Nuovo appuntamento oggi con le letture in lingua originale: vi parliamo di Island of bones, di Imogen Robertson.
Visto il revival vittoriano e pre-vittoriano in Gran Bretagna (gli appassionati di thriller impazziscono per la serie della BBC “Ripper Street”, ambientata nell’East End nel 1889, in piena “zona” Jack The Ripper) non sorprende che delle crime stories ambientate a fine ‘700 a Londra, e non solo, destino interesse.
Imogen Robertson (qui un’intervista), autrice inglese con una carriera nella regia TV, film e radio prima del successo come scrittrice nel 2007, ha creato una serie di riusciti gialli storici incentrati sulla coppia di detective dilettanti Harriet Westerman – Gabriel Crowther. Ho scoperto la serie leggendo il terzo romanzo, “Island of Bones”, ma mi darò da fare subito per trovare i primi due!
Motivo? La Robertson è andata ben oltre l’abile marketing editoriale. Ha creato dei personaggi vivi ed interessanti, e scritto una storia credibile, con una trama gialla sofisticata al punto giusto. Il tutto condito da una rievocazione storica puntuale ma mai stucchevole. Mi sono sentito “calato” nel mondo vagamente ovattato dell’alta borghesia inglese nel regno di Guglielmo IV (il predecessore della mitica Vittoria), senza dovermi sorbire digressioni indigeste e senza che il ritmo ne risentisse.
Il bonus è stato che in questo romanzo viene alla luce il particolarissimo passato di uno dei due “detective”, l’anatomo-patologo dilettante (un Kay Scarpetta ante litteram e con i pantaloni) Gabriel Crowther. E’ proprio il suo personale coinvolgimento in un omicidio di oltre 50 anni prima che mette la sua brillante collega Harriet, una giovane vedova con figli da crescere ed un fiuto infallibile per gli intrighi, in condizione di sfoderare le sue doti di detective.
E Harriet dovrà darsi da fare, per fermare un insospettabile “cattivo” in cerca di vendetta e di un tesoro nascosto, pronto a seminare morte sul suo cammino.
Personaggi fuori da molti dei canoni moderni, più adatti agli appassionati di Sherlock Holmes che di John Rebus, ma un giallo in piena regola, con morte, azione e deduzione. La coppia è ben assortita, l’ambientazione accattivante, ci sono la giusta tensione ed un buon ritmo: una serie, inedita in Italia, decisamente tutta da scoprire. Vado subito a caccia del primo romanzo, “Instruments of Darkness”!

Articolo protocollato da Nicola Mira

Nicola Mira è un traduttore dall’italiano all’inglese e viceversa. Vive a Londra ed è membro dell’ Emerging Translators Network e dell’English PEN (poets, essayists and novelists society). Ha iniziato la carriera di traduttore dopo una mezza vita nel marketing della cosmesi e della moda , ed ha lavorato di recente ad un romanzo semi-autobiografico di G. D’Annunzio, “Licenza” . La passione per il giallo è nata da ragazzino e l’obiettivo è leggere autori di crime fiction di tutti i paesi del mondo. Non preferisce un genere in particolare, sono importanti la qualità della narrativa ed il fascino dei personaggi ma l’autore giallo, anzi l’autore punto, che mette in cima alla sua personale classifica è Georges Simenon.

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