Donato CarrisiLo scrittore che incontriamo oggi vive a Roma e ha studiato criminologia: questo dà adito a credere che ciò che partorisce la sua mente sia quanto di più reale possa esserci nell’ambito delle indagini criminali. Chi non ha sentito parlare almeno una volta di Donato Carrisi e de Il suggeritore? Un romanzo che quando lo si apre sembra di assistere a una proiezione cinematografica. Un epilogo perfetto che cattura con acume le contraddizioni della vita umana. Una parabola narrativa eclettica e sorprendentemente autentica. Tra le pagine scopriremo le tragiche conseguenze di certi atteggiamenti aberranti, conosceremo un gruppo del dipartimento della polizia federale in un luogo non bene definito e scopriremo verità più spaventose dei nostri stessi incubi. Di chi sono quei resti umani? L’indagine insinuerà il sospetto che l’assassino non abbia ucciso tutte le sue vittime.

[D] Perché la decisione di dare un titolo al romanzo suggerendo… scusa il gioco di parole, una parte importante della trama?
[R] Perché in realtà non conta tanto chi è il killer, ma come e perché agisce in un determinato modo. Mi arrabbio quando mi dicono che capiscono chi è il colpevole dopo aver letto solo poche pagine, perché non era quello lo scopo del romanzo. Non scrivo per coprire chi è il colpevole della situazione, ma per creare una trama avvincente.

[D] Sicuramente ci sei riuscito… ma il tuo stile americano è una scelta di mercato o di gusto?
[R] E’ il mio stile, non credo che ci sia uno stile puramente americano o italiano, a mio avviso il romanzo va giudicato sotto altri aspetti. Certo è che in Italia siamo un po’ indietro con taluni meccanismi narrativi. Se utilizzi uno stile, diciamo un po’ internazionale, se ne fa subito un gran parlare.

[D] Il dipartimento di scienze comportamentali vede tanti personaggi, quale ha richiesto più studio?
[R] Un po’ tutti in realtà, perché ognuno di loro incarna una specializzazione all’interno del dipartimento, non c’è uno che ha necessitato maggiore attenzione ma se proprio devo fare un nome, allora penso all’ispettore Roche, perché è un personaggio con più struttura narrativa.

[D] Chi di loro ti somiglia di più caratterialmente?
[R] Tutti e nessuno, ogni personaggio in fondo è figlio dello scrittore.

[D] Quando hai deciso di studiare criminologia?
[R] E’ stata una cosa del tutto casuale, un’idea avvenuta in ambito di laurea. E’ stata una necessità che ho sentito di dover approfondire con il tempo, ma niente di così morboso.

[D] Si “guarisce” dall’impulso criminale?
[R] Mai… non è una malattia appartiene alla persona.

[D] Perché si parla tanto di crimini?
[R] Perché ci sono, è una componente naturale della vita. Sono attratto dal lato oscuro delle cose, approfondisco certi aspetti ma se devo dirla tutta, l’unica volta che ho assistito a un’autopsia sono scappato a gambe levate.

[D] Le persone sono più curiose di scoprire come avviene un delitto o perché avviene?
[R] C’è una “pornografia” del crimine che mi fa ancora più paura dei criminali, come per esempio le persone che vanno in vacanza a Cogne per vedere la casa della Franzoni. Certi soggetti mi fanno schifo. Certo… non arrivano a uccidere, ma non hanno coscienza, pudicizia!

[D] Un thriller cinematografico che nel vederlo avresti desiderato scriverne la sceneggiatura?
[R] Decine… giusto ieri sera ho visto “Il segreto dei suoi occhi“, davvero un film meraviglioso.

[D] Ne prenderai spunto per la tua scrittura?
[R] Certo! Tutti attingono, nessuno inventa niente di nuovo. Mi faccio sempre ispirare da ciò che vedo e che leggo.

[D] Conta la veste grafica di un libro per le vendite?
[R] Non ne ho idea… dovreste chiederlo al responsabile del marketing. In fondo il libro non appartiene solo all’autore, tanti investono e contribuiscono al suo successo. A parte qualche raro scrittore che lo fa da solo e che definirei geniale. Anche i lettori sono una componente importante del successo di un libro.

[D] Stai sceneggiando qualcosa in questo periodo?
[R] Sto lavorando alla sceneggiatura del mio romanzo “Il suggeritore”…

[D] Quando lo potremo vedere?
[R] Non posso dirvelo altrimenti dopo dovrei uccidervi…

[D] Be’ è davvero un peccato non riuscire a rubarti qualche anteprima… Torniamo allora alle domande meno compromettenti… Cosa fai quando non riesci a dormire la notte?
[R] Grazie a Dio riesco sempre a dormire. Se capitasse però…  non so andrei a comprarmi un giornale, dipende… mi inventerei qualcosa.

[D] Quanta soddisfazione ti ha dato il romanzo “Il suggeritore”?
[R] Tantissima soddisfazione dal punto di vista umano, soprattutto perché sono potuto entrare in contatto con tanta bella umanità. Ho conosciuto tante persone.

[D] Te lo spettavi questo successo?
[R] Ci credevo, ho mollato tutto per fare questo romanzo, fin dall’inizio è stato così e poi ho avuto anche la fortuna di trovare la mia strada.

[D] Donato, perché scrivi thriller?
[R] Perché mi piacciono, è la mia dimensione.

[D] Sembra che Donato Carrisi quindi ci regalerà altre storie ricche di suspence e colpi di scena. Promettiamo ai lettori di Thriller Cafè di incontrare nuovamente l’autore in occasione dell’uscita cinematografica de “Il suggeritore”. Grazie Donato per la tua disponibilità e un buon lavoro alla tua sceneggiatura.
[R] Grazie a voi! A prestissimo allora!

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La chiacchierata con Donato Carrisi termina qua. Che ne pensate della persona, al di là dello scrittore?

(La foto, tratta dal suo profilo su Facebook, è di Vanity Fair)

Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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