La regola delle ombre di Giulio LeoniA distanza di un anno dal ben accolto Il manoscritto delle anime perdute, Giulio Leoni riprende il suo viaggio nei misteri dei secoli passati con La regola delle ombre, romanzo che come molti altri dell’autore romano appartiene al sottogenere del giallo storico ed è ristampato da TEA dopo una prima edizione Mondadori risalente al 2009.

Giulio Leoni ha sempre saputo affascinarci con le sue trame e personaggi, ma in La regola delle ombre, ancora più che in altre occasioni, sembra aver azzeccato un elemento fondamentale, il protagonista, scegliendo il formidabile Pico della Mirandola quale personaggio principale di questa intricata vicenda che parte dall’incendio di una stamperia.

Di tutti i sottogeneri esistenti, il giallo storico a nostro modo di vedere è uno dei più complessi e difficili: l’insieme di informazioni che diamo ormai per scontate è enorme e occorre grande attenzione (e un bravo editor) per non incappare in errori e sviste.

Giulio Leoni sceglie uno dei più grandi umanisti italiani, quel Pico della Mirandola scomparso in giovane età, appena trentun anni, filosofo di rilievo, che in molti ricordano per la prodigiosa memoria e la conoscenza enciclopedica. Entrambe queste doti saranno messe alla prova dagli eventi creati da Leoni: andiamo a scoprire qualcosa di più della trama de La regola delle ombre.

In una sera d’inverno del Quattrocento un terribile incendio distrugge completamente la prima stamperia a caratteri mobili di Firenze, donando alla città un secondo, rovente tramonto che ne rischiara chiese e palazzi. Nel rogo muore il proprietario e si perdono anche le tracce di un’opera che Lorenzo de’ Medici attendeva da tempo, un libro pieno di meraviglie e segreti che, si narra, era stato stampato con il “carattere perfetto”.

Il Magnifico arriva quanto prima possibile sul luogo dell’incendio, accompagnato dall’amico Pico della Mirandola e, dopo alcune indagini, capiscono che non si tratta di un evento accidentale ma di un delitto e di un rogo voluto per coprire le tracce. A complicare ulteriormente il quadro ecco che nei dintorni viene scorta una donna che sembra essere la splendida Simonetta Vespucci, una bellissima dama morta anni prima.

Pico della Mirandola è molto scettico nei confronti di quanto ha visto e appreso ed è sempre più convinto che il tomo andato distrutto nell’incendio sia il famigerato Regola delle ombre, un rituale che alcuni reputano in grado di aprire i cancelli del sepolcro. Pico sa che il manoscritto del volume in precedenza è passato per le mani di Leon Battista Alberti, per poi scomparire con la morte del famoso architetto.

D’accordo con Lorenzo, Pico si dirige a Roma in cerca di verità e spiegazioni, ma si troverà immerso fino al collo nei piani e schemi di cabalisti e maghi, nella città eterna di Sisto IV e di Rodrigo Borgia, fra intrighi di corte e l’onnipresente Santa Inquisizione, in cerca di una ragione che sembra molto difficile da trovare in quel caos.

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La regola delle ombre: Un'idagine di Pico della Mirandola
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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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