luca-vesteAutore inglese di origini italiane, Luca Veste al suo debutto nel panorama del thriller con Dead gone ha sorpreso pubblico e critica nel Regno Unito. Lo intervistiamo oggi al Thriller Café.

[D]: Ciao Luca, benvenuto al Thriller Café. La nostra prima domanda è molto semplice: chi è Luca Veste come persona e come scrittore?
[R]: Ciao! Grazie per avermi invitato. Sono uno scrittore di Liverpool, in Inghilterra. Anche uno studente universitario in Psicologia e Criminologia un po’ maturo. Scrivo romanzi polizieschi, con un’inclinazione verso la psicologia.

[D]: Sei per metà italiano, giusto? Qual è il tuo rapporto con la nostra nazione?
[R]: Mio padre è il collegamento. I suoi genitori sono (o erano in un caso) entrambi italiani, ma è cresciuto in Inghilterra quando sono emigrati qui (cosa che non è mai stata pienamente spiegata… perché lasciare l’Italia?). Mia nonna ha vissuto qui per oltre 50 anni, ma non ha mai perso l’accento. E’ di Napoli.

[D]: Diventare uno scrittore è sempre stato un obiettivo per te, o hai capito che volevi scrivere in un momento particolare della tua vita?
[R]: E’ qualcosa che è arrivato dopo nella mia vita (e dato che ho solo trent’anni, non è tardi). Non ho mai avuto alcuna intenzione di scrivere qualcosa, ma sono sempre stato un lettore vorace. Non ci ho pensato fino a quando dopo una conversazione casuale con uno scrittore ho scritto un breve racconto per scherzo. Da lì è stata un’escalation, con la gioia di portare personaggi e idee alla vita attraverso la scrittura che è diventata tutto per me.

[D]: Come è nato il tuo romanzo Dead gone? Qualcosa in particolare ti ha dato l’idea?
[R]: E’ stato durante una lezione di psicologia nel mio primo anno di università. Una conferenza sull’etica all’interno della psicologia, e come storicamente sia stata spesso trascurata in passato, ha suscitato il mio interesse. Gli esempi utilizzati mi hanno dato l’idea di un serial killer che utilizzava veri e propri esperimenti storici psicologici per uccidere le vittime.

[D]: Puoi riassumerlo brevemente per i lettori italiani?
[R]: Dead gone è la storia di due detective – David Murphy e Laura Rossi – e dei loro tentativi di fermare un serial killer che sta battendo le strade di Liverpool, con ogni vittima che ha legami con l’università locale e terrificanti, reali esperimenti psicologici. Si tratta di un libro sulla vita, la morte e il dolore… e come relazionarsi con ciascuno di questi elementi.

[D]: Perché ai lettori potrebbe piacere? C’è qualcosa che potrebbero trovare difficile da accettare nel libro?
[R]: Spero che piaccia per le sue qualità oscure ed emozionanti. Inoltre, che li faccia riflettere un po’ sulla morte e su come ognuno di noi si confronti con qualcosa che è universale in modo diverso. Suppongo che questo abbia le sue difficoltà, così come ci sono alcuni passaggi che sono difficili da leggere (e difficile da scrivere). Trovarsi di fronte alla propria morte è qualcosa che a nessuno piace immaginare.

[D]: Tu e il protagonista David Murphy siete simili in qualche aspetto?
[R]: In alcuni aspetti, sì. Io non tendo a imbottigliare le emozioni tanto quanto fa Murphy, ma lui fa errori, che è qualcosa che riguarda anche me ed è forse un riflesso di me stesso. Condivide anche lo stesso gusto per la musica con me!

[D]: C’è qualche possibilità che possiamo leggerlo in italiano presto, che tu sappia?
[R]: Lo spero. Laura Rossi – la detective partner di Murphy – porta una forte influenza italiana all’interno del libro, che credo che aggiunga qualcosa di interessante per i lettori italiani che amano il romanzo poliziesco britannico. Mi piacerebbe presentare una traduzione in italiano alla mia famiglia.

[D]: Stai già lavorando a una nuova storia?
[R]: Sì, The dying place sarà pubblicato entro la fine dell’anno nel Regno Unito e nei paesi anglofoni. Continua la serie di Murphy e Rossi.

[D]: Un suggerimento per aspiranti scrittori. Un suggerimento ad appassionati lettori.
[R]: Non esistono “aspiranti scrittori”. Se scrivi, sei uno scrittore. Basta continuare a scrivere. Fine. Quindi scrivere di nuovo.
I lettori appassionati sono la linfa vitale della nostra industria. E’ un grande motivo per cui scrivo: condividere i miei pensieri, idee, con i lettori. Continuate a leggere e continueremo a scrivere.

[D]: Se vuoi dire qualcosa, questo è il momento…
[R]: Solo che il sostegno della gente è stato travolgente e molto apprezzato. Mi piace avere riscontri dai lettori, e che è stata una vera gioia da quando il libro è uscito. Allo stesso modo, siti come questo che vogliono fare interviste sono di grande importanza in questa nuova era di internet. Ho iniziato recensendo libri e intervistando scrittori e l’ho fatto per la gioia di leggere e di voler condividere le mie esperienze. Amo siti come questo, e non posso che esprimere il mio apprezzamento per tutto il sostegno che ho ricevuto da loro.

[D]: Vuoi dire ciao ai lettori di Thriller Café?
[R]: Certo! Ciao! Spero che stiate emozionandovi con tutti i libri che state leggendo e che ce ne siano molti altri a seguire. E per i miei lettori – grazie. Grazie mille! Spero continuiate ad appassionarvi alla serie Murphy e Rossi.

[D]: Grazie per aver accettato il nostro invito, Luca: è stato un piacere averti al Thriller Café.
[R]: Più che un piacere essere qui. Grazie!

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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