Caccia all'uomo - Robert CraisCi fa piacere annunciare che l’ultimo romanzo di Robert Crais, “The Wanted”, già pubblicato in lingua originale nel 2017, è finalmente sbarcato in Italia, con il titolo di “Caccia all’uomo”, grazie alla traduzione di Annamaria Raffo per Mondadori.

L’autore (di cui potete leggere una biografia qui) non gode ancora di grande fama nel nostro Paese (dove forse è più noto per aver scritto il romanzo “Hostage”, a cui è ispirato l’omonimo film con protagonista Bruce Willis), nonostante il suo indubbio successo in tutto il mondo e i numerosi e prestigiosi premi vinti in America (basti pensare – tra i tanti – al “Ross Macdonald Literary Award” del 2006 o alla nomina di miglior autore del 2014 decretata quell’anno dal “Mystery Writers of America“). Crais era un affermato sceneggiatore televisivo (Baretta, Quincy, Hill Street, The Twilight Zone, Miami Vice, Avvocati a Los Angeles), ma per lui tutto cambiò quando nel 1985 venne a mancare suo padre, ex poliziotto. Allora decise di dedicarsi alla scrittura del genere poliziesco, omaggiando il papà con la scrittura del romanzo “The Monkey’s Raincoat” , un capolavoro che subito ottenne il favore del pubblico e nel 1988 vinse il premio “Macavity” per il miglior romanzo d’esordio e il premio “Anthony Award” come miglior romanzo tascabile originale (sarà tradotto soltanto nel 1989 in Italia col titolo “Corrida a Los Angeles”). Crais aveva creato Elvis Cole, un detective che negli anni si sarebbe affermato come una specie di figlioccio del più famoso Philip Marlowe, o come un fratello minore di Harry Bosch (con cui condivide un passato nella guerra del Vietnam e perfino l’indirizzo di casa a Woodrow Wilson Drive). Da quel momento la penna di Crais non si è mai inceppata, e ha prodotto una splendida catena di romanzi, molti dei quali facenti parti della serie dei personaggi di Elvis Cole e del suo amico Joe Pike (veterano dei Marines ed ex agente del Dipartimento di Polizia di Los Angeles) sui quali sarebbero fioccati film e serie televisive se l’autore non si fosse impegnato affinché rimanessero un’esclusiva della carta stampata, garantendo loro di continuare a vivere con i connotati e le parvenze che ogni lettore nella propria mente gli ha attribuito. Una scelta che una volta tanto antepone l’ideale al commerciale.

Caccia all’uomo” è il diciassettesimo episodio della serie di Cole e Pike, che come detto ebbe inizio nei lontani anni Ottanta con “Corrida a Los Angeles”. È tuttavia un romanzo completo e autoconclusivo, “stand-alone”, che può ben essere apprezzato anche senza conoscere i precedenti.

L’incipit è al tempo stesso semplice e coinvolgente. Tyson Connor è un diciassettenne problematico, che odia la scuola ed è stato già espulso da due istituti. Quel che è peggio è che da qualche tempo, da quando frequenta l’amico Alec e una ragazza di nome Amber, maneggia troppi soldi, bazzica club e locali di Hollywood, veste abiti costosi acquistati da Barneys a Beverly Hills, e soprattutto nasconde nella sua camera un Rolex Cosmograph Daytona da quarantamila dollari e una gran quantità di banconote arrotolate dentro un elastico blu. Sua madre, Devon Connor, teme che il ragazzo possa essere coinvolto in qualche losca faccenda, che quei soldi possano derivare dallo spaccio di sostanze stupefacenti, così decide di ingaggiare un investigatore privato: Elvis Cole, il quale a sua volta coinvolge nell’indagine il suo amico Joe Pike. Quel che emerge dalle investigazioni dei due protagonisti, pagina dopo pagina, è una realtà inquietante e angosciante. Tyson sembra infatti essere coinvolto – insieme ai suoi amici Amber e Alec – in un giro di grossi furti nei quartieri più ricchi di Los Angeles. A quanto pare, però, deve aver rubato qualcosa alla persona sbagliata, un pezzo grosso disposto a recuperare il maltolto a qualsiasi prezzo, perfino assoldando i migliori sicari sulla pazza: Harvey e Stemms. Così Alec viene assassinato, mentre di Amber e Tyson si perde ogni traccia. Sono vivi? Sono stati rapiti? Sulle loro tracce – e sulla scia dei cadaveri lasciati dai due killer (a proposito: chi li ha ingaggiati?) – si muovono sia la polizia che i nostri investigatori Cole e Pike, che affrontano uno dei casi più pericolosi della loro carriera.

La scrittura di Crais è coinvolgente perché dinamica, efficace e brillante, non priva di una sottile vena di sarcasmo. La sua opera appartiene al genere della “crime (mainstream) fiction”, ma potrebbe definirsi anche un thriller tra il giallo e il nero, al contempo popolare e qualitativo. Si snoda nella piena tradizione del poliziesco americano (Dashiell Hammett, Michael Connelly, John Dann MacDonald, Raymond Chandler) , anche nella misura in cui è strettamente legata agli immensi e tentacolari spazi urbani moderni, come quello di Los Angeles, che egli dipinge certamente in modo pessimistico, fosco e cupo (alla James Ellroy) ma anche come un luogo ambiguo nel cui buio riverberano lontane le luci della speranza. C’è ancora una remota possibilità di riscatto dei personaggi, che non hanno del tutto perso la speranza di lottare per qualcosa di migliore.

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Caccia all'uomo
482 Recensioni
Caccia all'uomo
  • Crais, Robert (Autore)

Articolo protocollato da Leonardo Dragoni

Romano, classe 1974, dottore in scienze politiche con due master e varie esperienze umane e lavorative, si è tardivamente innamorato di scrittura creativa e di narrativa, in particolar modo quella gialla e noir ad ambientazione storica, generi nei quali ha pubblicato due romanzi ("La psicologia del viola", 0111 Edizioni, 2015; "I figli dell’oblio", Clown Bianco Edizioni, 2018 - candidato al premio internazionale Lattes Grinzane).

Leonardo Dragoni ha scritto 59 articoli:

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