione dei tradimenti - Philippe GeorgetIl 9 marzo 2017 è uscito in libreria La stagione dei tradimenti, il terzo romanzo dedicato dallo scrittore francese Philippe Georget al tenente di polizia Gilles Sebag. La casa editrice E/O ha già pubblicato, con lo stesso protagonista, D’estate i gatti si annoiano (2012) e In autunno cova la vendetta (2014). Con D’estate i gatti si annoiano, suo romanzo d’esordio, Georget ha vinto nel 2011 il Prix SNCF du Polar e il Prix du Premier Roman Policier de la ville de Lens. Al di fuori della saga del tenente Sebag, Georget ha scritto Il paradosso dell’aquilone (2013), pubblicato in Italia sempre dalla E/O.
La stagione dei tradimenti ha vinto il Prix Virtuel du Roman Policier nel 2015 e il Prix Méditerranée Roussillon nel 2016.

Trama

L’inverno sarà duro per Gilles Sebag, tenente della polizia di Perpignan. Dopo lunghi mesi di dubbi scopre infine la verità: Claire lo tradisce. E il mondo sembra andare in pezzi!
Mentre tra depressione, whisky e insonnia tenta di superare questa dolorosa prova, i casi su cui si trova a indagare lo mettono inesorabilmente a confronto con altre tragedie: una donna ammazzata in un hotel, un depresso che si butta dalla finestra, un uomo che minaccia di far saltare in aria un intero quartiere…
Che si tratti di pure coincidenze o della legge di Murphy, sulla città infatti sembra essersi abbattuta una vera e propria epidemia di adulteri che finiscono in tragedia.

La stagione dei tradimenti, un grande “Polar” e un dramma dell’adulterio

Più che un noir, come viene definito erroneamente in molti dei siti italiani, lo definirei un bellissimo “Polar” (fusione dei termini poliziesco e noir). Il romanzo di Georget, infatti, si sofferma spesso sulla vita privata dei personaggi, approfondendone la psicologia (cinema francese), e inserisce il protagonista, un tenente della polizia, in una atmosfera cupa e pessimista tipica del noir. In realtà, l’atmosfera del romanzo è più grigia che cupa, e più malinconica e nostalgica che pessimista. E anche in questo il romanzo si inserisce nella grande tradizione del “Polar” francese.

Il CD di blues che aveva messo nello stereo si era fermato da un pezzo e nella stanza regnava un silenzio profondo, turbato di tanto in tanto dai ronzii emessi dal frigorifero e dai vagiti della tramontana all’esterno. Gilles aveva spento tutte le luci, solo gli spot della terrazza brillavano nel buio. Le ombre delle palme agitate dal vento facevano danzare allegri fantasmi sulle pareti del salotto.
Cazzo se era buono quello scotch!
Gilles navigava nella densa nebbia nata dagli spruzzi maltati delle Highland. Niente più aveva importanza, poteva accettare tutto: quel lavoro di cui era stanco, i figli che si allontanavano, il tradimento di Claire, l’amore che si sfilacciava.

Georget ha la rara dote di imprigionarci tra le maglie della sua rete, fatta di rapporti e sentimenti, di dolore e gioia, e di condurci dentro le profondità dell’animo umano.
Il tenente Gilles Sebag, ad esempio, scopre di essere stato tradito da sua moglie e tutto il suo mondo, ciò su cui si fondava la sua esistenza, crolla come un castello di carte. E la vita è questo: caos e imprevedibilità. Sebag cerca di reagire e di farsi guidare dal cuore, perché sa di essere ancora innamorato pazzamente della moglie. E allora la tenerezza, la complicità, gli anni vissuti insieme, i due figli, sono tutti motivi validi per restare insieme. Eppure… eppure qualcosa lo rode dentro, è più forte di lui. Forse la gelosia o forse il dubbio. Perché lei ha sentito la necessità di andare con un altro? E al letto com’era, più bravo di lui? E allora immagina masochisticamente la moglie al letto con l’amante. E il dubbio continua a corrodere quella sottile difesa che è riuscito a costruire e penetra nella sua anima.

Ce l’aveva anche col suo cervello. Quell’organo che faceva di testa sua. Non lo sopportava. Era lui che l’aveva svegliato nel bel mezzo della notte, lui che manipolava i suoi pensieri neri. E se Claire stesse mentendo ancora… Davvero aveva interrotto ogni contatto col suo amante?
Si era alzato, aveva frugato nella borsa di sua moglie e aveva tirato fuori il cellulare. Quel maledetto cellulare!

La trama è molto solida e i dialoghi sono credibili, ma ciò che rende Georget un grande scrittore è la sua capacità di intrecciare il plot poliziesco con i drammi personali e intimi dei personaggi. Ad un certo punto, Sebag si ritrova persino a confessare il tradimento della moglie a Bastien, un uomo che si è asserragliato nella propria casa e ha svuotato una tanica di benzina sulla testa della moglie infedele, pronto ad appiccarle fuoco. Poliziotto e rapitore si confessano e sfogano la propria rabbia e paura.

Sebag represse a fatica la voglia di mandare giù per davvero una sorsata di whisky. In quel caso non solo capiva, ma sapeva perfettamente di cosa si parlava. Ma perché la sua vita lavorativa e quella personale dovevano combaciare fino a quel punto?

Il tenente Sebag, un novello Holmes ma anche un antieroe dei nostri tempi…

Lo scrittore francese descrive la vita di tutti i giorni. Georget è bravissimo a scavare nell’animo di questo poliziotto che sentiamo così vicino, perché anche noi ci siamo trovati nella stessa situazione, anche noi abbiamo sofferto, anche noi abbiamo dubitato della nostra donna. E se ancora non è accaduto, potrebbe accadere, forse anche domani. La scrittura di Georget, infatti, turba il lettore, per la sensibile e sincera precisione con cui penetra nel dramma dell’adulterio. Ciò che prova Sebag, dopo aver scoperto il tradimento della moglie, è così vero, che ci si chiede se il romanzo non sia in parte anche autobiografico.

Sebag si arrendeva all’evidenza. Qualsiasi cosa si dicesse o facesse, in qualunque modo si vivesse, si restava soli.
Disperatamente soli.
Definitivamente soli.
Anime fragili e codarde, ci si circondava di una famiglia credendo di costruirsi un continente. E invece si creava solo un’illusione. Si restava iceberg, gelidamente incollati gli uni agli altri, ma pronti a riprendere l’eterna deriva in un oceano ghiacciato alla minima tempesta, alla minima tentazione.

Questo il lato privato del Sebag sposato e padre di famiglia. Come tenente di polizia, invece, Sebag si ispira ai metodi deduttivi di Sherlock Holmes. Esemplare la scena che si svolge presso un’agenzia investigativa privata, tenuta dall’affascinante e canuta Àvia Maria. Tra la padrona dell’agenzia e Sebag si svolge la tipica sfida del cervello più fine, tanto che il tenente Molina si lascia andare ad un vero e proprio elogio del collega: «Accidenti, Maria, io conosco bene il mio Gilles e quando prende quest’aria ispirata da Gesù Cristo poliziotto bisogna aver paura. Ti farà cantare!».

“Voi credete che il bene sia la luce e l’ombra il male. Ma dov’è l’ombra, e dov’è la luce?”

Il nuovo romanzo di Georget si ispira a un film girato nel 1943 dal celebre regista Henri-Georges Clouzot. Il film si intitola “Il corvo” ed è uno dei capolavori assoluti del cinema (consiglio caldamente di vederlo). La pellicola è ambientata in un piccolo paese della provincia francese (come il romanzo di Georget), che viene sconvolto da una serie di lettere anonime, firmate solo col disegno di un corvo, che rivelano i segreti degli abitanti. La prima di queste lettere arriva al Dr. Rémy Germain, un ginecologo, che viene accusato di avere una relazione adultera con Laura Vorzet, la giovane moglie dell’anziano primario dell’ospedale della città.
In La stagione dei tradimenti, i poliziotti soprannominano il “corvo” il fantomatico personaggio che invia sms e foto ai mariti, avvisandoli dell’adulterio delle mogli. E verso la fine del romanzo, Sebag cita esplicitamente il film di Clouzot
Georget non si limita, però, ad una superficiale lettura del film di Clouzot. Come ne Il corvo del 1943, nel romanzo vi è una chiara denuncia dell’ipocrisia borghese francese come anche della finta morale di cui si vestono le persone.

Avevano cercato di inculcare nei figli princìpi di vita sana, onestà e sincerità. Risultato: Claire aveva vissuto nella menzogna e nella dissimulazione, lui fumava una sigaretta dopo l’altra e di sera si faceva le canne con una collega. Per non parlare poi del suo problema con l’alcol: mandar giù di nascosto sorsate di whisky al minimo intoppo, questo sì che era dare il buon esempio!
Predicar bene e razzolar male. Un classico

E Georget ci conduce per mano nell’oscurità e nella precarietà di una delle istituzioni più antiche e più rispettate, il matrimonio. Ne mostra i pregi e i difetti senza cadere nelle solite banalità. Uno dei personaggi femminili più belli del romanzo è sicuramente la signora Marie-Isabelle Casty, che, durante il suo incontro con il tenente Sebag, cerca di giustificare il suo comportamento “immorale”, almeno secondo il punto di vista maschile, ma non riesce a far breccia nei pregiudizi del poliziotto.

Avrebbe voluto spiegare che aveva bisogno di quelle avventure per essere felice, che aveva bisogno dello sguardo di quegli uomini e delle loro carezze per sentirsi bella… Avrebbe voluto gridare in faccia a quel poliziotto così gelido nel suo mostrarsi educato che lei non riusciva a fare a meno delle prime volte – della prima ondata di desiderio, del primo appuntamento, della prima scopata, del primo orgasmo –, che lei amava gli uomini, il loro calore, la loro intimità, la loro tenerezza… Avrebbe voluto gridare in faccia al mondo che non era una questione di sesso, ma di brividi, vita e libertà…

La motivazione dell’adulterio di Claire, la moglie del tenente Sebag, è molto simile: il bisogno di sentirsi ancora viva, di fremere sotto le carezze di un altro, di provare ancora quelle emozioni “adolescenziali” che sembravano ormai perdute e lontane.

… si era sentita ringiovanire a poco a poco. Aveva ritrovato la spensieratezza della gioventù, un po’ di follia in una vita fin troppo inquadrata. Aveva ceduto. Con piacere…
«E poi ci mandiamo un sacco di messaggi, di giorno e di notte» proseguì lei. «Come fanno i giovani quando sono innamorati».

Il sentimento di amore e devozione della moglie per il marito (ideale patriarcale ancora radicato nella nostra cultura) si scontra con gli istinti sessuali per troppo tempo repressi, e con un profondo e innato bisogno di sentirsi ancora “bella” e desiderata. Georget non si ferma qui e denuncia apertamente il repressivo sistema patriarcale in cui le donne sono costrette a vivere.

«… il piacere maschile è un piccolo spasmo e poi finisce. Mentre nelle donne è un’onda, una tempesta, talvolta una marea. L’orgasmo femminile ha fatto paura per molto tempo, sia agli uomini che alle donne. Ed è per questo che l’hanno tanto represso».

Lo scrittore analizza con grande finezza le ragioni che hanno portato Claire a tradire il marito e sembra quasi che giustifichi moralmente la donna. L’autore è bravissimo a descrivere la complessità del desiderio e della psiche femminili, come anche l’incapacità dell’uomo di comprenderli. La colpa del tradimento non è solo di Claire.

Claire si morse le labbra a sangue. Si rialzò e con passo pesante tornò sola verso la camera da letto. Sulla soglia si voltò.
«Ho commesso un errore, ma non sono responsabile di ogni cosa».
«Lo so».

Nessuno è privo di colpa e nessuno ha il diritto di ergersi a giudice. E lo stesso Sebag, pur non avendo mai tradito la moglie, sa quanto sia gratificante sentirsi desiderato: “Quel modo di scherzare con Elsa, quel flirtare innocente, lusingava Sebag. Gli restituiva fiducia in se stesso. Fiducia nella vita.”
Anche questo modo dello scrittore francese di lasciare i confini del giusto e sbagliato indefiniti è ripreso dal vecchio film di Clouzot. Famosissima è la scena del film in cui due dei protagonisti si trovano all’interno di un’aula scolastica; colui, che sta indagando sull’identità del Corvo, da una spinta alla lampada facendola oscillare, così che la luce illumina alternativamente i volti dei due attori e poi dice: “Voi credete che il bene sia la luce e l’ombra il male. Ma dov’è l’ombra, e dov’è la luce?”

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La stagione dei tradimenti
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La stagione dei tradimenti
  • Georget, Philippe (Autore)

Articolo protocollato da Alessandro Bullo

Alessandro Bullo è nato a Venezia. Si è laureato in lettere con indirizzo artistico, mantenendosi con mestieri occasionali; dopo la laurea ha lavorato per alcuni anni presso i Beni Culturali e poi per la Questura di Venezia. Successivamente ha vissuto per quasi dieci anni a Desenzano del Garda per necessità di lavoro. Attualmente vive a Venezia e lavora come responsabile informatico per un’importante ditta italiana. Sue passioni: Venezia, il cinema noir, leggere, scrivere. Autori preferiti: Dino Buzzati, Charles Bukovski, Henry Miller. Registi preferiti: Elia Kazan e Alfred Joseph Hitchcock. È arrivato per due volte in finale al premio Tedeschi e una al premio Urania. Nel 2012 con “La laguna degli specchi” (pubblicato sotto lo pseudonimo Drosan Lulob) è stato tra i vincitori del concorso “Io scrittore”.

Alessandro Bullo ha scritto 66 articoli: