La sconosciuta di Mary KubicaHeidi Wood è sempre stata una donna dal cuore tenero, capace di emozionarsi per ogni vita sfortunata, per ogni debole costretto a una esistenza di disagi e sofferenze, e ha sempre trovato il modo di aiutare i deboli e i meno fortunati di lei.

E già in occasione del primo incontro con Willow Heidi rimane colpita: la ragazzina rimane in piedi sul binario della stazione, immobile e indifferente alla pioggia, stringe a sé un neonato e sembra ormai incapace di reagire alle sventure.

Poco dopo Heidi la perderà di vista, ma tornerà a incontrarla in varie occasioni fino a quando, non riuscendo più a resistere al tragico spettacolo e incapace di cancellare dalla sua memoria quella povera ragazza, decide di intervenire.

E si tratta di un intervento importante in quanto Heidi decide di portare a casa Willow e la sua neonata che, scoprirà, ha appena quattro mesi.
La ragazza appare trasandata e denutrita, non ha un luogo dove stare e la famiglia di Heidi, seppur fra mille resistenze e dubbi, decide infine di aiutare Willow ospitandola per un periodo.

E durante la permanenza, mentre Willow comincia a stare meglio e aprirsi con i suoi benefattori, spuntano vari tasselli del puzzle che è il suo passato, ed Heidi scoprirà che un gesto gentile può portare in un gorgo mortale dal quale è difficile uscire…

Chi ha già avuto modo di leggere il precedente romanzo di Mary Kubica, Una brava ragazza, sarà molto contento nel notare i passi in avanti fatti dalla scrittrice, mentre chi ancora non conosce le sue opere rimarrà coinvolto, all’inizio lentamente e quindi con sempre maggiore velocità, in una trama che sa nascondere molto bene e fino all’ultimo il suo colpo di scena.

L’elemento più potente nella scrittura di questa giovane autrice, quel che fa da traino alla ragnatela che viene tessuta senza che il lettore quasi se ne renda conto è fuor di dubbio l’attenzione certosina nel ritrarre i tre personaggi principali: Chris, Heidi e Willow.
A ognuno di loro viene dato ampio spazio e voce, tutti vengono costruiti in modo realistico e convincente attraverso un accumulo di particolari grandi e piccoli e ci troviamo a empatizzare di volta in volta per ciascuno di loro, fino a quando non ci perdiamo e non capiamo quasi più chi, fra tutti, sia realmente la persona che viene più danneggiata, chi soffra di più, chi, alla fine dei giochi, giaccia, più di tutti, come vittima al suolo.

In fondo Mary Kubica ci mette di fronte a un gioco narrativo e a una trama ben risaputi, ma lo fa con la giusta lentezza e con le opportune distrazioni, impiegando la prima metà del romanzo per farci conoscere meglio i vari personaggi e metterci nella condizione di porre molte domande, di avere parecchi dubbi.
Chris, il marito di Heidi, viene descritto come dotato del necessario filo di cinismo e sarcasmo, doti indispensabili per sopravvivere nel suo ambiente lavorativo, fra banche e investimenti; Heidi è dotata di una generosità e una attenzione verso le persone meno sfortunate che sconfina quasi nel maniacale mentre Willow, infine, ha la giusta carica di mistero e minaccia.

Si tratta di un mix ben riuscito perché cominciamo subito a pensare agli eventuali esiti della comparsa di Willow nella vita della coppia: Chris, già indebolito da una collega di lavoro procace e molto sexy, finirà in qualche modo con il cedere e magari avere una avventura sessuale con Willow? Heidi riuscirà a notare eventuali pericoli o sarà fin troppo coinvolta con la neonata e non avrà altro a cui pensare? E la stessa Willow, che mire ha verso i tre?
Si limiterà a rubare tutto il possibile, abbandonando poi sua figlia, o cercherà di distruggere in qualche modo i forti legami della famiglia?
E, in quella che è alla fine la domanda centrale del romanzo, chi è davvero “la sconosciuta” dell’azzeccato titolo italiano?

Abbiamo già letto (e visto al cinema) molte cautionary tale sul pericolo che si annida nell’essere esageratamente buoni e accoglienti, ma Mary Kubica porta questo monito a conseguenze che sono insieme estreme e originali e non è facile dimenticare l’escalation di ansia e suspense offerta dalle ultime pagine di questo romanzo.

Certo, non impieghiamo molto ad accorgerci che c’ qualcosa che non quadra, sia nelle menzogne di Willow che nell’esagerata compulsione a far del bene di Heidi, per non parlare della sua attrazione e fissazione nei confronti dei bambini, ma non può comunque prepararci, perlomeno non del tutto, a quel che ci aspetta nel finale.
Finale che, volendo trovare qualche elemento perfezionabile nel futuro di questa autrice, appare a tratti un filo affrettato, in particolare pensando al ritmo del resto dell’opera.
Ma è ben probabile che sia un effetto voluto, simile a quello del cobra che ipnotizza la vittima per poi morderla improvvisamente.

Altro elemento di forza di Mary Kubica, oltre alla gestione della psicologia dei personaggi principali, è la tecnica narrativa che frammenta i punti di vista alternando quelli di Chris, Heidi e (scelta coraggiosa) Willow. A complicare il già enigmatico quadro è il gioco di rimandi fra passato e presente: il risultato finale del moltiplicarsi di voci e linee temporali è quello di sentirsi a bordo di una nave che si avvicina, spiraleggiando, a un maelstrom, senza mai cadere dentro al gorgo.
Il gorgo è il cuore del mistero, ogni giro è una raccolta di d’indizi e sospetti.

Il tocco che dimostra la padronanza della scrittrice si trova proprio nella gestione del triplice punto di vista e nel modo in cui quello appartenente a Willow viene inserito solo e soltanto dopo un certo punto: farlo emergere prima avrebbe fornito determinati dettagli troppo in anticipo, mentre immetterlo in quel momento continua a fornire carburante al motore e a tenere alto il nostro interesse.

Si tratta di elementi tecnici che non possono essere ignorati e che danno la misura di una scrittrice che sta già padroneggiando il thriller psicologico e che può solo fare ancora meglio nel futuro.

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