Il fine ultimo della creazione - Tim WillocksLa settimana al ThrillerCafe inizia con un libro da knock out: Il fine ultimo della creazione, opera con cui un quasi sconosciuto Tim Willocks folgorò il mondo nel 1995 e che Cairo ha appena ristampato su licenza Mondadori. Un giudizio in breve? Bellissimo! Ma vi dico di più…

Titolo: Il fine ultimo della creazione
Autore: Tim Willocks
Editore: Cairo
Traduttore: K. Bagnoli
Anno: 2010
Pagine: 461

Trama in sintesi:
Carcere di massima sicurezza di Green River: 2500 detenuti chiusi in un’enorme gabbia fatta di acciaio, granito e vetro, illuminata giorno e notte da una luce perenne. Una perfetta macchina di punizione che dovrebbe mettere a nudo il colpevole in ogni istante della sua vita e renderlo paranoico, garantendo così il funzionamento del potere.
Ma il folle direttore Hobbes decide che è giunta l’ora di restituire la prigione ai suoi abitanti, lasciarli a se stessi e osservare come stabiliranno una loro legge morale. Il suo progetto scellerato sfocia in una rivolta animalesca: bianchi contro neri, neri contro ispanici. Una guerra tribale di tutti contro tutti.
Ray Klein, medico condannato ingiustamente per lo stupro della fidanzata, si ritrova nel pieno del vortice. Da tre anni vive a Green River e ha appena ottenuto la libertà vigilata, quando l’inferno prende fuoco. Potrebbe richiudersi nella propria cella e aspettare che tutto finisca, ma stavolta non riuscirà a seguire la massima che l’ha sempre guidato. “Non sono cazzi tuoi”.

Bellissimo, dicevo qualche riga più su. Un libro di una forza travolgente. Di Willocks avevo apprezzato lo scorso anno Bad city blues, ma Il fine ultimo della creazione è andato oltre ogni aspettativa. E’ un romanzo che racchiude in sé violenza, follia e brutalità in dosi generose, mescolate a sesso e istinti primordiali che si manifestano in un’esplosione belluina di testosterone represso.
E destabilizzante è la pazzia non solo dei reclusi ma anche di chi detiene il potere, che gioca con le loro vite come un bambino che infili ragni e formiche rosse in una scatola, la agiti e osservi come si scannano.
Willocks non lesina certo sulle descrizioni di atti ributtanti, né sulla volgarità delle espressioni, ma sono scelte coerenti e adeguate, direi anche funzionali. Mettono in luce da una parte la disumanità, di alcuni individui ma soprattutto del sistema, e dall’altra danno rilievo alle dignità che cercano riscatto, sepolte per indole e per necessità dietro apparenze dure, maschere per celare debolezze pericolose in un ambiente che non ne ammette. Ed è così che Il fine ultimo della creazione si rivela un romanzo che nel turbinio di emozioni tanto viscerali non manca di sottolineare la fierezza di chi, ridotto a un rottame e reietto dalla società, lotta per conservare la propria dimensione di uomo, non bestia, non rifiuto.
Per questi motivi, al di là della buona gestione di azione e tensione in una trama tutto sommato non dissimile da quella di altri thriller carcerari, il libro di Willocks si eleva a mio parere a opera di notevole spessore nel panorama della narrativa di genere, e non solo. Non uso la parola capolavoro, ma 5 stelline su 5 su Anobii non gliele leva nessuno.
Leggetelo, e poi mi direte se non sarete d’accordo con me.

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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