Dopo aver recentemente parlato del suo ultimo romanzo, Alle porte della notte, facciamo oggi due chiacchiere con Paolo Roversi. Qui trovate quanto ci siamo detti…

[Thriller Café]: Ciao Paolo, benvenuto al Thriller Café. Prima domanda di rito: chi è Paolo Roversi nella vita e come scrittore?

[Paolo Roversi]: Direi uno che ha sempre avuto una grande passione per la scrittura e per l’informatica che lo ha portato ad essere un giornalista prima e uno scrittore in seguito sempre molto attento ai cambiamenti e alle nuove tecnologie

[TC]: Enrico Radeschi, protagonista del romanzo: giornalista e hacker, che finisce per essere detective. Un nuovo genere di investigatore per misteri più moderni, che si annidano anche in rete?

[PR]: Sì anche l’idea del personaggio è nata nel 2006 con il primo romanzo della serie. Penso che al giorno d’oggi nessun crimine possa essere risolto senza l’ausilio dei computer e della tecnologia.

[TC]: Qual è il segreto per coniugare questa modernità con un noir che sa essere anche locale oltre che globale, quasi metropolitano nel suo porre l’accento sui mille volti di Milano?

[PR]: Si tratta solo di spiegare in modo semplice quello che Radeschi fa col computer. Non uso termini difficili, non entro troppo nello specifico. Rendo credibile e realistico quello che fa ma soprattutto comprensibile a tutti i lettori.

[TC]: Tra i tuoi scrittori di riferimento, non possiamo non citare Bukowski, a cui intitola anche una delle tue opere: “Taccuino di una sbronza”. In quali aspetti ritieni di essere stato maggiormente influenzato dallo stile di Bukowski?

[PR]: Nei dialoghi e nelle frasi brevi e incisive

[TC]: A quali altri autori ti ispiri, in particolare in area giallo e noir?

[PR]: A Giorgio Scerbanenco e a Manuel Vasquez Montalban.

[TC]: MilanoNera: il blog di Radeschi nel romanzo, ma anche il tuo blog nella vita. Da cosa nasce questo parallelo tra narrazione e vita reale?

[PR]: Ho scritto la prima storia di Radeschi lo stesso anno che ho creato il mio blog. Da allora i due progetti sono cresciuti insieme e direi che entrambi hanno fatto parecchia strada…

[TC]: Quanto altro c’è di te in Enrico Radeschi, al di là di questa corrispondenza?

[PR]: La vespa gialla: il Giallone esiste davvero ed è la mia amata vespa 50 del 1974.

[TC]: Il congegno narrativo, la “soluzione” di “Alle porte della notte” si mostra molto elegante ed elaborata: come nasce? Da un’intuizione o da un processo di continuo raffinamento?

[PR]: Da un processo di affinamento continuo della trama. Lavoro molto sulla scaletta e sui colpi di scena prima della stesura definitiva del romanzo perché i lettori di gialli sono molto esigenti e quindi bisogna fare attenzione anche ad ogni più piccolo dettaglio.

[TC]: In alcune scuole medie, uno dei tuoi testi, “Gli agenti segreti non piangono”, è materia di studio: come ti fa sentire?

[PR]: Bene direi perché spero che crescendo poi i giovani lettori si avvicinino anche agli altri miei romanzi.

[TC]: La tua produzione si contraddistingue per una grande varietà di mezzi espressivi: romanzo, giornalismo, racconto, serie tv, radio, audiolibro. Esiste uno strumento narrativo al quale sei più affezionato? Per quale ragione?

[PR]: Al romanzo perché è il modo migliore e più efficace per raccontare al meglio e senza filtri le proprie storie.

[TC]: Quali i nuovi progetti in cantiere?

[PR]: Un romanzo giallo per ragazzi, appena uscito per il Battello a Vapore dal titolo “Il mistero dell’ombra dell’alba”.

[TC]: Se c’è qualcos’altro che vuoi dire, questo è il momento.

[PR]: Leggete, apre la mente e rende liberi.

[TC]: Grazie per essere stato ospite al Thriller Café; speriamo di rivederti presto.

[PR]:  Grazie a voi!

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Alle porte della notte
  • Roversi, Paolo (Autore)

Articolo protocollato da Damiano Verda

Genovese, classe 1985, ingegnere informatico, appassionato di scrittura. There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche giocare, leggere, scrivere possano essere un modo per tentare la scommessa di socchiudere qualcuna di quelle porte, su quel corridoio senza fine.

Damiano Verda ha scritto 56 articoli: