La foresta assassina è il nuovo romanzo di Sara Blædel arrivato in Italia da qualche mese. Oggi lo recensiamo per voi al Thriller Café.
È una notte importante, per il quindicenne Sune. Cresciuto in una comunità neopagana scandinava, è finalmente giunto il momento del suo rito di iniziazione: insieme al padre uscirà di casa bambino, per farvi ritorno da uomo. È il suo rito. Un falò è stato acceso in mezzo alla foresta; le lingue di fuoco vibrano nell’oscurità e le ombre nere oscillano fra gli alberi; gli uomini sono tutti lì per lui, per accoglierlo nel loro cerchio. E poi, ecco una donna.
Quella notte Sune scompare.
Dopo Le bambine dimenticate torna Louise Rick in questo nuovo bel romanzo della Blædel . La vicenda ruota su un rito neo pagano – religione riconosciuta dallo Stato danese – derivante dalla antica cultura norrenica: è una cultura affascinante, profondamente legata ai valori della terra e della comunione con la natura, ma che nel villaggio di Hvalsø ha assunto toni deviati e inquietanti di una setta. Hvalsø è anche il paese di origine di Louise Rick, e la ricerca delle verità sulla scomparsa di Sune si intreccia strettamente con la storia personale di Louise, in un viaggio doloroso a ritroso nel tempo.
Il romanzo quindi viaggia su due piani: le indagini sul ragazzo scomparso, sulle troppe ombre legate alla sua vita familiare e a quella sorta di cerchio magico che si rivela essere il gruppo neopagano del quale Sune avrebbe dovuto entrare a far parte. Dall’altra Louise dovrà rimettere in discussione le certezze di tutta una vita , perché il fidanzato che ha creduto morto suicida per moltissimi anni forse non si è suicidato, e vecchi e nuovi fantasmi intrecceranno strettamente le due vicende.

Dopo poche pagine dall’inizio del romanzo si delinea abbastanza chiaramente lo svolgimento della vicenda e del suo epilogo: paradossalmente, in questo caso, intuire lo sviluppo della trama e identificare i probabili colpevoli è un valore aggiunto anziché un limite strutturale del romanzo. La Blædel sa costruire con abilità personaggi ai quali ci si affeziona velocemente – e molti di questi li conosciamo dai romanzi precedenti – e la sensazione di imminente pericolo che li accompagna mette il lettore in uno stato di tensione costante che rende La foresta assassina decisamente un thriller di grande qualità.
Fa da sfondo alla vicenda una Danimarca plumbea, fredda, oscura: c’è una visione spesso mitizzata dei paesi nord europei che noi lettori del sud Europa abbiamo, che la Blædel, come moltissimi altri  grandi scrittori di thriller nordici, sgretola pagina dopo pagina: emerge dalle pagine dei suoi romanzi una misoginia nemmeno troppo sotterranea, una sconfortante oggettivazione delle donne che, pur vivendo in una società con moltissimi elementi di parità, non si è distaccata da un maschilismo anche violento, ma la Blædel haaffrontato anche i temi della pedofilia, della prostituzione, del trattamento riservato ai malati di mente negli anni 80.
In particolare in questi due romanzi ambientati a  Hvalsø – che è anche il paese di origine della protagonista – emerge una provincia chiusa, antica e antiquata che fa da contraltare a una natura bellissima e a radici culturali affascinanti. E’ come se, sotto lo strato superficiale di civiltà socialmente molto avanzata, la provincia nascondesse una radice più ancestrale e oscura, di grande fascino ma anche di grande inquietudine.
Una provincia da conoscere, come merita di essere conosciuta questa grande autrice.

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La foresta assassina
211 Recensioni
La foresta assassina
  • Blaedel, Sara (Autore)

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 134 articoli: