Francisco Perez GandulOspite di ThrillerCafe oggi Francisco Pérez Gandul, l’autore di Cella 211, il nuovo thriller pubblicato da Marsilio quasi in contemporanea con l’uscita dell’omonimo film nelle sale italiane (su ThrillerCafe Channel potete vederne il trailer). Abbiamo fatto due chiacchiere con lui, riguardo al suo romanzo e non solo…

[ThrillerCafe] Ciao Francisco, benvenuto al Thriller Café.
Cella 211, il tuo romanzo d’esordio, è un thriller carcerario. Come mai proprio questo genere? Da dove è nata l’idea per il libro?
[Francisco Pérez Gandul] Sono sempre stato affascinato dalla narrativa poliziesca e dai film noir americani, specialmente da quelle storie in cui Clint Eastwood, Burt Lancaster o Edward G. Robinson erano rinchiusi a Sing Sing o Alcatraz. Immagino siano rimasti in un angolo della mia memoria e un giorno mentre camminavo sulla spiaggia mi sono posto una domanda: cosa succederebbe a un novello secondino se fosse coinvolto in una rivolta insieme ai detenuti più pericolosi al suo primo giorno di lavoro? La risposta è “Cella 211”.

[TC] C’è qualche autore in questo campo che più di altri ha rappresentato per te un punto di riferimento, un optimum da eguagliare o superare?
[FPG] Nessuno in particolare, ma chiunque racconti una storia interessante in modo coinvolgente. Mi piacciono le storie con un inizio, un centro e una fine. In Spagna diciamo che gli autori contemplano il proprio ombelico quando pensano esclusivamente a ciò che è interessante per loro stessi, alle loro nevrosi e traumi. E’ una cosa che io detesto. Ho un ombelico davvero brutto e non credo che possa risultare interessante per chicchessia.

[TC] Parlaci del protagonista, Juan Oliver: che tipo di persona è, e come credi che evolva la sua personalità lungo la trama del libro?
[FPG] Juan è un tipo normale, un giovane uomo che non ha ancora vissuto molto e ha tutto un futuro davanti insieme alla moglie incinta. Il destino lo trascinerà all’inferno, e lui dovrà dimostrare che, come tutti noi, ha dentro un diavolo che ci permette di sopravvivere anche all’inferno. Se “Cella 211” è una tragedia classica, Juan Oliver è un personaggio che non ha nessuna maschera, a cui gli eventi imprimeranno in faccia tutta la sofferenza di coloro che sono costretti a vivere in condizioni che vanno al di là delle loro possibilità.

[TC] Dovessi descrivere con 3 aggettivi il tuo romanzo, quali useresti, e perché?
[FPG] Originale, imprevedibile, disturbante. Originale perché è costruito su tre personaggi che lo raccontano a seconda dei loro sentimenti e stati d’animo. Imprevedibile perché i colpi di scena catturano l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. Disturbante perché mette sul piatto senza retorica alcuni interrogativi scomodi che la società di solito preferisce ignorare, e a cui ancora meno desidera rispondere.

[TC] Uscito nel 2004, il tuo libro ha vinto il premio per il Migliore romanzo Noir nella Semana Negra di Gijón del 2005. Il film è arrivato poi nel 2009. E’ stata una sorpresa o se n’è cominciato a parlare fin da subito?
[FPG] Il romanzo è andato subito abbastanza bene, ma sicuramente il film ha dato un grosso impulso alla promozione e alle vendite. La madre è grata alla figlia per questo, ma ricorda anche a quest’ultima di non dimenticare le sue origini.

[TC] Sei soddisfatto della trasposizione cinematografica o credi che siano state sacrificati/svalutati alcuni aspetti significativi del romanzo?
[FPG] Il regista Daniel Monzon e lo sceneggiatore Jorge Guerricaechevarría hanno fatto un ottimo lavoro. Sono stati fedeli al libro adattandolo però alle necessità del linguaggio cinematografico. Hanno cambiato qualcosa dello spirito del romanzo, alcuni aspetti del plot e soprattutto la conclusione. I lettori/spettatori diranno qualche versione preferiscono. La cosa più interessante è che il romanzo e il film in questo modo riescono a sorprendere entrambi, così, anche se conosci già uno dei due, riuscirai comunque a goderti l’altro.

[TC] A cosa stai lavorando ora? Che progetti hai per il futuro?
[FPG] Il progetto più immediato è un soggetto cinematografico che devo finire entro l’estate e, per compensazione con il machismo di Cella 211, avrà in primo piano una figura femminile. Sto anche combattendo con il mio secondo romanzo, ambientato nel mondo finanziario, dove ci sono peraltro parecchi Malamadre. Forse l’anno prossimo…

[TC] Lasciaci con una citazione da “Cella 211”.
[FPG] Juan Oliver dice a Malamadre: “Facciamo quello che possiamo”. In realtà è quel che facciamo tutti, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese e ogni secolo. Be’, non proprio tutti: politici, finanzieri, fondamentalisti religiosi, editori di giornali ecc., loro “possono quello che fanno”. E così tutti noi ci ritroviamo rinchiusi nelle nostre celle 212, 213, 214…

[TC] E’ tutto, Francisco. Grazie per la chiacchierata, e torna a trovarci quando vuoi al Thriller Café. Un chupito lo offre sempre la casa!

Per quanto riguarda voi lettori, invece, continuate a frequentare il locale, che le novità sono all’ordine del giorno. E se siete curiosi riguardo a Cella 211, state tranquilli, la recensione arriverà presto…

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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