sun-on-fireL’autore islandese Viktor Arnar Ingolfsson, dopo il romanzo d’esordio “L’Enigma di Flatey”, uscito anche in Italia e che trovate recensito su Thriller Café, in cui mescola gli ingredienti tipici del giallo con la ricerca storica e filologica, ha pubblicato una serie di polizieschi più classici. Da uno di questi, uscito in inglese con il titolo “Daybreak”, la televisione islandese ha ricavato la serie thriller “Mannaveiðar (I Hunt Men)” nel 2008.
Nel suo ultimo romanzo uscito in inglese, “Sun on Fire”, Ingolfsson si conferma un valido esponente del genere: si inizia con un imprenditore sospettato di pedofilia,  trovato morto nell’ambasciata islandese di Berlino, con 8 potenziali assassini tutti apparentemente ed ovviamente al di sopra di ogni sospetto (incluso l’ambasciatore) e senza il minimo movente, ed un’arma del delitto arrivata dentro l’ambasciata… non si sa come.
Anche se il ritmo inizialmente non è sostenutissimo, la curiosità di scoprire come farà l’autore – ed ovviamente come faranno i “suoi” poliziotti della squadra omicidi di Reykjavik in trasferta in Germania – a produrre una trama credibile partendo da questi ingredienti è stata più che sufficiente ad inchiodarmi alla lettura, con piena soddisfazione finale.
Gli investigatori di Ingolfsson, l’impulsivo gigante Gunnar Mariuson ed il più riflessivo Birkir Li Hinriksson, di origine asiatica e con l’hobby della maratona, non sono degli “action cops” ma procedono con metodo e con quel pizzico di anticonvenzionalità stile Montalbano che li rende più interessanti.  E lavorano con pazienza sul primo ed un secondo delitto, scavando sempre più nel passato e scoprendo collegamenti veramente sorprendenti fra i sospettati… e non solo loro, i colpi di scena non mancano!
L’abilità di Ingolfsson è anche quella di saper gestire con abilità  il suo cast di potenziali killer, rendendoli credibili e ben distinguibili dal lettore. La struttura del romanzo, con tanti brevi capitoli che scandiscono il tempo che passa, aiuta il lettore a tenere vivo l’interesse e non perdersi nel labirinto di connessioni, passioni e sensi di colpa da cui uscirà la soluzione del mistero.
Il tutto rispettando le regole classiche del giallo scandinavo, e creando un romanzo godibile che mi ha stimolato a cercare gli altri della serie, “House of Evidence” e “Daybreak”.

Articolo protocollato da Nicola Mira

Nicola Mira è un traduttore dall’italiano all’inglese e viceversa. Vive a Londra ed è membro dell’ Emerging Translators Network e dell’English PEN (poets, essayists and novelists society). Ha iniziato la carriera di traduttore dopo una mezza vita nel marketing della cosmesi e della moda , ed ha lavorato di recente ad un romanzo semi-autobiografico di G. D’Annunzio, “Licenza” . La passione per il giallo è nata da ragazzino e l’obiettivo è leggere autori di crime fiction di tutti i paesi del mondo. Non preferisce un genere in particolare, sono importanti la qualità della narrativa ed il fascino dei personaggi ma l’autore giallo, anzi l’autore punto, che mette in cima alla sua personale classifica è Georges Simenon.

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