Inarrestabile - Lee Child Con Inarrestabile di Lee Child (nome di penna dello scrittore inglese James Dover Grant) torna in libreria Jack Reacher, un personaggio molto amato dal pubblico e protagonista di una serie di oltre venti romanzi, iniziata alla fine degli anni ’90.

Per descrivere il personaggio, non c’è niente di meglio che utilizzare le parole spese dal suo stesso autore nel corso di un’intervista: “è due cose in una. In superficie, è un ex-poliziotto militare che viene all’improvviso sbattuto nel mondo civile. Non ci si trova bene, e spende il suo tempo a girare l’America, vedendo le cose non ha mai avuto tempo di vedere prima. Cerca di tenersi fuori dai guai, ma magistralmente, una volta all’anno, si trova nei casini. È anche il discendente di una tradizione molto antica: il nobile solitario, il cavaliere errante, lo straniero misterioso… Scrivo la versione moderna di un personaggio che esiste da migliaia di anni”. E in effetti Jack Reacher è proprio questo: un erculeo paladino pronto a gettarsi nella mischia, soprattutto se c’è qualche donzella da salvare. Dopo aver lasciato l’esercito, vagabonda senza meta e senza bagaglio: possiede soltanto i vestiti che indossa, che butta e sostituisce ogni tre giorni, e, non avendo un’auto, si affida ai trasporti pubblici o all’autostop.

Dopo aver introdotto, sebbene a grandi linee, il personaggio, veniamo al libro in questione: Inarrestabile inizia con la fine di una delle (tante) storie d’amore di Jack Reacher. A Milwaukee, in Wisconsin, si sveglia in un letto vuoto e con un biglietto: “Sei come New York. Mi piace visitarla, ma non potrei mai viverci”. Il nostro non se la prende troppo: con un po’ di malinconia, sale sul primo bus che incontra e inizia ad attraversare la monotonia verde di questo stato americano. Durante una sosta in una stazione di servizio, Reacher scende dal bus e visita casualmente un banco dei pegni. In vetrina, scorge un anello dell’Accademia Militare di West Point. Il gioiello è piccolo, quindi è probabilmente appartenuto a una donna. Nella parte interna c’è un incisione: 2005, un anno difficile, ad attendere gli ufficiali, fuori dall’Accademia, c’era l’Afghanistan. Facendo queste considerazioni, Jack Reacher, anch’egli ex cadetto di quella prestigiosa scuola militare, decide di cercare proprietaria di quell’anello, per capire i motivi che l’hanno spinta a separarsi da un cimelio così prezioso.

Abbandonata la corsa in pullman, interroga il proprietario del negozio, avvalendosi dell’unico indizio a sua disposizione: l’anello stesso. Inizia così un percorso a ritroso, un’indagine dal ritmo serrato che porterà l’ex militare a ricostruire i vari passaggi che portano a una losca lavanderia a gettoni di Rapid City e a una drammatica storia di droga e dipendenza. Per trovare la proprietaria dell’anello, Reacher dovrà affrontare motociclisti violenti, poliziotti risoluti e i vertici dell’esercito, ma niente riuscirà a distoglierlo dal suo obiettivo.

La ricerca forsennata di un anello appartenuto a una perfetta sconosciuta non è sicuramente il più convincente dei motori narrativi possibili, ma del resto John Wick e Keanu Reeves ci hanno già insegnato che non c’è bisogno di chissà quale trama per dare vita all’azione. Lo stesso Reacher, poi, non gode di una grandissima raffinatezza psicologica, non è sicuramente un eroe proustiano, ma in compenso spara come Rambo e picchia come un fabbro e quindi, quanto meno, non ci si annoia.

Al di là di questi limiti oggettivi, comunque, il libro ha anche dei pregi. Il maggiore è forse quello di raccontare, in modo divulgativo ma non moralistico, la preoccupante diffusione degli oppiacei e degli antidolorifici negli Stati Uniti, una piaga che coinvolge grandi case farmaceutiche e costa la vita ancora oggi a migliaia di persone.

Oltre a questo, il secondo aspetto interessante è che, leggendo il romanzo, si impara progressivamente a vedere il mondo con gli occhi di Jack Reacher: quando si entra in una stanza, si tengono d’occhio le potenziali vie di fuga e le persone si valutano con un’occhiata, cercando di identificare armi nascoste sotto i vestiti e i punti deboli per neutralizzarle nel minor tempo possibile… insomma, per qualche momento si prova l’ebbrezza di un perfetto addestramento militare, ci si sente dei “professionisti”.

In sintesi, Inarrestabile è un’ottima lettura da ombrellone, ed è proprio lì che vi consigliamo di leggerlo, a meno che non abbiate qualcosa di meglio da fare, come, ad esempio, una partita a briscola con il vostro vicino, oppure le parole crociate.

Per gli appassionati di Jack Reacher, in ogni caso, ci sono delle interessanti novità all’orizzonte. La prima è che Amazon sta producendo una serie televisiva dedicata al personaggio. Non si sa ancora molto del cast, ma, a quanto pare, l’attore protagonista non sarà l’inossidabile ma brevilineo Tom Cruise (che ha già interpretato l’ex-militare in due film, La prova decisiva del 2012 e Punto di non ritorno  del 2017), soprattutto per motivi di stazza, in quanto, nei libri, Reacher è un marcantonio di quasi due metri con mani grandi come piatti, requisiti scenici che è difficile abbinare all’attore scientologico.
Inoltre, a fine 2018, nei paesi anglosassoni è già uscito il capitolo successivo della saga, Past Tense, che verrà probabilmente tradotto in Italiano a breve. Viviamo nell’attesa.

Recensione di Gian Mario Mollar.

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Inarrestabile
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Inarrestabile
  • Child, Lee (Autore)

Articolo protocollato da Gian Mario Mollar

Classe 1982, laureato in filosofia, Gian Mario Mollar è da sempre un lettore onnivoro e appassionato. Collabora con siti e riviste di ambito western e di recente ha pubblicato I misteri del Far West per le Edizioni il Punto d’Incontro. Lavora nell’ambito dei veicoli storici e, quando non legge, pesca o arranca su sentieri di montagna.

Gian Mario Mollar ha scritto 96 articoli: