Instruments of darkness - Imogen RobertsonCome avevo promesso nel post su “Island of Bones”, sono tornato sui miei passi ed ho letto il primo romanzo della serie Harriet Westerman – Gabriel Crowther ambientata alla fine del ‘700 nella Londra del regno di Guglielmo IV, predecessore della mitica Regina Vittoria.
Ne valeva la pena! La strana coppia di investigatori dilettanti, lei (Harriet) intraprendente moglie di un commodoro della flotta di Sua Maestà, lui (Gabriel) misterioso nobile decaduto, studioso di anatomia con un propensione per la medicina legale, si viene a creare per la prima volta per investigare una serie di efferati delitti di cui le autorità locali si laverebbero volentieri le mani.
Le vicende coinvolgono la ricchissima e nobilissima famiglia dei Thornleigh, nel Sussex. I magistrati locali temono il potere della famiglia ma Harriet, vicina di casa (o meglio, di tenuta) dei Thornleigh, ha un atteggiamento più risoluto. E’ molto lontana dall’essere una trepidante e sottomessa signora borghese che si diletta solo di bridge e ricevimenti. Suo marito solca i mari per oltre 6 mesi l’anno e la gestione della tenuta e dell’economia familiare è nelle mani di Harriet.
Che non è per niente a suo agio con dei vicini intorno ai quali si accatastano cadaveri assassinati, apparentemente senza un perché. Intanto, nel suo sfarzoso palazzo, l’anziano Lord Thornleigh, colpito da ictus, vive come un vegetale, dominato da una moglie affatto titolata (è una giovane ex ballerina) ma molto intrigante, ed il figlio cadetto è disperatamente alla ricerca del fratello maggiore ed erede principale, il Visconte Alexander, che ha abbandonato la famiglia (e relative ricchezze) per seguire un grande amore.
Harriet troverà valido supporto per le sue indagini nel taciturno ma geniale Crowther, e per scoprire la verità i due dovranno lottare contro i pregiudizi locali e le trame tessute dai Thornleigh.
Imogen Robertson riesce nell’intento di costruire una crime story in puro stile Conan Doyle, con dettagli storici sapientemente delineati ed una trama ben congegnata e ricca di colpi di scena. La storia esordisce con la notizia di un cadavere entro le prime 150 parole (I. Robertson ha vinto con questo romanzo il premio del Daily Telegraph per le migliori 1.000 parole d’apertura di un romanzo d’esordio) ed il ritmo prosegue sostenuto. Invece di sparatorie con armi automatiche ed inseguimenti in auto ci sono coltellate e corse in carrozza… ma il realismo dei personaggi ed il brio stilistico di Robertson creano un’atmosfera al cui fascino è difficile sottrarsi.

Articolo protocollato da Nicola Mira

Nicola Mira è un traduttore dall’italiano all’inglese e viceversa. Vive a Londra ed è membro dell’ Emerging Translators Network e dell’English PEN (poets, essayists and novelists society). Ha iniziato la carriera di traduttore dopo una mezza vita nel marketing della cosmesi e della moda , ed ha lavorato di recente ad un romanzo semi-autobiografico di G. D’Annunzio, “Licenza” . La passione per il giallo è nata da ragazzino e l’obiettivo è leggere autori di crime fiction di tutti i paesi del mondo. Non preferisce un genere in particolare, sono importanti la qualità della narrativa ed il fascino dei personaggi ma l’autore giallo, anzi l’autore punto, che mette in cima alla sua personale classifica è Georges Simenon.

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