Incubi di morteUscito a inizio luglio ma finora passato un po’ inosservato, diamo oggi spazio qui al Thriller Café a Incubi di morte, di Sharon Bolton. Autrice ormai ben nota ai lettori italiani, la Bolton ha esordito nel nostro paese nel 2008 con Sacrificio, cui sono seguiti Il risveglio, Raccolto di sangue e Ora ti vedo. Incubi di morte è dunque il quinto romanzo tradotto qui in Italia e pubblicato sempre da Mondadori con traduzione di Manuela Faimali; si tratta del secondo della serie di Lacey Flint, iniziata con Ora ti vedo per cui in lingua originale è uscito quest’anno Like this forever, dopo lo stand-alone If snow hadn’t fallen.

La storia è ambientata nell’Università di Cambridge, teatro di numerose morti tra gli studenti. Una lunga serie di apparenti suicidi che richiede l’intervento di Scotland Yard. A indagare viene inviata l’agente Lacey Flint: sotto copertura sosterrà la parte di una ragazza vulnerabile che ricomincia a studiare dopo un esaurimento nervoso.
Familiarizzando con le compagne delle vittime, Lacey scopre che tutte avevano sofferto di depressione, ansia, disturbi del sonno e incubi ricorrenti.. Alcune sembravano addirittura in preda a sostanze stupefacenti ed erano sparite per giorni senza poi ricordare dove fossero state. Tutte sosteneva che qualcuno le spiasse nella loro vita quotidiana. Poi i suicidi.
Con il supporto di una professoressa di psicologia a cui molte si erano rivolte, Lacey dovrà scoprire che cosa si celi dietro questo orrore, rischiando a sua volta di venire risucchiata in un vortice di distruzione.

Dal sito dell’editore vi riportiamo parte del prologo:

PROLOGO
Martedì 22 gennaio (pochi minuti prima della mezzanotte)
Quando un corpo di dimensioni notevoli precipita da una grande altezza, la velocità della sua caduta aumenta fino a quando la resistenza dell’aria non eguaglia l’attrazione verso il basso esercitata dalla forza di gravità. A quel punto il corpo raggiunge la cosiddetta velocità terminale di caduta, una velocità costante che rimarrà tale finché il corpo non incontrerà una forza superiore, nella maggior parte dei casi il terreno.
La velocità terminale di caduta di un corpo umano di medie dimensioni è stimata attorno ai cinquanta metri al secondo e di norma viene raggiunta in quindici o sedici secondi, dopo avere percorso una distanza tra i cinquecento e i seicento metri.
Molti sono erroneamente convinti che un essere umano, cadendo da una grande altezza, muoia prima dell’impatto. In realtà questo capita solo di rado. Se da un lato lo shock dell’esperienza potrebbe causare un attacco di cuore fatale, dall’altro bisogna tenere conto che la maggior parte delle cadute non dura abbastanza perché questo si verifichi. È anche vero che un corpo, in teoria, potrebbe congelare a temperature inferiori allo zero o perdere conoscenza per mancanza di ossigeno, ma entrambe le ipotesi si riferiscono a una caduta da un aeroplano ad altitudini elevate, e saranno in pochi a trovarsi in una situazione del genere, escludendo i paracadutisti più intrepidi.
Quanti cadono o saltano da una grande altezza muoiono quasi tutti al momento dell’impatto, quando le ossa si frantumano provocando danni estesi agli organi vitali. La morte è immediata. Di solito.
La donna sul cornicione di una delle torri più alte di Cambridge probabilmente non ha motivo di preoccuparsi della velocità terminale. La torre non raggiunge i sessanta metri e il suo corpo, percorrendola in tutta la lunghezza durante la caduta, continuerà ad accelerare. D’altro canto, farebbe bene a riflettere molto seriamente sull’impatto con il terreno. Perché quando questo avverrà, il selciato ai piedi della torre frantumerà le sue giovani ossa come se fossero fatte di cristallo sottile. Eppure in questo momento non sembra pensare a nulla. Se ne sta ferma lì, come una turista che ammiri il paesaggio.
Cambridge, poco prima di mezzanotte, è una città piena di ombre nere e luce dorata. La luna quasi piena accende come un proiettore gli edifici circostanti, con la loro eleganza da torta nuziale, le colonne dritte come dita di pietra puntate verso il cielo limpido, e le poche persone che ancora vagano per le strade scivolando dentro e fuori dalle pozze di luce come spettri.
La ragazza vacilla, poi, come se qualcosa avesse attirato la sua attenzione, inclina la testa verso il basso.

In lingua originale Incubi di morte ha riscosso un ottimo successo di pubblico sia tra i fan abituali di S.J. Bolton che tra nuovi lettori. Per quanto riguarda invece l’Italia, al momento non c’è grande riscontro, ma se questo estratto vi ha incuriosito vi segnaliamo che sul sito dell’editore è a disposizione per la lettura il primo capitolo). Buona lettura!

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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