Il muro del silenzio (“Im Wald” in originale), pubblicato da Piemme a settembre 2020, scritto da Nele Neuhaus, è l’ottavo romanzo della serie dei commissari Oliver von Bodenstein e Pia Sander, che indagano nella zona dei monti Taurus, nelle vicinanze di Francoforte sul Meno.

Nele (soprannome di Cornelia) Neuhaus è una scrittrice tedesca, giunta alla notorietà nel 2005 grazie ad un thriller auto pubblicato, che la fece subito conoscere ad un vasto pubblico. Oltre alla saga di Bodestein, che oggi conta nove titoli, la Neuhaus si è dedicata alla letteratura per ragazzi, con numerose opere.

Oggi, è considerata la regina del genere Krimi tedesco, che dimostra di non avere nulla da invidiare al giallo svedese o inglese.

La trama del romanzo è piuttosto complessa ed articolata.

“Non voglio farlo. Ma devo. Non ho altra scelta. Non posso permettergli di distruggere ogni cosa. Ed è proprio ciò che accadrà, e presto. Dirà a chiunque quello che mi ha raccontato, forse addirittura alla polizia, che è ancora alla ricerca spasmodica del bambino di quei russi e impegnata a interrogare ogni abitante del paese. E crederanno a lui, così come gli ho creduto io. Si spargerà la voce e tutti quanti lo verranno a sapere.”

Questo è il prologo del romanzo, che ci anticipa accadimenti avvenuti molti decenni prima e che una comunità rurale aveva cercato di cancellare dalla memoria collettiva.

Una notte di ottobre del 2014 vicino alla città di Rupperstein prende fuoco un camper che si trova nella foresta. Il fatto avviene in un campeggio ormai inutilizzato e la polizia trova al suo interno un corpo carbonizzato. Si tratta di Clemens Herold, uomo di mezza età e tecnico di centrali eoliche. Si scopre che la vittima è stata stesa e rinchiusa nel camper, al quale è stato poi appiccato il fuoco. Successivamente avvengono, in rapida sequenza, altre morti. Rosemarie Herold, madre di Clemens e proprietaria del camper, viene strangolata nella casa di cura dove si trova ricoverata.  Poco dopo, stessa sorte capita al pastore Adalbert Maurer, che viene rinvenuto privo di vita nella sagrestia. Questo fatto viene messo in relazione con la scomparsa di un bambino undicenne nell’estate del 1972.

Quali sono le cause che possono aver scatenata tanta ferocia in una cittadina all’apparenza sonnacchiosa?

A indagare chiamato il commissario capo von Bodestein, ormai prossimo alla pensione, e originario di Ruperstein. Questi ha con sé la sua fedele collaboratrice Pia Sander, affiancata dal team investigativo K11.

Per Bodestein si tratta di un ritorno al passato. Il filo degli eventi lo riporta a 42 anni prima, quando il suo migliore amico Artur e la sua volpe addomesticata Maxi scomparvero misteriosamente nella foresta, senza lasciare alcuna traccia.

Per lui si tratta di riportare in vita un trauma infantile che teneva imprigionato in un angolo recondito della memoria.

“Una sola frase era stata sufficiente ad abbattere con la forza di una palla da demolizione le mura difensive erette per quarantadue anni dal suo subconscio. I ricordi quell’estate assalirono Bodenstein con brutalità. Tutt’a un tratto, ogni cosa si fece vivida e chiara nella sua mente, come se fosse successo solo il giorno prima. La paura. La coscienza sporca. Il senso di colpa logorante. Non ti sei preso cura dilui! È colpa tua se gli è capitato qualcosa! Nessuno gli aveva mai mosso una tale accusa… né i suoi genitori né quelli di Artur. Ma, in fondo, sapeva che era colpa sua. L’unica sera incui non aveva accompagnato Artur a casa, gli era successo qualcosa. Qualcosa di terribile, di malvagio.

Bodenstein si nascose il viso tra le mani.”

Quando le emozioni evocate dall’indagine rischiano di sopraffare Bodenstein decide di far spazio a Pia Sander che con sagacia ed abilità riuscirà a far emergere la verità, risolvendo brillantemente il caso con un finale che ci sorprenderà. Ma questo non basterà a riportare pace e serenità nella comunità.

Il muro del silenzio” è un’opera molto articolata, con tantissimi personaggi, al punto che a volte occorre tornare indietro per ricostruire il filo della trama (all’inizio del romanzo sono elencati tutti i personaggi, che sono quasi una trentina).

In sintonia con le tendenze del genere Krimi, l’ambientazione è quella della provincia rurale e nella trama gialla del romanzo convive un’analisi spesso brutale dei vizi privati e delle pubbliche virtù dei connazionali di Lele Neuhaus.  Sullo sfondo, l’amaro del tema della violenza sui minori, vittime di violenze e trascurati, spesso costretti a vivere un’esistenza molto diversa da quella che avrebbero voluto vivere.

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Articolo protocollato da Alex Stefani

Alex Stefani è nato e vive a Genova. Ha studiato all’Istituto Nautico e, dopo un periodo in Marina, ha lavorato nel settore navale, per conto di società multinazionali, ricoprendo diverse posizioni e con frequenti soggiorni all’estero. L’esordio come scrittore è con un romanzo noir ambientato a Genova ed intitolato “Il destino di Valeria”, pubblicato dalla Nuova Editrice Genovese. Il secondo romanzo, sempre stile noir con ambientazione genovese, si intitola “Camera 311 Hotel Fontane Marose” e viene pubblicato dai Fratelli Frilli di Genova, seguito da una ristampa. Seguono, sempre in stile noir, “Il mio mestiere sono i guai” stampato da Europa Edizioni, e “L’ultima notte”, edito da Pegasus Edition. Quest’ultimo ha vinto i primi premi nella categoria, ai Concorsi Golden Selection di Pegasus Edition e Città di Pontremoli. Oltre alla narrativa, Alex Stefani collabora con riviste tecniche nel settore navale ed ha pubblicato un testo in inglese sull’automazione delle navi, di cui ha curato l’edizione aggiornata che sarà pubblicata a fine 2020. Attualmente lavora come consulente marketing ed è docente presso l’Accademia della Marina Mercantile di Genova.

Alex Stefani ha scritto 12 articoli: